Alcune delle più belle poesie di Antonia Pozzi sono ambientate nell’atmosfera incerta dell’autunno, come se lei, la poetessa tragica del nostro Novecento, cogliesse una parte di sé stessa nel languore del sole morente al tramonto, nella fredda brezza autunnale, nel rumore ovattato e silente delle foglie che cadono.
La vita, scritta in un giorno di agosto del 1935 - si sa che agosto parla già di autunno e non lo sa - prefigura questa atmosfera sospesa che è propria di quelle giornate ritorte su sé stesse, che paiono assottigliarsi, come avviene sempre alle “soglie dell’autunno”. La stagione delle foglie morte ci impone un ricalcolo del tempo e chiede di venire a patti con la malinconia, come di un sentimento che ci accompagna silente, situato nei recessi del cuore, simile a un battito continuo.
Nelle liriche di Pozzi convivono gli estremismi - una complessa sintesi di forza/fragilità, vita/morte, felicità/tristezza - i momenti vissuti in maniera viscerale con l’anima che cede di schianto dinnanzi a un’epifania inattesa.
Scopriamo testo e analisi della poesia e come viene narrato l’autunno da Antonia Pozzi.
“La vita” di Antonia Pozzi: testo
Alle soglie d’autunno
in un tramonto
mutoscopri l’onda del tempo
e la tua resa
segretacome di ramo in ramo
leggero
un cadere d’uccelli
cui le ali non reggono più.18 agosto 1935
“La vita” di Antonia Pozzi: analisi e commento
Sembra una poesia di stampo ungarettiano: la disposizione delle parole di Pozzi sulla pagina, intervallate da ampi spazi bianchi, isolate tra loro, distanziate con cura, ricordano la parola nuda di Ungaretti, che si fa simbolo e traduce un’allegoria.
Anche in Antonia Pozzi, come nelle foglie che cadono di ungarettiana memoria, poesia brevissima e lapidiaria di estrema sintesi simbolica, l’autunno è sinonimo di resa o, nel migliore dei casi, di caduta.
Ogni immagine evocata da Pozzi nei versi laconici de La vita evoca o suggerisce un’idea di rovina, tracollo, abbandono, a partire dal “tramonto muto” - ovvero il sole che cade, l’avanzare del buio - che apre la lirica. Ogni cosa si spegne nel silenzio, è in questa immagine malinconica, quasi luttuosa, che Antonia Pozzi raffigura, quasi con pennellate senza colore, le sue metaforiche “soglie d’autunno”.
La vita sembra una poesia dedicata ai cedimenti dell’anima, più che all’avanzare di una stagione nuova. Le immagini intrecciate in questi versi evocano tutte, nessuna esclusa, un presagio angoscioso di fallimento: il tramonto è muto e nel finale, come in una sorta di apocalissi biblica o di maledizione da piaga d’Egitto, assistiamo agli “uccelli che cadono”. Tra queste due immagini drammatiche, molto forti, nel mezzo è collocata la spiegazione reale, il significato occulto di questi versi:
scopri l’onda del tempo
e la tua resa
segreta.
L’autunno è la stagione che ci rivela la nostra caducità, si fa paradigma visivo della mortalità. Vediamo gli alberi sfiorire, le foglie cadere a terra, mentre la luce si dirada, sembra affievolirsi lasciando spazio a un buio più prolungato che prende il sopravvento. È questa la “resa segreta” cui fa riferimento, in maniera volutamente enigmatica, Antonia Pozzi: le cose si abbandonano, a tradire il loro ultimo segreto diceva Montale ne I limoni, i silenzi si fanno carichi di significato. All’improvviso la vita ha un peso e anche una dissolvenza.
La vita non è la sola poesia di Antonia Pozzi dedicata all’autunno, troviamo atmosfere simili anche in Ottobre, Novembre, Grido, Spazioso autunno e Sole d’ottobre. Raramente queste poesie vengono studiate a scuola, si prediligono altre poesie sull’autunno scritte da autori uomini, eppure Pozzi aveva colto l’essenza della stagione autunnale, straordinaria e drammatica al contempo, nella visione epifanica e struggente del “sole che brucia come un fragile corpo nudo”. Dietro il meraviglioso splendore dell’autunno - luce dorata, colori caldi e variopinti, bagliori e tonalità in bilico tra profondità e inconstanza - si coglie la caducità: questa stagione è come un canto del cigno.
Il prodigio poetico di Antonia Pozzi è stato quello di riuscire a percepire e a mettere in versi l’abbandono insito nel volteggiare di una foglia o di un sommesso battito d’ali. Anche lei, proprio come Vincenzo Cardarelli, aveva sentito l’autunno venire nel vento d’agosto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La vita”: la poesia d’autunno di Antonia Pozzi
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