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Il termine romanzo giallo è ormai sinonimo di mistero, indagine e tensione narrativa, ma non tutti sanno che la sua origine ha radici specificamente italiane. Il “giallo” è indissolubilmente legato alla storia dell’editoria italiana e a una brillante intuizione della casa editrice Mondadori, che nel 1929 inaugurò una collana dedicata a storie di crimini e investigazioni, distinguendola con copertine dal colore giallo vivo. Da allora, “giallo” non è più solo una scelta cromatica, ma il nome di un intero genere letterario.
Com’è nato il genere giallo e quali sono le sue declinazioni? Scopriamolo insieme.
La nascita della collana Gialli Mondadori
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Il 1929 segna una svolta per la narrativa poliziesca in Italia. La casa editrice Mondadori - che in quegli anni stava rapidamente prendendo il posto di Treves e Sonzogno nel predominio dell’editoria italiana, come ci racconta Roberto Cicala nel testo I meccanismi dell’editoria (il Mulino, 2021) - decise di importare in Italia il genere delle detective stories, che già appassionava i lettori anglosassoni, ma la vera svolta fu la geniale intuizione di Luigi Rusca, codirettore generale della casa editrice, che decise di pubblicare una serie di libri dall’indimenticabile copertina gialla. Fu una scelta innovativa: non solo per il colore, che conferiva una forte identità visiva, ma anche perché trasformava la narrazione investigativa in un fenomeno editoriale di massa.
I libri gialli sono progettati nel dettaglio anche da Lorenzo Montano, uno dei fondatori della rivista “La Ronda”, profondo conoscitore della letteratura anglosassone e, in particolare, della detective fiction; grazie al suo contributo, la collana ha finalmente
“restituito dignità a un genere considerato al di fuori della letteratura”.
L’origine del termine “giallo”: perché si chiama così?
Sui motivi che hanno portato alla scelta del nome circolano varie ipotesi; la più probabile è l’affiancamento, nel catalogo mondadoriano, di collane di “libri azzurri”, “libri verdi”, rispettivamente per testi di autori italiani e di storia romanzata; un’altra ipotesi accreditata è quella del colore del cartoncino del primo bozzetto di copertina.
Qualunque sia la reale motivazione, è innegabile che l’inedito colore della veste grafica abbia determinato la sua fortuna, e il fatto che il giallo, ancora oggi, identifichi indissolubilmente un intero genere letterario.
La collana presentava autori come Agatha Christie ed Edgar Wallace, diventando ben presto una delle serie più popolari del Paese. Grazie al suo successo, il termine “giallo” divenne il modo comune per indicare i romanzi di questo tipo in Italia, un caso davvero unico nel panorama letterario mondiale, poiché in altre lingue il genere viene comunemente chiamato “crime novel” oppure “mystery novel”, mentre in Italia la terminologia legata al colore ha fatto la storia.
Le radici del genere e la sua declinazione nel panorama italiano
Sebbene il termine “giallo” sia nato in Italia con Rusca, il genere del romanzo poliziesco affonda le sue radici nel mondo anglosassone, con autori come Edgar Allan Poe, che con il suo I delitti della Rue Morgue del 1841 viene considerato il precursore del genere, colui che introdusse per la prima volta il personaggio dell’investigatore privato, anticipando la figura di Sherlock Holmes, creata dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle.
La narrazione del mistero si diffonde rapidamente, introducendo nuovi elementi come l’uso della suspense, i colpi di scena e la struttura narrativa che cattura il lettore fino all’ultima pagina.
Con il tempo, anche l’Italia ha apportato il suo contributo distintivo al genere, adottando il giallo alle proprie specificità culturali e sociali. Un esempio è lo scrittore Leonardo Sciascia, che ha affrontato il crimine attraverso il filtro della mafia e delle tensioni siciliane in romanzi come Il giorno della civetta, dando al giallo un’impronta profondamente italiana.
In Italia, il giallo ha iniziato a tingersi di connotati anche sociali e politici, riflettendo sulle problematiche insite al Paese, come la corruzione e la criminalità organizzata; il genere ha quindi perso, in parte, il suo alone esclusivamente d’evasione per diventare un mezzo di denuncia e riflessione sulla società, capace di rappresentare i drammi italiani.
Evoluzione e fascino senza tempo del genere del romanzo giallo
Se i primi romanzi gialli si basavano su schemi narrativi relativamente semplici, con l’enigma e la risoluzione del caso come elementi centrali, il genere ha continuato ad evolversi, contaminandosi con il noir e dando vita a storie sempre più complesse, in cui l’indagine investigativa è accompagnata anche dall’esplorazione della psicologia dei personaggi e la loro ambiguità morale.
Il giallo è un genere che ha saputo rinnovarsi senza sosta, pur mantenendo intatto il suo fascino originario. Nato come romanzo d’intrattenimento e di mistero, è diventato poi un genere letterario capace di ritrarre la realtà e far riflettere, conservando però la capacità di catturare l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina e facendoci immergere in storie che, sotto l’apparenza di un crimine da risolvere, parlano anche di noi e dei lati oscuri della vita umana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Romanzi gialli: perché si chiamano così?
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