Passeggeri notturni di Gianrico Carofiglio

“Passeggeri notturni” di Gianrico Carofiglio è un libro costituito da trenta storie, ognuna sviluppata in poche pagine, che scandagliano la multiforme realtà del mondo e il variegato spazio interiore che completa, con il sogno, la nostra esperienza quotidiana. Si tratta di una lettura piacevolissima, di un testo delicato, che non rinuncia a farci riflettere su episodi, circostanze, modi di affrontare la quotidianità, stili di comportamento. Nel teatro della vita ci capita, talvolta, di rappresentare le parti in una scena con dei ruoli più o meno codificati, così come succede nel Poliziotto buono in cui si racconta un episodio in cui c’è anche, per contrappeso, quello cattivo. La tecnica utilizzata nella storia è quella che si adotta quando ci sono inchieste più impegnative e i soggetti sotto interrogatorio sono poco propensi a collaborare:

“Lo schema è suppergiù il seguente. Il cosiddetto poliziotto cattivo si comporta in modo aggressivo, verbalmente violento, minaccioso e sprezzante per suscitare ostilità, paura e bisogno di protezione. Il cosiddetto poliziotto buono al contrario si comporta in modo amichevole, gentile, comprensivo, quasi empatico; difende il soggetto interrogato dalle prepotenze e dalle aggressioni verbali del cattivo e suscita (o dovrebbe suscitare) simpatia. L’idea alla base del metodo è che dopo essere stato esposto al comportamento abusivo e prevaricatore del poliziotto cattivo, il soggetto dovrebbe essere incline a collaborare per un senso di gratitudine nei confronti di chi – il poliziotto buono – quel comportamento ha fatto cessare”.

La soluzione insolita offerta dal racconto è quella dell’interrogato che scopre il gioco dei due poliziotti, fin troppo stereotipati nei loro ruoli:

“Come al solito Minardi, un tipo magro dalla faccia affilata e dall’espressione poco rassicurante, farà il cattivo. Caruso, un omone di cento chili, quasi senza collo, che nel tempo libero insegna judo ai bambini, farà invece il buono”

Gianrico Carofiglio ci propone anche tanti personaggi femminili e alcune controfigure di se stesso: da bambino, alle prese con il bullismo, o alla sua età attuale, quando incontra suo padre in sogno. Insiste, in molti episodi, con degli aneddoti, sul valore e il significato delle parole e mette in guardia, attraverso esempi fulminanti e straordinari, dal dare giudizi affrettati. In Confessioni I e II, si comprende quanto sia necessario muoversi con delicatezza, sul piano della comunicazione, nell’incontro con gli altri. Sono temi che Gianrico Carofiglio ha sempre affrontato nei suoi straordinari legal thriller, in cui la verità non è mai offerta con soluzioni affrettate e parziali. La scrittura del libro è sempre elegante e, nel frattempo, scorrevole e semplice, riuscendo ad offrire con leggerezza argomenti che superano i pregiudizi, le visioni miopi e gli stereotipi.