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Recensioni di libri

Sogni di sangue di Lorenza Ghinelli

Newton Compton, 2013 - Una buona prova stilistica e narrativa di una scrittrice italiana che ha già dimostrato altrove il proprio valore.

Antonietta Mirra
Antonietta Mirra Pubblicato il 01-03-2014

4

Sogni di sangue

Sogni di sangue

  • Autore: Lorenza Ghinelli
  • Genere: Horror e Gotico
  • Casa editrice: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione: 2013

Sogni di sangue (Newton Compton Editori, 2013) è un racconto scritto da Lorenza Ghinelli, già autrice consolidata, finalista del premio Strega nel 2012.

E’ un racconto horror nel quale sono presenti tutti gli elementi tipici del caso: presenza soprannaturali, sogni premonitori, case infestaste e atmosfere cariche di suspense e richiami gotici.

Enoch è un bambino di tredici anni, costretto a vivere subendo le angherie e i soprusi dei suoi amichetti che lo prendono in giro a causa del tutore di metallo alle gambe. Il suono metallico di quell’oggetto e le risate, a volte persino le botte dei bulli, rendono la sua vita un inferno, ricordandogli costantemente il suo stato di inferiorità e di vittima rispetto agli altri.

Enoch non ha nessuno che lo sostenga, nessuno che gli dia conforto, neanche la stessa madre di nome Dorotea. Ella anzi, appare come una donna fredda e distaccata ma profondamente attratta dai misteri dell’occulto da cui cerca di tenere alla larga il figlio, in tutti i modi possibili. Purtroppo la situazione le sfuggirà di mano, quando Enoch sognerà qualcosa di molto particolare che gli farà capire quanto i sogni possano rivelarsi utili e soprattutto quanto siano reali. Sogna di essere un coccodrillo e di divorare l’amico Alex, il bullo che lo perseguita. Ma purtroppo al suo risveglio il bambino capirà che c’è qualcosa che non va, perché il ragazzino che ha sognato è scomparso.
Questo non è altro che il primo degli episodi che collegheranno inevitabilmente i suoi sogni a tutta una serie di eventi e soprattutto di morti reali. Insomma due + due fa quattro e non sarà difficile per Enoch cominciare a farsi delle domande su quanto i propri sogni possano influire sulla realtà. Ma non è solo questione di logica e di capire.

La storia assume toni paranormali quando la madre scoprirà che il figlio ha trovato un ciondolo egizio ed è proprio attraverso quell’oggetto che i suoi sogni sono diventati così spaventosi e reali. Anche lei nasconde numerosi segreti tutti tenuti ben nascosti in una zona della casa a cui non ha accesso nessuno se non lei stessa e di cui Enoch si accorgerà presto.
E’ un luogo di occulto e di magia con il quale la madre tenta di deviare gli eventi. E allora ci si chiede: quanto c’entra Dorotea e la sua magia occulta con i sogni di Enoch?

Leggendo ogni mistero avrà la sua soluzione e nel frattempo assisteremo ad una serie di descrizioni dei luoghi molto accattivante.
Ci troviamo in periferia, dove Enoch e la madre vivono ed è proprio lì che l’autrice ambienta questo racconto caricandolo di paura e terrore, non perché ci siano fantasmi o altre terrificanti creature, ma semplicemente perché sono luoghi dimenticati, sporchi, degradati, pieni di topi e blatte, esattamente come la casa del protagonista che convive con questi esseri senza farci più caso. L’ambientazione è dunque oscura e maledetta, Enoch non è assolutamente un ragazzino normale e la madre è una pazza isterica che può sempre fargli del male. Infatti lui vive con il terrore che la madre possa fargli qualcosa di cattivo ma nonostante questo sa bene che è il suo unico punto di riferimento e non può abbandonarla, altrimenti rimarrebbe davvero solo.

Il racconto procede mescolando realtà e fantasia, attraverso un linguaggio estremamente scorrevole, carico di metafore e poesia. Ci sono passi molto interessanti in cui è possibile riconoscere lo stile dell’autrice, di cui aveva già dato prova ampiamente nei romanzi pubblicati in precedenza. Uno stile fresco, personale, che dimostra le sue potenzialità descrittive e soprattutto narrative.
Unico neo sono i titoli dei capitoli. Essi riprendono detti popolari, come “Sogno o son desto” oppure “Non dire ratto finché non ce l’hai nel sacco”, espressioni che appaiono sin troppo giocose per essere inserite come titoli a tutta una serie di capitoli che parlano di sangue e morte.

L’autrice oltre a fornire a chi legge tutti gli elementi per seguire passo dopo passo la risoluzione del mistero dei sogni, riesce a descrivere perfettamente anche le condizioni di vita dei ragazzi, soprattutto dei bulli. Infatti non ci risparmia descrizioni che riguardano le famiglie disastrate di questi ragazzi e i problemi che devono affrontare ogni giorno per crescere.

Sogni di sangue è, dunque, un racconto di poche pagine che si legge in pochissimo tempo e che di certo non si propone come un testo indimenticabile, sia per la trama che per i personaggi, ma resta comunque una buona prova stilistica e narrativa di una scrittrice italiana che ha già dimostrato altrove il proprio valore.

Sogni di sangue

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sogni di sangue

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