La casa sul Nilo
- Autore: Denise Pardo
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2022
La casa sul Nilo di Denise Pardo (Neri Pozza, 2022) è un racconto affascinante che parte dal settembre del 1961: la famiglia della narratrice è appena giunta a Roma da Il Cairo, l’Egitto dominato dal presidente Nasser che ha pian piano estromesso del paese gli stranieri.
La famiglia si è rifugiata a Roma, ha preso momentaneamente alloggio in un albergo dei Parioli, in attesa di una sistemazione più adeguata.
Sono ebrei di origine italiana: Sam, il padre, la bellissima moglie Fanny, le tre figlie, ancora bambine molto piccole, e la nonna Berthe detta “Bobe”, profuga a sua volta da Odessa, da cui era fuggita durante la rivoluzione bolscevica.
Sam è un commerciante importatore di marmi da Carrara, che aveva fatto una grande fortuna economica in Egitto negli anni quaranta e cinquanta, quando regnava il corrotto re Faruq, succeduto al padre Fuad.
Il grande fascino di questo romanzo è l’aver ricostruito la “dolce vita” che per anni fu consentita a una società cosmopolita, estremamente ricca, che poté trascorrere tra il Cairo e Alessandria, in riva al mitico fiume Nilo, di fronte alle Piramidi, una esistenza fatta di amicizie altolocate provenienti da tutta Europa, grandi privilegi, abitudini di vita comode e totale libertà di incontrare lingue, religioni, culture che riuscirono a rendere i loro soggiorni in quella terra colonizzata una sorta di paradiso in terra. Una pasticceria italiana raffinata, Groppi, alberghi lussuosi, abitazioni ricche di arredi preziosi, personale di servizio indigeno fedele e devoto, scambi di inviti e di frequentazioni con la crème della società inglese, francese, greca, libanese, italiana, turca, abiti occidentali provenienti da Londra o da Parigi, profumi Floris o Patou, romanzi appena arrivati dall’Europa, una cucina internazionale che mescolava sapori arabi a gusti più occidentali, rapporti liberi tra cittadini egiziani e stranieri.
Tutto questo funzionò fino a che, alla metà degli anni ’50, la estrema impopolarità del corrotto Faruq, affamatore di un popolo miserabile, lo costrinse alla fuga: si rifugiò a Roma, dove continuò a vivere dissipatamente.
I militari guidati da Nasser dopo un colpo di stato teso a nazionalizzare il canale di Suez, siamo nel 1956, pian piano cominciarono a estromettere gli stranieri, che pure avevano largamente contribuito al benessere dell’Egitto.
Malgrado le amicizie profonde che legavano inglesi, italiani, greci, francesi, libanesi agli egiziani, questi, ormai insediati stabilmente al potere, militari anticomunisti e antisionisti, fortemente ostili agli inglesi ex padroni del paese, iniziano una campagna violenta contro gli stranieri.
La famiglia Baranes giunta a Ciampino con cinquantadue valigie di cuoio, tutto quello che era stato loro consentito di portar via dal Cairo, appare disorientata nelle prime pagine del romanzo: la nonna apolide che si esprime in Yiddish, la bionda Fanny, guanti di camoscio e ombrello inglese, che canticchia La donna riccia di Modugno per calmare la figlia più piccola, le tre bambine che non capiscono dove sono e quando potranno tornare a casa, dalla tata Fawzia, dal fedele Abdul, alla scuola laica francese, alla dolcezza mediorientale nella quale erano felicemente cresciute.
Nel bel romanzo di Denise Pardo si mescolano sapientemente vita privata e storia, amicizie profonde e laceranti distacchi, ambienti esotici e abitudini di un mondo finito, perduto per sempre.
C’è nostalgia, dolore per quanto si è perso, ma anche realismo e consapevolezza da parte della giornalista che scrive e ricorda, che la sua stessa famiglia amatissima, era stata troppo a lungo inconsapevole e superficiale nell’affrontare un cambio epocale di coordinate storiche politiche e sociali che si chiama fine del colonialismo. Tuttavia il fascino del racconto prende noi lettori e non ci lascia, insieme all’odore del gelsomino, dei frutti esotici, del caldo asfissiante e dei cieli blu, mentre “La luce della luna al Cairo è l’unico ricordo che non è riuscita ad eliminare”, le parole con cui la scrittrice ormai italiana chiude il romanzo.
La casa sul Nilo
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