Tre vivi, tre morti
- Autore: Ruska Jorjoliani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2020
Ruska Jorjoliani è una giovane scrittrice alla quale sono molto affezionata, il suo primo romanzo La tua presenza è come una città (Corrimano Edizioni, 2015) fu un esordio potente e coinvolgente. Arrivò a Palermo dal Caucaso che era ancora una ragazzina e qui è stata accolta con amore. Ha imparato la nostra lingua, l’ha studiata laureandosi e oggi è una dei talenti letterari più fervidi che abbiamo.
Tre vivi, tre morti, pubblicato da Voland Edizioni (2020), è il suo ultimo lavoro, per il quale scrive di essere debitrice a molti autori italiani, tra i quali Svevo, Mario Rigoni Stern, Gadda, Elsa Morante, Fenoglio, Egisto Corradi. È un romanzo splendido per le pagine di storia narrata, perché per Ruska la storia è fondamentale ed è scenario per le sue narrazioni. È un’impronta indelebile nella sua anima, nel suo cuore, è la sua storia che si congiunge alla nostra.
È un libro dal grande mistero, sulla doppia identità e sulla memoria perché "tutto succede e nulla si ricorda", come cita la frase di Borges con la quale siamo guidati alla lettura.
I protagonisti sono Modesto e Aurora, una famiglia degli anni ’50. Senza figli, entrambi insegnanti, ed entrambi con vite parallele fuori dalle mura domestiche. Luciano, attraente ed elegante, è per Aurora l’uomo che la fa sentire amata e desiderata; Clio, l’amante di Modesto, è un’attrice di teatro, dal bel fisico e con i capelli lunghi dal colore rosso intenso. La filosofia di Modesto, uomo insicuro e timoroso, è quella di essere sempre pronto "a scansare" e alla sua routine familiare ha aderito anche Aurora per quieto vivere.
Lo aveva conosciuto andando a votare per la prima volta una mattina del 1946 a Firenze, una data indimenticabile per le donne. Diciottenne, aveva terminato da poco gli studi all’istituto magistrale ed era sicura che la sua vita sarebbe cambiata.
Da un po’ di giorni Modesto sembra comportarsi in modo strano, anche a scuola in aula con gli studenti. Dopo aver ricevuto una lettera anonima è entrato in un profondo stato d’angoscia. Per strada ha perfino l’impressione di essere osservato e seguito. I suoi pensieri sono andati alla memoria del passato, a quel passato buio che non lo ha mai abbandonato, sempre lì al suo fianco come una presa che non allenta la morsa. All’esercito, al rientro dalle steppe della Russia, alla fame, i tedeschi, i bombardamenti, l’armistizio, i traditori, i partigiani, gli alleati alle porte e alla guerra civile che ne seguì. E alla storia di Guerino, al suo rapporto con il padre e lo zio Nelson, fedele al Duce e camerata fin nell’ultima goccia del suo sangue.
“Ero stanco, stanco di tutto. Avevo la morte accosciata ai piedi, proprio come un cane. Dovunque andassi, mi seguiva. Non ce la facevo più.”
I ricordi di quegli anni tragici lo avevano inghiottito, e a conflitto concluso non lo avevano reso un uomo libero.
Un piacevolissimo ritorno letterario di Ruska Jorjoliani, che con la sua scrittura colta ed elegante ricorda che non si sfugge al passato. In Tre vivi, tre morti fa affiorare alla mente l’immagine di una raffigurazione sacra, iconografica della Morte e il passato si intreccia al presente in una narrazione dalle sfumature tenebrose, si affida al ricordo, alla memoria e al racconto di pagine nere della nostra storia, che la giovane scrittrice fa emergere con il suo sguardo attento, raffinato e profondo. Consigliato!
Tre vivi, tre morti
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