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Lasciami andare, madre di Helga Schneider

Adelphi, 2004 - Helga Schneider racconta il doloroso incontro con sua madre, ormai anziana e prossima alla morte, che nel 1941 ha scelto di arruolarsi nelle SS. Un viaggio negli orrori dell’Olocausto e nella mente di una fervida nazista che rivendica con orgoglio di essere stata guardiana di un campo di concentramento, senza mai pentirsi della sua scelta.

Federica Testa
Federica Testa Pubblicato il 25-01-2020

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Lasciami andare, madre

Lasciami andare, madre

  • Autore: Helga Schneider
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Adelphi
  • Anno di pubblicazione: 2004

Vedi Prezzo:

Scheda libro su ibs
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Helga Schneider è una scrittrice tedesca che vive in Italia dal 1963. Tutti i suoi libri, scritti in lingua italiana, sono incentrati sulla sua esperienza di bambina cresciuta nella Germania di Hitler, e soprattutto, di figlia di una fervida nazista che decide di abbandonare la famiglia per arruolarsi nelle SS e divenire guardiana del campo di concentramento di Birkenau.

In Lasciami andare madre (Adelphi, 2004) la scrittrice racconta l’ultimo drammatico incontro con la madre ormai anziana e prossima alla morte, avvenuto in un ospizio di Vienna nel 1998.

Madre e figlia si guardano negli occhi e si parlano come mai hanno fatto fino ad allora. È un confronto doloroso e pregno di tensione emotiva che riflette il conflitto interiore che ha dilaniato Helga per tutta la sua vita: la rabbia e la voglia di estirpare le proprie radici si alterna all’intima speranza di ascoltare parole di pentimento per potersi riconciliare con quella madre che, nonostante tutto, non è mai riuscita ad odiare.

“Chiamami Mutti, mammina” implora l’anziana signora; “Solo se risponderai alle mie domande” risponde Helga con la voce rotta da un pianto soffocato. Helga sfida, la incalza, ha sete di verità, ed è la verità cruda e terribile quella che la madre ha da offrirle. Inorridita, ascolterà il racconto degli esperimenti sulle cavie umane che venivano eseguiti nei campi di concentramento; delle donne che ”frignano” quando i bambini sono strappati dalle loro braccia per essere condotti nelle camere a gas; della razza inferiore che doveva essere sterminata, fino alle ultime terrificanti parole: “Io ho solo obbedito agli ordini”; “Io resto ciò che ero”.

Per me doveva essere giusto ciò che era giusto per il governo - esordisce con voce ferma - e non avevo il diritto a pensieri, opinioni o sentimenti di ordine personale. Avevo invece il dovere di obbedire senza discutere agli ordini superiori, e se questi ordini prevedevano di soffocare nelle camere a gas milioni di ebrei io ero pronta a collaborare. Per cui, credimi, non potevo assolutamente permettermi la minima debolezza nel confronti di mamme o bambini. Quando vedevo i più piccoli entrare nel bunker, l’unica cosa che riuscivo a pensare era: ecco dei marmocchi giudei tolti di mezzo, ecco dei neonati che non diventeranno mai disgustosi ebrei adulti.

Lasciami andare madre è il racconto doloroso e straziante di una bambina che cresce senza madre, di una donna costretta a fare i conti con il dolore e la vergogna di sapersi figlia di una dispensatrice di morte che ha contribuito a scrivere una pagina ignobile della storia dell’umanità per seguire la sua fede cieca nel Führer.

È una testimonianza diretta sugli orrori dell’Olocausto e sulle aberrazioni della mente di una donna e madre che sceglie con fermezza, senza mai pentirsi, di essere una SS.
Ci si ritrova increduli e spaventati perché la Schneider ci restituisce il ritratto di una carnefice che non è altro da noi ma è una di noi . È ”la banalità del male” che dobbiamo saper riconoscere e dalla quale dobbiamo inderogabilmente difenderci.

È come se si lacerasse un velo. Ora la nostra storia è tutta qui. La storia mancata di una madre e di una figlia. Una non storia.
Lasciami andare, madre.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lasciami andare, madre

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Commenti: 1

  • Caterina
    25 gennaio 2020, 14:59

    Complimenti, recensione molto toccante, non conoscevo questo libro, vi ringrazio per le vostre preziose indicazioni

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