In molti leggono la celebre Ninna nanna della guerra di Trilussa come una preghiera laica: in realtà questa poesia è un atto di denuncia che fotografa un sentimento collettivo, senza tempo “l’orrore dell’uomo dinnanzi all’assurdità della guerra”.
Poesia in versi ottonari scritta in dialetto romanesco, Ninna nanna della guerra suscita ancora oggi un’emozione intensa e, al contempo, una viva indignazione perché è applicabile a contesti di stringente attualità. Trilussa (al secolo Carlo Alberto Salustri, Ndr) sembra descriverci la terribile verità già teorizzata da Hobbes: homo homini lupus, ovvero “l’uomo per l’uomo è un lupo” che ci pone dinnanzi al principale - e incurabile - difetto dell’umanità, ovvero l’egoismo.
Perché si fanno le guerre? Questa la domanda che traspare tra le righe del canto dolceamaro di Trilussa: non viene formulata in termini chiari, ma viene espressa in modo lineare e coerente la risposta. Gli uomini fanno la guerra per puro egoismo, per interessi politici ed economici o personali, per un “gran giro di quattrini”. Denunciando l’insensatezza della guerra - di ogni guerra combattuta ovunque nel mondo - il poeta romano considera anche un avvilente dato di fatto: la guerra fa parte del genere umano che dall’inizio dei tempi provoca “macello” senza “l’ombra di un rimorso”.
Il grande intuito di Trilussa fu quello di comporre un atto di denuncia - il più incisivo, il più civile - sotto forma di ninna nanna, immaginando quindi di dedicarlo ai bambini, gli esseri più innocenti che della guerra non hanno e non avranno mai colpa. Il poeta romano scrisse questi versi nell’ottobre del 1914, quando già le cronache nazionali raccontavano delle prime stragi in trincea e le pagine dei giornali iniziavano a macchiarsi di sangue.
Dobbiamo leggerlo con gli occhi di un uomo di quel tempo che, all’improvviso, si rendeva conto dell’abominio, del massacro in atto e si sentiva impotente. All’epoca Trilussa aveva quarant’anni ed era già un autore affermato, eppure per parlare della guerra scelse la via della satira, utilizzò uno stile amaro e disilluso, reagendo al furore delle armi con la dolcezza malinconica di una ninna nanna intrisa di amarezza.
Il primo testo della poesia Ninna nanna della guerra fu pubblicato sui giornali socialisti piemontesi, fu in seguito ripreso da varie testate. Nel 1921 L’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci lo riprese sottolineandone il carattere di denuncia: perché la ninna nanna di Trilussa era una poesia dolceamara, ma soprattutto era un canto politico.
La ninna nanna di Trilussa: una satira contemporanea
Ancora oggi ci commuove e ci indigna per l’atroce verità che rappresenta, una verità che esiste da che esiste il mondo: sono i ricchi e i potenti a stabilire le sorti del popolino che viene chiamato alle armi in nome di interessi materiali e “insensati”, ma molto più grandi di lui. I ricchi mandano il popolo a combattere in nome di un ideale astratto, che maschera interessi economici molto meno nobili: a morire sotto il fuoco del cannone è la povera gente, mentre i Signori del Potere si accordano per la pace seduti comodamente attorno a un tavolo, in giacca e cravatta, con ampie strette di mano.
La satira di Trilussa è affilata, ma arriva dritta al punto parlando con il lessico semplice, dolce che si riserva ai bambini per raccontare loro persino ciò che noi, adulti, non riusciamo a capire. Che il mondo in fondo non è un bel posto, ma ci dobbiamo vivere.
Scopriamo testo, analisi e commento della Ninna nanna della guerra.
La ninna nanna della guerra di Trilussa: testo
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili de li popoli civili...Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza...O a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.Ché quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe’ li ladri de le Borse.Fa’ la ninna, cocco bello,
finché dura ’sto macello:
fa’ la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
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La ninna nanna della guerra di Trilussa: parafrasi
Ninna nanna, ninna nanna, il piccolino vuole essere allattato dalla mamma. Dormi dormi piccolino sennò chiamo il diavolo (Farfarello come lo chiamava Dante nella Commedia) oppure Guglielmo II di Prussia e Francesco Giuseppe d’Asburgo, che si reggono con le zeppe sopra un impero mezzo giallo e mezzo nero (riferimento all’impero austriaco, Ndr).
