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Recensioni di libri

Nella testa di una jihadista di Anna Erelle

Risale alla primavera 2014 il contatto Skype di una giornalista francese con un reclutatore dell’Isis in Siria. Il fanatismo esce allo scoperto in conversazioni che l’uomo crede private. Quando l’articolo è uscito, ha lanciato una fatwa contro la ragazza.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 18-02-2015

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Nella testa di una jihadista

Nella testa di una jihadista

  • Autore: Anna Erelle
  • Genere: Storie vere
  • Anno di pubblicazione: 2015

Quella giornalista è impura: ogni vero credente può violentarla, lapidarla, finirla

Anna Erelle si è cacciata in un guaio. Giornalista freelance francese sulle tracce della Jihad, ha prima indagato sulle ragazze e ragazzi europei che si convertono all’Islam radicale e raggiungono la Siria per combattere la guerra santa contro i kafir, gli infedeli, poi ha cercato di capire i metodi di reclutamento e di entrare in contatto con i propagandisti. Si è creata un’identità fittizia di neoconvertita e ha inventato una storia personale, mescolando pezzi delle storie dei ragazzi fuggiti, apprese dalle famiglie disperate. Come Melanie Nin, 20 anni, è stata agganciata online da un reclutatore che “formatta” i candidati all’Egira (l’abbandono della terra dei kafir per andare a seguire la vera religione).

Anna Erelle racconta tutto in “Nella testa di una jihadista”, pubblicato a febbraio 2015 dalle edizioni Tre60 (256 pagine 14 euro).

Abu Bilel, 38 anni, fa proseliti per le brigate dell’Isis, connettendosi dal campo di battaglia via Internet e Skype, con uno smartphone. Nel Califfato mancano di acqua ed elettricità, ma lui sfoggia apparecchiature ultramoderne e armi in abbondanza. Cerca giovani maschi che vogliano seguire l’unica strada, ma anche donne, molte donne. Melanie gli si mostra in videoconnessione con un niqab che lascia scoperto solo l’ovale del volto. Abu è conquistato, le chiede di sposarlo e di raggiungere il paese che lui e i suoi uomini stanno ricostruendo come un paradiso sulla terra, dice. In quell’eden le persone si amano e si rispettano – pazienza che tutti i nemici vengano uccisi e mutilati – formano una sola grande famiglia. E le donne – coperte da un velo nero dalla testa ai piedi – vivono felici come mai altrove. In Occidente sono smarrite, maltrattate.

Bilel (viene da Roubaix, si chiama Rachid) è un quadro dell’Is ed è sicuro che la Terra si trasformerà in un grande stato musulmano senza confini, in cui vigerà la Sharia, la legge islamica. Si scaglia con accanimento contro la società capitalistica, ma resta un chiaro riflesso del consumismo: dal pc, notebook, tablet che usa per navigare in rete, ai Ray Ban, anfibi firmati, le Nike che sfoggiano anche gli altri rampolli europei fanatizzati. I mujaheddin 2.0 li affascinano, i talebani nelle grotte invece li lasciano freddi. È fantastico giocare alla guerra vera e farlo sapere al mondo via Facebook o Twitter. È una specie di Jihad virtuale, spiega Anna, di soldati pronti a torturare, violentare, uccidere e morire di giorno, per poi vantarsi online di sera delle loro prodezze sanguinarie, da ragazzini cresciuti davanti ai videogiochi.
Tutto comincia col reclutamento e il percorso è sempre lo stesso: i giovani che abboccano al contatto sul network, martellati da canti guerreschi, immagini di nemici massacrati e di bambini uccisi invece dai nemici, vengono spinti con insistenza ad abbracciare la vera fede, a lasciare i genitori miscredenti, ad unirsi ai nuovi fratelli, che stanno lottando per creare uno stato religioso. Il candidato europeo alla Jihad si rivolge alla religione per malessere, magari dopo un fallimento sentimentale. Radicalizza la sua posizione, poi parte per la Siria, a dare la morte o a riceverla, carne da macello.
Va detto che l’Isis non è Al-Qaeda, anzi si combattono. La differenza è che i qaedhisti contrastano l’Occidente, l’Is si batte per trasformare il mondo in un meraviglioso califfato fondamentalista, secondo le “perle” che Anna-Melanie strappa ad un sempre più libidinoso Abu Bilel. Varranno le regole ora imposte nel territorio siriano “liberato”: i kafir sono haram, si può farne ciò che si vuole, sgozzarli o bruciarli. Facendo conoscere agli infedeli una morte atroce si onora Dio. Le donne sono obbligate a portare il velo integrale, possono uscire solo in ore precise, accompagnate da marito, padre, fratello. Se mal velate possono essere giustiziate, a meno che l’uomo non paghi una pesante multa. Anche gli uomini senza barba devono versare un’ammenda.
L’Is investe solo in armi gli ingenti proventi del commercio del petrolio che estrae nelle aree controllate. Anna ottiene molte informazioni dall’uomo eccitato, ma non ha risposte alla domanda: perché non costruite scuole, strade, ospedali, acquedotti?
Quando l’articolo è uscito su un giornale francese, Abu ha lanciato una fatwa contro la Erelle. Chiunque potrà violentarla, lapidarla, ucciderla, è più impura di un cane.

Nella testa di una jihadista

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nella testa di una jihadista

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