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Non c’era più tempo: testo e analisi della poesia di Milo De Angelis

A Milo De Angelis, nato il 6 giugno 1951, è stato assegnato il premio Umberto Saba, giunto alla seconda edizione. Perché non lo omaggiamo leggendo in raccoglimento una delle sue ultime liriche?

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 02-04-2022
Non c'era più tempo: testo e analisi della poesia di Milo De Angelis

In occasione della Giornata mondiale della poesia, è avvenuta la cerimonia di premiazione del poeta Milo De Angelis, che si è aggiudicato il premio Umberto Saba, giunto alla seconda edizione. Scopriamo qualcosa in più su di lui attraverso la sua intensa poesia Non c’era più tempo, scritta dopo la morte della moglie avvenuta nel 2003.

Chi è Milo De Angelis?

Milanese, insegnante in un carcere di massima sicurezza, Milo De Angelis è poeta, critico, traduttore dal latino e dal francese. Dal 1977 al 1980 fonda e dirige la rivista letteraria "Niebo", che in polacco significa cielo. Considerato un neo-orfico o un neo-simbolista, De Angelis è uno dei maggiori poeti viventi. Qualcuno (credo lo scrittore e critico teatrale Cardelli) lo ha definito "un sismografo dell’essere".

De Angelis appartiene ai poeti della "generazione degli anni Settanta", un gruppo convenzionalmente classificato con un criterio generazionale, attivo tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento. Questo decennio si distingue per la forbice poetica tra un ritorno alla tradizione e tendenze neo-simboliste. Comunque, come ho osservato in un articolo su Giovanni Giudici, è impossibile (e forse inutile, se non per gli studenti) tracciare linee di demarcazione tra le esperienze poetiche posteriori alla Neoavanguardia. Il buon senso suggerirebbe un’analisi ad personam.

"Non c’era più tempo": la poesia di Milo De Angelis dedicata alla moglie

La poesia di Milo De Angelis, che desidero condividere per la sua singolare potenza, è tratta dall’ultima raccolta in versi Tema dell’addio con cui nel 2005 si aggiudica il premio Viareggio.

Non c’era più tempo, dedicata alla moglie Giovanna Sicari, poetessa, scrittrice, critico letterario, presenta la stanza del suo ricovero, ma nel testo c’è molto di più. Mi sono innamorata a prima vista di questa poesia per varie ragioni. L’ho scoperta per caso. Parole come morte, dolore, amore, distacco, rabbia, insieme al campo semantico della malattia e della religione hanno uno spazio assai ridotto. Un dato che colpisce e che esemplifica la motivazione dell’assegnazione del premio Umberto Saba, avvenuta il 21 marzo 2022:

"Tra le tante lingue poetiche del nostro tempo, la poesia di Milo De Angelis si distingue per intensità e concentrazione, per rigore e precisione espressiva, per la moralità profonda e non negoziabile della scrittura".

Leggiamola insieme.

Testo di "Non c’era più tempo"

"Non c’era più tempo. La camera era entrata in una fiala.
Non era più dato spartire l’essenza. Non avevi
più la collana. Non avevi più tempo. Il tempo era una luce
marina tra le persiane, una festa di sorelle,
la ferita, l’acqua alla gola, Villa Litta. Non c’era
più giorno. L’ombra della terra riempiva gli occhi
con la paura dei colori scomparsi. Ogni molecola
era in attesa. Abbiamo guardato il rammendo
delle mani. Non c’era più luce. Ancora una volta
ci stanno chiamando, giudicati da una stella fissa".

Il significato di "Non c’era più tempo"

Preciso che il testo è difficile, oscuro e contratto da insolite analogie, anche se alcune parole comuni, unite a un fraseggio discorsivo e paratattico potrebbero trarre in inganno il lettore. Ciononostante ha un fortissimo impatto. Almeno per me è stato così. È plausibile che il taglio cronachistico, mediato da analogie e sfasamenti percettivi, sia un modo per allontanare il dolore?

Non c’era più tempo per fare qualcosa di utile. La moglie probabilmente è alla fine, ma, come succede in questi casi, il tempo cessa di esistere. Cambia la proporzione tra gli oggetti-simbolo di una stanza d’ospedale, una dispercezione spaziale frutto dell’annichilimento del dolore. E così, osserva De Angelis, è la camera a entrare nella fiala della flebo e non viceversa e l’attenzione del lettore è assorbita dalla variegata simbologia della fiala. Il discorso poetico dall’andamento frammentario tende a isolare l’Assenza:

  • della collana, che probabilmente la moglie era solita indossare prima dell’ennesima, e ultima, ospedalizzazione.
  • della luce, che è vita e amore. Una luce che non penetra, perché solo la penombra si addice ai malati. Una luce che disturba chi soffre.
  • dei colori sul punto di spegnersi.

Rimane la concretezza dello strazio dell’attesa della fine. Intanto una misteriosa divinità incombe, distante, sul destino degli uomini.

Metrica e Figure retoriche

A livello di metrica, la poesia è composta da versi liberi molto lunghi e privi di rime.

Anafora: su un totale di 10 versi compaiono 6 "non" con funzione anaforica. L’effetto è l’insistenza sulla perdita, sull’assenza, sul vuoto, sull’annullamento della realtà che perde di senso.
Analogia: segnalo l’immagine forte del "rammendo delle mani". Cosa significa? Un’allusione alla pelle così sottile, fragile, trasparente come un tessuto leggero troppe volte rammendato? Oppure i rammendi sono le sottili vene bluastre sul dorso delle mani? Non ho una risposta di fronte ad analogie polisemiche.

Punti chiave della poesia "Non c’era più tempo"

I punti chiave della poesia sono:

  • il tema del distacco, dell’assenza e dell’addio
  • l’ossessione del tempo, che il poeta ha definito a spirale: non torna sui suoi passi, li sfiora
  • una concezione tragica dell’esistenza, in cui la morte è una presenza costante senza il conforto della religione tradizionale
  • il contrasto luce/ombra. In altre liriche la donna è identificata con il giorno
  • la difficoltà per chi sta perdendo una persona cara di "incontrare l’assenza". Prendo in prestito quest’espressione dal titolo di un saggio dello psicanalista Massimo Recalcati.

Nei volteggi involontari della memoria, mi è venuto in mente il brevissimo racconto di Yoko Ogawa "Una perfetta stanza di ospedale" del 1989, che a grandi linee affronta un argomento simile. Forse le differenze superano le analogie, eppure alcune consonanze non passano inosservate:

  • la centralità di una stanza d’ospedale dove una persona amata ha i giorni contati.
  • la presenza di oggetti simbolici.
  • l’inaccettabilità della morte
  • il motivo ossessivo del tempo. Perché chi ci lascia, di tempo non ne ha più. Chi resta vive un tempo vuoto.
  • una scrittura asettica dai risvolti stranianti.
  • l’assenza di qualunque aldilà

"Non c’era più tempo" di Milo De Angelis non presenta solo lo strazio di una morte annunciata ma, a mio avviso, è una potentissima dichiarazione d’amore che, unico, ci può regalare frammenti di senso, in una vita indecifrabile.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Non c’era più tempo: testo e analisi della poesia di Milo De Angelis

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