Ninna nanna, dormi piccolino, che se dormi non vedrai i delitti e i guai che accadono nel mondo per opera delle spade e dei fucili dei popoli cosiddetti “civili”.
Ninna nanna, dormi piccolino, e non sentire i sospiri e i lamenti della gente che si uccide per obbedire a un pazzo che comanda. La gente che uccide sparandosi a sangue per ottenere la supremazia della razza.
O forse si uccide in nome di una fede in un Dio sconosciuto, che non si è mai visto, ma che serve al Sovrano macellaio per giustificare le proprie azioni.
Questo covo di assassini (i signori del potere) che stanno insaguinando la Terra in realtà sa bene che la guerra non è un mezzo per ottenere denaro ed è guidata dagli interessi economici. La guerra prepara le risorse per i ladri delle borse.
Dormi piccolino finché continua questo insensato orrore, dormi così non lo vedrai. Presto rivedremo i sovrani stringersi le mani, e tornare buoni amici come prima. Sono tutti legati tra loro, sono pure imparentati, e non esitano ad accettare ciò che viene loro offerto in termini di ricompense materiali.
Dopo essersi riuniti tra loro faranno un bel discorso, in cui parleranno di Pace e di Lavoro (poste in maiuscolo volutamente, come parole magiche, Ndr) al popolo idiota che ancora li ascolta dopo essere stato risparmiato dal cannone.
La ninna nanna della guerra di Trilussa: analisi e commento
Trilussa nella sua Ninna nanna della guerra si serve di un lessico semplice ed elementare, ma non rinnega i riferimenti colti. Ce lo dimostrano nei primi versi i nomi utilizzati per identificare i Diavoli (coloro che rappresentano il Male allo stato puro, l’inferno in terra) chiamati Farfarello (come il Diavolo della Divina Commedia di Dante Alighieri, citato anche da Leopardi in un dialogo delle Operette morali). Il secondo diavolo, o meglio Uomo Nero, che viene citato per mettere paura al bambino è Gujermone, che identifica il sovrano Guglielmo II di Prussia, il kaiser. L’altro uomo temibile che viene citato è invece Ceccobeppe (che sembra essere il nome di un altro diavolo dantesco) nomignolo che cela la figura di Francesco Giuseppe d’Asburgo.
A mettere paura al bambino che non dorme sono dunque non figure dettate dall’immaginazione, ma uomini reali, davvero responsabili del male.
Nella prima strofa Trilussa rimarca un’apparente contraddizione: i popoli cosiddetti civili usano le armi per ammazzarsi, questa è una delle tante infamie che macchiano il mondo.
Ma la figura più demoniaca dell’intera poesia è rappresentata dal Sovrano Macellaio che agisce solo in nome dei propri interessi, mandando il suo popolo a morire sul fronte di battaglia. Non è al potente sovrano tuttavia che Trilussa addossa tutta la colpa della guerra: la sua denuncia, in realtà, è una critica al popolo cojone (lo definisce di proposito in modo dispregiativo) che si rende complice dei delitti compiuti dai potenti. Il popolo, secondo Trilussa, è tacitamente responsabile della guerra. Questa denuncia può essere estesa, su larga scala, all’intera umanità: finché si combattono e si fanno le guerre nel mondo la colpa è anche di chi non si avvede della propria responsabilità, oppure sopporta ogni torto che gli viene inflitto per paura o per pigrizia.
Tornerà la pace, dice infine Trilussa: ma il suo non è un canto di speranza, ma la constatazione di un’amara verità. I sovrani troveranno un accordo e si stringeranno le mani. Presto torneranno a parlare alle folle servendosi delle parole magiche tanto abusate, “Pace” e “Lavoro”, che subito fanno tutti contenti. Ad assentire sarà di nuovo il popolo; ma solo quella parte che è rimasta in vita, perché risparmiato dal cannone, da quello stillicidio inutile di morte rappresentato dalla guerra in tutta la sua insensata spietatezza.
La ninna nanna della guerra interpretata da Gigi Proietti
La più intensa e commovente interpretazione teatrale della Ninna nanna della guerra di Trilussa l’ha data il compianto Gigi Proietti, ve la proponiamo qui.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "La ninna nanna della guerra": la poesia di Trilussa con una dolceamara verità
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