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Recensioni di libri

Wuhan. Il romanzo documentario di Liao Yiwu

Guerini, 2022 - Attraverso le storie di personaggi immaginari e alcuni drammaticamente reali, Liao Yiwu descrive l’enorme apparato poliziesco di un paese più distopico di quelli che tanta letteratura e cinema immaginano da decenni.

Michele Lupo
Michele Lupo Pubblicato il 07-01-2023
Wuhan. Il romanzo documentario

Wuhan. Il romanzo documentario

  • Autore: Liao Yiwu
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Anno di pubblicazione: 2022

In un’intervista del 2011 all’Espresso, lo scrittore cinese Liao Yiwu, dissidente e perciò inevitabilmente esule in Europa, dichiarava che il regime cinese aveva gli anni contati e prima o poi sarebbe imploso per la grande rabbia che attraversava il paese.
Per ora, sembra più il legittimo auspicio di un uomo che ha pagato a carissimo prezzo il desiderio di libertà – anni di carcere compresi - che una realistica previsione dei fatti. Speriamo per lui, per i cinesi tutti e per il mondo intero che non troppo alla lunga la storia gli dia ragione – ne aveva da vendere quando criticò aspramente i fatti di Tienamen con il testo Massacro, ma la ragione e il coraggio in Cina si pagano assai duramente.

È sul filo di questa opposizione al regime che s’inscrive anche il recente libro Wuhan. Il romanzo documentario (tradotto in Italia da Camilla Balsamo per Guerini e Associati, 2022), che racconta, tra fiction e documentario, il terrore del Covid-19 fra le strade della fin troppo nota metropoli alle prese non solo con la pandemia ma con la ferocia di un regime che ha stretto ulteriormente le maglie giù rigidissime di un sistema pressoché totalitario.

Attraverso le storie di personaggi immaginari e alcuni drammaticamente reali – come l’oftalmologo Li Wenliang - Liao Yiwu descrive l’enorme apparato poliziesco di un paese più distopico di quelli che tanta letteratura e cinema immaginano da decenni. Ora che la Cina, all’improvviso e dopo tre anni, ha rovesciato il paradigma della massima chiusura (in realtà avvenuta per zone, concentrandosi volta per volta su regioni diverse o qualcuna delle sue megalopoli) fa un effetto ancor più straniante ricordare come si sia mossa in tutto questo tempo.

Menzogne, occultamenti, depistaggi, omicidi persino, la difesa patetica di pratiche quali quelle sperimentabili nei wetmarket, la loro chiusura e riapertura, probabili scaturigini materiali della pandemia, ma non secondo l’autore. Che stante la forma ancipite del suo libro, gioca con i personaggi, uno dei quali è un’evidente proiezione di se stesso, li mette in dialogo fra loro e nella finzione non pare escludere l’ipotesi che il virus letale sia il prodotto di un laboratorio. Non sappiamo se e quanto la sacrosanta postura ideologica antiregime agisca in questa lettura della storia ancora in atto.

Non crediamo che Liao Yiwu avrebbe difficoltà a riconoscere la probità della ricostruzione scientifica che ne fa David Quammen nell’ultimo libro-inchiesta pubblicato in Italia da Adelphi Senza respiro (Adelphi, 2022).

Yiwu mostra di sapere bene che il Covid-19 ha potuto dilagare fra sottovalutazioni, omissioni di interventi necessari e persino sberleffi e alzate di spalle, nonostante il monito della SARS di vent’anni prima.
Anch’egli sottoscriverebbe che in generale

“nelle alte sfere di governo non c’è la capacità di comprendere la gravità e l’immediatezza della minaccia pandemica”

di certo sa quanto in Cina la situazione sia tutt’oggi ancora più opaca.

Ma, approfittando della libertà insita nel genere ibrido che si è scelto, e lasciando emergere i diversi punti di vista dei suoi personaggi impegnati a vario modo a salvarsi nella città-monstre di Wuhan (a suo tempo centrale anche nella propaganda maoista) Liao Yiwu lascia aperta la soluzione sulle origini, getta una luce fosca sul famigerato laboratorio P4, rievoca la catastrofe di Cernobyl e un identico meccanismo di polizia interna per mettere tutto a tacere; non ha le prove, ma non ne scarta l’eventualità.

Lascia perplessi l’ironia sulle presunte abitudini alimentari di alcuni cinesi, che a suo avviso mangerebbero pipistrelli solo a favore di telecamera organizzata per l’occasione; e trascura il fatto che per il grosso della comunità scientifica il vulnus sarebbe altrove, nel passaggio del virus verso un ospite intermedio, il noto pangolino. Ma una ricerca delle cause sul Covid-19 non era lo scopo di questo libro, concentrato e assai più riuscito nella ricostruzione del clima che si respira in Cina e degli apparati polizieschi che la governano - descritti con una tale lucidità da risolversi nella visione di uno scenario allucinato.

La città di Wuhan appare come un immenso carcere (anche) a cielo aperto, epitome dell’intera apocalittica rappresentazione in cui sprofonda da anni e sempre più il nostro immaginario terrorizzato dalla prospettiva di una gran brutta fine. Per scriverne occorrono riserve di coraggio, e libertà.
Del resto:

Un uomo che possiede la libertà interiore è il nemico naturale di una dittatura.

Questa libertà e il coraggio paradossale venutogli dall’esperienza del carcere consentono a Liao Yiwu di descrivere il mondo cinese come un incubo crudele. Se la Cina non ha saputo fabbricare un vaccino all’altezza di quelli occidentali, il suo capitalismo ultra-competitivo si nutre di dispositivi tecnologici assai peggiori – l’internet cinese è una gabbia ancor più potente di quelle materiali. Anche nella messaggistica privata, chat, mail, non c’è parola che non rischia di diventare colpevole.

Ciò che si vive oggi in Russia, in Cina è storia. Invece di sentirsi responsabile di una pandemia che ha attraversato i continenti, il regime ha sobillato gli spiriti xenofobi e nazionalisti. Identici meccanismi. E anche questo ci ricorda la differenza fra un Occidente assai malato e un Oriente in cui chi vive è costretto già a farlo da morto.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Wuhan. Il romanzo documentario

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