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Recensioni di libri

L’occhio di Roxane di Max Dezzi

Un lettore ha intervistato Max Dezzi, l’autore esordiente di "L’occhio di Roxane" (IPOC, 2010). Trama: Un corpo mutilato viene trovato nella vasca situata proprio al centro della struttura. La Polizia in un vicolo cieco chiede la collaborazione di Roxane, un’ex poliziotta dalle facoltà paranormali...

Pietro C. Pubblicato il 29-09-2010

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L'occhio di Roxane

L’occhio di Roxane

  • Autore: Max Dezzi
  • Anno di pubblicazione: 2010

"L’occhio di Roxane" è una storia coinvolgente e dal ritmo serrato. Ha inizio nella provincia romana, per la precisione tra le rovine della Villa di Plinio nella pineta di Castelfusano. Un corpo mutilato viene trovato nella vasca situata proprio al centro della struttura. La Polizia in un vicolo cieco chiede la collaborazione di Roxane, un’ex poliziotta dalle facoltà paranormali.

Ho parlato a lungo con Max Dezzi per scoprire il motivo di alcune scelte stilistiche e ho trovato una persona dalla personalità, poliedrica e affascinante. Lavora come controllore del traffico aereo al centro radar di Linate, un lavoro, mi racconta, che implica grandi responsabilità, preparazione e decisione nella scelta dei tempi e delle soluzioni idonee a certe situazioni. Dico questo, perché contrariamente all’aspetto estremamente razionale della sua vita diurna, Max quando scrive (perché lo fa di notte), si lascia andare e guidare dall’ispirazione, come impulso istintivo.

Ecco alcune delle osservazioni che abbiamo scambiato:

- Come è nata l’idea di questo libro?

Una notte ho sognato una sfida che avevo fatto con alcuni amici quando ero ragazzo. Raggiungere la pineta di Castelfusano di notte, e arrivare fino alla Villa di Plinio per sdraiarsi all’interno della vasca tra le rovine. Arrivammo fino all’ingresso della pineta, in bicicletta, ma nessuno di noi ebbe il coraggio di entrare. La mattina sorrisi al ricordo di quell’episodio, ma come spesso mi succede, iniziai a fantasticarci sopra. Scrissi qualche pensiero su ciò che ricordavo e lentamente crebbe un’idea in modo quasi naturale. Pensai ad una storia che poteva fare perno proprio su un posto così enigmatico e che pochi conoscono. Spesso leggendo, ci si trova in località di cui non conosciamo nemmeno l’esistenza. La mia speranza è che grazie a questo libro, il mistero, la suspense ed il sesto senso possano essere raccontati ed immaginati anche in una location a noi molto più familiare.

- Perché proprio il nome Roxane?

Questo nome mi è rimasto impresso perché significa colei che riluce, brilla. É mio pensiero che oggi gli impegni ci schiacciano al punto da non trovare un momento per ritrovare noi stessi, per guardare il cielo, le stelle, insomma le cose semplici. Questo aspetto è stato enfatizzato grazie alla figura di Raco. La cultura peruviana viene contrapposta a quella occidentale che lui vede come corrotta e priva di valori, proprio perché l’individuo perde il libero arbitrio schiacciato dagli impegni, fino a diventare uno schiavo del sistema. Roxane nel mio immaginario rappresenta un punto di luce, una nuova eroina che ha la possibilità di capire, di guardare oltre. Le sue percezioni si fondono con il pensiero del peruviano che assume il ruolo di una guida spirituale che la invita ad aprire gli occhi per riuscire a vedere la verità.

"L’occhio di Roxane" riesce a trattare queste tematiche ruotando intorno ad un delitto all’apparenza banale, ma i continui colpi di scena sveleranno, un tassello alla volta, un puzzle che sarà possibile vedere nella sua interezza solo alla fine del libro, dopo aver capito e vissuto i punti di vista di entrambe le culture. Solo a quel punto si capirà che il concetto di verità e giustizia può essere completamente stravolto.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’occhio di Roxane

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