

Il vizio del fumo è uno dei più difficili da cui affrancarsi, come sa chiunque abbia tentato di liberarsene. Dettati da esigenze di salute o da necessità, ci sono suggerimenti di ogni genere per avere successo nella lotta a quella che a tutti gli effetti si configura come un’abitudine molto resistente. Quello che non ci si aspetta è il metodo di Mark Twain, spiegato nel dettaglio tra le pagine del libro intitolato Seguendo l’equatore. Un viaggio intorno al mondo (edito da Baldini&Castoldi, 2014, tradotto da D. Buzzolan) anche se la sua ricetta, il lettore va avvisato, potrebbe essere falsata dalla consueta ironia.
Seguendo l’equatore. Un viaggio intorno al mondo di Mark Twain


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Il volume Seguendo l’equatore. Un viaggio intorno al mondo contiene il resoconto del giro di conferenze che nel 1895, esattamente 130 anni fa, porta il celebre scrittore ai quattro angoli del globo. Il motivo è piuttosto prosaico: debiti. Twain deve recuperare circa 100mila dollari (corrispondenti a 2 milioni di dollari odierni) per l’investimento fallimentare su un prototipo di macchina tipografica rivoluzionaria.
Lo scrittore visita Australia, India, Africa. Tra riflessioni antropologiche, sociali, filosofiche e politiche, non rinuncia a una critica al colonialismo e al razzismo imperanti. A metà tra grande letteratura di viaggio e racconto di avventura, il libro è godibilissimo.
L’analisi di come combattere il vizio del fumo e dell’alcool è spiegata nel bel mezzo della traversata del Pacifico a bordo di un piroscafo. La riflessione deriva dall’incontro con un passeggero canadese incapace di liberarsi dalla bottiglia di whisky. E sicuramente si deve alla noia dei tempi morti del viaggio: a bordo si gioca, si chiacchiera. E si osservano gli altri.
Il fallimento in molti casi è una questione di metodo nell’affrontare il problema, secondo Twain:
La radice non è il bere, ma il desiderio di bere… Un desiderio costantemente rifiutato per una quindicina di giorni alla fine ha buone probabilità di morire.
Come Mark Twain ha superato il vizio del fumo
L’autore parla per esperienza personale: il suo vizio è il fumo e il limite della quantità non sembra essere la soluzione:
Una volta provai a contenere un’abitudine. Funzionò in modo accettabile per un po’. Avevo promesso a me stesso di fumare un solo sigaro al giorno. Facevo aspettare il sigaro fino all’ora di coricarmi, dopodiché trascorrevo in sua compagnia alcuni minuti di godimento.
Ma il desiderio lo perseguita tutti i giorni, per tutto il giorno. Nel giro di una settimana si trova a cercare sigari più grandi.
In capo a quindici giorni mi procuravo sigari fatti per me – di misura ancora maggiore. In capo a un mese il mio sigaro aveva raggiunto proporzioni tali che avrei potuto utilizzarlo come stampella.
Il limite di un sigaro non poteva proteggerlo.
Io un tempo facevo promesse – e in breve le infrangevo. La mia volontà non era forte, e non potevo farci nulla. E poi essere legata in qualche modo irrita naturalmente una persona altrimenti libera, e fa sì che essa morda il freno e desideri riguadagnare la propria libertà. Ma quando alla fine smisi di fare precise promesse, e semplicemente decisi che avrei ucciso un desiderio nocivo, lasciandomi però libero di recuperarlo in qualsiasi momento avessi deciso di farlo, allora non ebbi più alcun problema.
In capo a cinque giorni scaccia il desiderio di fumare. Ma non per sempre:
Alla fine di un anno e tre mesi di ozio cominciai a scrivere un libro, e trovai che la penna scorreva con una strana riluttanza. Provai a fumare, per vedere se la cosa mi avrebbe sbloccato. Lo fece. Fumai otto-dieci sigari e altrettante pipe al dì per cinque mesi; terminai il libro, e non fumai più prima che fosse passato un anno e un altro libro fosse da mettere in cantiere.
Io posso liberarmi dei miei diciannove vizi nocivi in qualsiasi momento e senza disagi e inconvenienti.
Twain ne è sicuro. E porta un esempio concreto della sua teoria così formulata. La possibilità di sperimentare sul piano pratico arriva con una lombaggine che lo costringe a letto per diversi giorni. Il medico interpellato si dichiara impotente, a meno che lo scrittore non moderi per il buon esito delle cure l’abitudine a fumare smodatamente, l’assunzione di caffè e tè, di cibi che non gradiscono la compagnia l’uno dell’altro e di due scoth caldi ogni notte. La risposta:
“Mi manca la forza di volontà. Posso privarmene completamente, ma non posso moderarmi”.
E così:
Eliminai tutte quelle cose per due giorni e due notti: a dire il vero, eliminai tutto il cibo e tutte le bevande a eccezione dell’acqua e, trascorse le quarantott’ore, la lombaggine, scoraggiata, mi abbandonò. Ero in splendida forma; così ringraziai e mi diedi nuovamente a quelle prelibatezze.
L’approccio medico viene suggerito ad una conoscente che va indebolendosi e sembra refrattaria ai farmaci:
Mi dissi in grado di rimetterla in piedi nel giro di una settimana.
Ma c’è un imprevisto.
A quel punto le dissi di smetterla di bestemmiare e bere, e fumare e mangiare per quattro giorni, e sarebbe guarita. E così sarebbero andate le cose, lo so; sennonché ella mi disse che non poteva smettere di bestemmiare, e di fumare, e di bere, perché non aveva mai fatto nulla di tutto ciò. Ecco. Aveva trascurato i suoi vizi, e non ne aveva nessuno.
Colpa dell’educazione rigorosa della buona società. Insomma secondo Twain qualche viziuccio coltivato da giovane è consigliabile, utile perfino, altrimenti, con l’avanzare degli anni e degli acciacchi, non si ha nulla di efficace con cui combatterli.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Smettere di fumare secondo il metodo di Mark Twain
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