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Recensioni di libri

Nessuno mai ci chiese di Alessandro De Lisi

La vita del partigiano Armando Gasiani deportato a Mauthausen. I racconti, le descrizioni, il cammino in crescendo di ansie e di paure, il destino inesorabile e ingiustificabile di tanti nostri giovani che perdevano la loro identità, la loro geografia fisica e morale e misuravano lo scorrere del tempo nel veder perpetuarsi il sopruso e la paura.

Anna Fraternali Pubblicato il 01-09-2011

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Nessuno mai ci chiese

Nessuno mai ci chiese

  • Autore: Alessandro De Lisi
  • Genere: Storie vere

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Sottotitolo: LA VITA DEL PARTIGIANO ARMANDO GASIANI DEPORTATO A MAUTHAUSEN

Ho letto “Nessuno mai ci chiese” di Alessandro De Lisi (Nuova Dimensione, 2008) molto velocemente, con il timore di non farcela a leggerlo fino in fondo, come mi era già successo per “Se questo è un uomo”. Questa volta però dovevo riuscirci: era un libro più breve del primo, come anche i suoi capitoli. Avevo la voglia, ormai consapevolezza, di conoscere quanto l’uomo sia capace di tutto, nel bene, ma anche nel male; so che parlare di atrocità mi fa male perché non ritengo ammissibile mai, né giustificabile, fare del male a nessuno. Leggendolo, mi andavo dicendo che bisogna conoscere anche la misura di quelle atrocità, anche se la mia immaginazione si ribellava a costruire quelle scene e mi costringeva a leggere in velocità per non trattenermele a lungo. Mi dicevo che bisogna conoscere l’animalità umana, quella che è sempre in agguato in ogni momento storico e può uscire imbrattando ogni civiltà.

Così ho letto e scorso con avidità i racconti, le descrizioni, il cammino in crescendo di ansie e di paure, il destino inesorabile e ingiustificabile di tanti nostri giovani che perdevano la loro identità, la loro geografia fisica e morale e misuravano lo scorrere del tempo nel veder perpetuarsi il sopruso e la paura. Arti e forza di sopportazione che non si trovano ad ogni angolo di strada e non ci possono far sempre compagnia perché è quasi impossibile resistere in certi inferni. Ho vissuto fortemente questa volta, dentro di me, l’urlo di rabbia verso chi lo ha imprigionato nel rastrellamento e lo ha costretto alla prigionia, i responsabili non sempre denunciati, gli aguzzini di intere famiglie che non possono avere attenuanti e scusanti nella nostra storia di verità. Non avevo capito, prima d’ora, l’entità della brutalità, dell’animalità e della cattiveria sotto ai quali erano passati i grandi numeri di quegli eccidi e pensavo ad ordini superiori; non avrei mai immaginato il piacere di infierire, di fare artefici di azioni di vigliaccheria e di giochi di vessazioni. Per questo penso che in generale si faccia fatica a capire, a sapere, ad accettare di ascoltare; per questo molti, ai primi racconti, chiudevano presto il discorso o lo ritenevano frutto di menti malate. Tuttavia, pur nella migliore accettazione per poter conoscere fino in fondo, queste pagine ti stringono troppo, tanto il cuore e non ti fanno piangere se non nei momenti di cedimento. Più spesso il nodo della rabbia ti chiude lo stomaco e ti ribelli nel constatare simili destini. Capisco come non sia stata vita quella realtà per troppa gente, capisco quanto grande sia stata l’ingiustizia verso tutta l’umanità, capisco quanta difficoltà si sia fatta nel riferire, nell’ufficializzare, nel concedere notizie a tutti di fronte al peso di tanta responsabilità storica.

Non capisco come ora si possa ripartire per altre atrocità: le cattiverie delle bugie ufficiali, i saccheggi autorizzati della buona fede, le irresponsabilità ingiustificate di molti, la confusione della giustizia, le contraddizioni volute dell’informazione, l’indifferenza dei responsabili e la caduta della dignità della persona. Ritorniamo in basso, in un mondo non bestiale nei gesti, ma micidiale nella sua elegante sopraffazione di uomini. Un aristocratico crollo di potere degli uomini liberi, in un’umanità che sente il declino, ma non ha ancora pronte le luci della consapevolezza per leggerle o le lacrime per piangerle.

Nessuno mai ci chiese. La vita del partigiano Armando Gasiani deportato a Mauthausen

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nessuno mai ci chiese

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