Suona come un canto di guerra Ricordo di settembre di Wislawa Szymborska, eppure è una delle liriche giovanili della poetessa polacca che sarebbe stata insignita del Nobel per la Letteratura nel 1996.
Forse è la poesia di Szymborska che non ci si aspetta, in quanto la poetessa ci ha abituato, negli anni, alla sua poetica esistenziale del quotidiano e della disattenzione, che se la cava male con i “grandi numeri” e continua a privilegiare la singolarità. Questa poesia invece, Ricordo di settembre, non è declinata in una prospettiva individuale ma universale: il noi vince sull’io, lo adombra, lo schiaccia.
La “Canzone nera” di Wislawa Szymborska
Il tono è solenne, quasi vendicativo, ricorda un antico canto guerresco, una formula rituale o propiziatoria per auspicare una vittoria futura. Finché fu in vita Wislawa Szymborska non volle mai pubblicare queste sue poesie giovanili, sarebbero uscite postume: oggi ci riconsegnano il tassello mancante per comprendere appieno la visione letteraria di una grande poetessa. Forse lei voleva soltanto dimenticare, dimenticare la sua Canzone nera, che negli anni aveva tramutato in una poetica del paradosso e della contraddizione capace di far proprio un “silenzio stupefatto”.
Pare incredibile pensare che l’immaginario poetico ironico e colloquiale di Szymborska sia stato originato dal trauma feroce della guerra, eppure è così. In questi versi la metafisica è assente, prevale tutto ciò che è reale e mortale. C’è stato un tempo in cui la sua poesia si concentrava sulla narrazione dei grandi eventi, della Storia con la S maiuscola, da intendersi nel senso più assoluto e onnicomprensivo del termine.
I testi di Canzone nera ce lo ricordano; furono scritti tra il 1944 e il 1946, negli anni della Seconda guerra mondiale,
Il settembre di Szymborska è un’emorragia di sangue, una pianura irrorata di morte, un fiume singhiozzante come un cadavere in agonia. Ci restituisce il vero volto della guerra, che proprio scoppiò proprio in un mese di settembre polacco - in seguito all’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche - e si espanse, come una macchia nera che dilaga, sul territorio mondiale.
Il testo di Ricordo di settembre è tratto da Canzone nera (a cura di Andrea Ceccherelli, trad. Linda Del Sarto) edito da Adelphi nel 2022.
Vediamone testo e analisi.
“Ricordo di settembre” di Wislawa Szymborska: testo
Antico privilegio di madre:
– ritrovare il figlio nel tempio.
Perché, quando il cuore si ferma,
ticchetta sul petto un orologio –
tocca il viso che è come una foglia
la foglia scossa via dal boato?Pianure dell’autunno polacco,
colline dell’autunno polacco –
chi tamponerà le strade,
con quale benda accorrerà?
Confini – siete abbastanza forti
da chiudervi a pugno.Dateci un punto di appoggio,
e riusciremo a sollevare il mondo –
boschi del settembre polacco,
fiumi del settembre polacco!
C’è un cielo imperturbato
e un ruscello che esala sangue.
“Ricordo di settembre” di Wislawa Szymborska: analisi e commento
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Ogni parola utilizzata in questa poesia evoca un’immagine di violenza o di morte: pugni, boati, sangue, le strade che devono essere “tamponate” come ferite aperte dal quale sgorga un fiume di sangue. Anche il paesaggio diventa metafora di guerra, ogni cosa pare essere sfigurata, mutata, sin nella sua più intima essenza, dalla guerra. Il settembre nero di cui parla Wislawa Szymborska è proprio quello che avrebbe trascinato il mondo intero in una guerra oscura, senza scampo.
La poesia si apre con un’immagine lacerante che potenzia il significato disumano della guerra: una madre ritrova il cadavere del figlio (il riferimento è biblico: “ritrova il figlio nel tempio”, la mater dolorosa per eccellenza), sul cui petto ticchetta ancora un orologio a scandire il tempo dei vivi, mentre il suo cuore, ormai, non batte più. L’atmosfera autunnale entra di prepotenza nella poesia attraverso l’allegoria della foglia che qui si fa simbolo della caducità della vita e della fragilità umana. Gli uomini, come foglie, sono trasportati via; l’esistenza è scossa dal boato della guerra, un suono che sovrasta ogni cosa, che stordisce, ed è senza ritorno.
Nella seconda parte la poesia di Szymborska si fa battagliera, sembra essere accompagnata da un solenne rullo di tamburi, da un tripudio di trombe. La sua invocazione è un’ode al paesaggio polacco e alla resilienza del suo popolo che sa morire e poi risorgere:
Pianure dell’autunno polacco,
colline dell’autunno polacco
Questo distico, ripetuto due volte, infiamma gli animi e acuisce il grido soffocato nelle profondo delle coscienze. Avvertiamo la determinazione, mischiata alla sofferenza, e anche l’eternità della natura che segue il suo ciclo perenne, indisturbata, senza lasciarsi insidiare dalle miserie umane. Pianure, boschi, colline vengono chiamati all’azione come parte di un esercito invisibile, ma coraggioso, impossibile da sconfiggere.
boschi del settembre polacco,
fiumi del settembre polacco!
Ricordo di settembre è un monito attuale per le nostre coscienze: la guerra di ieri non è diversa dalla guerra di oggi, sono entrambe figlie della stessa disperazione, nate dalla stessa ingiustizia.
Questa poesia di Wislawa Szymborska è come un orizzonte spalancato sul passato, ma anche sul presente: ci impone di guardare e non dimenticare le pianure dell’autunno polacco, le colline dell’autunno polacco. Anche nei versi di guerra di Szymborska batteva fervida, palpitante e sanguigna come un cuore, una speranza: dalla distruzione alla ricostruzione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ricordo di settembre”: la poesia nera di Wislawa Szymborska
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