Un bambino piangeva di Aldo Nove

Un bambino piangeva (Mondadori, 2015) è una fiaba per adulti scritta magistralmente da Aldo Nove, che ha un incipit curioso. Chi ha letto i romanzoni tra noi? Chi ha tempo di leggere Proust? Il filosofo francese Althusser confessò, dopo aver insegnato all’Università per tutta la vita il Capitale di Marx, di non averlo mai letto. E chi ha letto la Bibbia? Pezzi qua e là, il Mar Rosso che si apre per gli Ebrei e si chiude per gli Egiziani, ma chi l’ha letta tutta e con criterio? Dobbiamo accontentarci di una "madeleine", di un pezzo della nostra storia.
Dopo questa premessa (i libri non si leggono o scompaiono), Antonello, che è Aldo Nove, ci racconta della sua Sardegna magica e misteriosa, dove ha trascorso tutte le sue estati e anche l’adolescenza.

Mentre il Nove vero parla di pasta di mandorle, di delizie sarde, dei racconti del nonno, nei dormiveglia ha uno sdoppiamento e sente di essere un bambino nato nelle civiltà fenicia, Saltaro, che racconta della Sardegna più antica e ancestrale, dove vivono le Janas, piccole donne che sanno fare tutto, o è racchiuso il mistero dei nuraghi, queste strane costruzioni senza un vero scopo, se non quello di nascondersi dai nemici.
Aldo Nove ha paura del futuro e dunque, che sia lui o Saltaro, è più consolante pensare a mondi magici, alla Sardegna più vecchia e tenebrosa ancora adesso, dove vivono poche capre e pastori, dove internet non esiste (lo scrittore invece è molto presente su facebook) e non ci sono gli smartphone (mentre il vero Nove ne fa un uso continuo).