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Recensioni di libri

La magia del numero 10 di Luigi Potacqui (Romanzo Calcistico)

Sonzogno, 2020 - Luigi Potacqui, che si firma in rete e sui social Romanzo Calcistico, racconta ventidue storie di calciatori, accomunate da un numero sulla maglia, il mitico 10, eterna leggenda di fantasia, magia, genio.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 28-04-2021
La magia del numero 10

La magia del numero 10

  • Autore: Luigi Potacqui (Romanzo Calcistico)
  • Genere: Sport
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Sonzogno
  • Anno di pubblicazione: 2020

Nei primi anni Novanta, il piccolo Gigi aveva preteso di entrare alla scuola calcio ad appena 5 anni e per accontentarlo il Giulianova aveva fatto un’eccezione. Alla prima partita, il mister non gli aveva assegnato un ruolo preciso, “sei libero di svariare”: era cominciata la carriera di fantasista del calcio di Luigi Potacqui, stava diventando uno degli interpreti — negli stadi di provincia .- della leggenda mondiale di un 1 e uno 0 dietro una maglia di gioco. Alcuni li ha raccontati nella raccolta di profili di campioni La magia del numero 10, per la casa editrice Sonzogno (2020, 207 pagine), con i disegni di Mario Monno e la firma in copertina Romanzo Calcistico, sito internet (romanzocalcistico.com) e anche account dei suoi seguitissimi profili Facebook e Instagram.

Una vita da numero 10 anche per Gigi, nelle serie inferiori, ma soprattutto una visibilità da star del web, alla testa della community calciofila che si riconosce e riunisce nelle sue pagine on-line. Dall’esperienza quotidiana di storytelling è nata questa antologia di ventidue calciatori che hanno segnato e fatto sognare, lasciando traccia di sé nella storia dello sport tanto popolare, che non è solo calci e pedate. Hanno conquistato chi li ha ammirati dagli spalti, sul piccolo schermo, anche solo intravisti in riprese filmate, servizi televisivi o frammenti di vecchie partite. Questi ultimi riferimenti riguardano uno dei magici ventidue, Giuseppe Meazza, mito dello sport nazionale dell’anteguerra.

Si estendono anche a un fenomeno più recente del “Balilla”, a quell’Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelè, che contende a Diego Armando Maradona la corona di più grande fuoriclasse del calcio di sempre.
O’Rei e la Mano di Dio non mancano ovviamente tra i profili dedicati da Potaqui ai numeri 10 dei sogni, ma la curiosità nel caso del campione brasiliano è che da giovanissimo, pur essendo un chiaro talento del football brasileiro, non avrebbe dovuto far parte della squadra nazionale verdeoro nel mondiale 1958 in Svezia.
A quattro anni dal drammatico Maracanazo nel Mundial 1954 ospitato in casa, tutto il Brasile soffriva ancora come un’onta insopportabile la sconfitta subìta dal piccolo Uruguay nella finale nello stadio Maracanà. La nuova occasione in Europa era vista come una rivincita e le autorità calcistiche avevano fatto le cose in grande, mobilitando anche un’equipe di psicologi per sottoporre i candidati alla Selecao a una serie di test attitudinali, che avevano bocciato il diciassettenne promettente campioncino del Santos. Era stato giudicato immaturo, privo di spirito di gruppo, inutile alla causa collettiva e da lasciare a casa. Ma chi aveva responsabilità nella compagine tecnica preferì fare di testa sua: il ragazzino vestì la maglia e alla sua verdissima età trascinò la nazionale brasiliana al successo in Svezia. Era nata la leggenda della Perla Nera.

Alla carriera di un altro dei grandi della categoria è stato dedicato perfino un bel film-documentario e dire che l’olandese Johan Cruyff non ha mai portato sulle spalle il numero 10 dei campioni delle meraviglie, avendo conservato sempre il 14 ricevuto per caso nelle giovanili. Per la sua grandezza, è come se Johan l’avesse indossato. Grandezza di piedi e di testa: Gigi Potacqui ricorda che da calciatore dell’Ajax, del Barcellona e della Nazionale orange, poi da allenatore, non smetteva di ripetere che nel calcio non è necessario correre molto, perché si gioca anche col cervello e bisogna trovarsi nel posto giusto al momento giusto, né troppo presto né troppo tardi.

Nei profili monografici ci sono anche i nostri. Primo — anche dell’intero libro, le biografie calcistiche non seguono un ordine cronologico — è Alessandro Del Piero. Aveva 18 anni nel 1992, quando venne presentato al presidente della Juventus Giampiero Boniperti, che l’aveva voluto tra i bianconeri. Alla fine di una “lezione” sullo stile Juve (educazione, cultura del lavoro e dei valori), si era sentito intimare “tagliati i capelli”, che aveva già fatto accorciare.
Che dire di Michel Platinì, acquistato da Gianni Agnelli per 250milioni di lire, “un tozzo di pane”? A 14 anni aveva partecipato ad una selezione di giovani talenti a Parigi, senza riuscire a toccare palla. Così, mentre gli altri erano stati invitati a fermarsi intorno al campo per una ulteriore valutazione, gli erano stati messi in mano un biglietto per un battello sulla Senna e uno per salire sulla torre Eiffel da turista. Provino fallito anche col Metz, prima che il modesto Nancy decidesse di puntare sul ragazzetto riccioluto che da grande voleva fare il fantasista e ha concluso volontariamente la carriera ad appena 32 anni, per farsi ricordare da campione, non da vecchio calciatore.

Potacqui scrive anche di Totti (“gli faccio er cucchiaio”), Zidane, Zico, Zola, Baggio, Rivera, Ronaldinho, Kakà, ovviamente Lionel Messi, meno ovviamente Manuel Rui Costa (ma questa è una passione personale dello scrittore esordiente). Un’altra curiosità è rappresentata da sei “diez” sudamericani: Carlovich, Gonzalez, Valderrama, Valdivia, Richelme fino all’Apache Carlitos Tevez, interpreti anche loro dell’eterna leggenda di un numero tondo sulla maglia, camiseta, jacket, il mitico 10, simbolo di fantasia, magia, genio.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La magia del numero 10

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