La Biblioteca Nazionale di Scozia ha reso nota in questi giorni una pagina inedita della vita di Mary Shelley, celebrata autrice di Frankenstein. Una curiosità che ci aiuta però a ricostruire la personalità di una donna forte e indipendente. E che viene svelata in concomitanza con le crescenti indiscrezioni sul nuovo adattamento cinematografico della sua opera più celebre, firmato da Guillermo del Toro e in programma su Netflix.
Niente di nuovo: Frankenstein (in Italia pubblicato, tra gli altri, da Feltrinelli, nel 2013, a cura di Giorgio Barroni) contiene elementi di indiscussa modernità e non finisce di affascinare.
Come la sua autrice. Quella che emerge dagli archivi è una lettera, un singolo foglio di carta fragilissima, presto a disposizione del pubblico in occasione di una mostra in programma il 7 novembre prossimo. Racconta di uno scambio epistolare con Sir Walter Scott.
La recensione errata di Walter Scott a Frankenstein
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Mary Shelley scrive a Walter Scott per correggere un errore di attribuzione. Non è cosa da poco, considerato che Walter Scott è già un’indiscussa autorità nel panorama letterario mondiale. Affascinato dal genere del romanzo gotico, ha letto Frankenstein pubblicato in forma anonima. Egli stesso scrive opere a tema, come The Tapestried Chamber (La Stanza delle tappezzerie), e lo stesso Ivanhoe (Mondadori, 2017) contiene riferimenti di chiara ispirazione al capolavoro di Shelley. La sua biblioteca poi è piena di volumi libri sulla stregoneria e il soprannaturale.
Non solo: recensisce Frankenstein per il “Blackwood Magazine” di Edimburgo. La critica è positiva, ovviamente. Ma contiene un errore. Sir Walter Scott attribuisce l’opera al marito di Mary, il poeta Percy Bysshe Shelley. E lei nel 1818 prende carta e penna e gli invia la famosa lettera, informandolo della reale paternità del romanzo. Un gesto di rivendicazione che dimostra coraggio e consapevolezza: in fondo non è da tutti scrivere una precisazione indirizzata a una delle massime autorità letterarie del paese. Specie in un’epoca in cui molte scrittrici scelgono la pubblicazione sotto pseudonimo.
“Frankenstein” e il successo nei secoli
La lettera fa parte del nutrito archivio della Biblioteca Nazionale di Scozia, che da sola possiede 106 versioni di Frankenstein ma anche documentazione su rivisitazioni e adattamenti successivi di un personaggio che rievoca Prometeo e Faust e che ha contribuito a disegnare l’immaginario e la cultura dell’Europa moderna.
Tanto che la notizia ha conquistato l’interesse del quotidiano scozzese “The Herald”, con tanto di intervista alla curatrice Kirsty McHugh.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La lettera con la quale Mary Shelley corresse Walter Scott
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