John Lennon... e ora sto dicendo «Pace»
- Autore: Silvia Albertazzi
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Essere John Lennon negli anni fiammeggianti del pre e post Sessantotto:
John è il rivoluzionario che, dopo aver denunciato i condizionamenti dell’educazione proletaria scandalizzando il pubblico borghese tardo-novecentesco, fa digerire al mondo intero lo stesso messaggio anticapitalista, antireligioso, antinazionalista, semplicemente ricoprendolo di miele; è l’autore di storie nonsense irriverenti e sarcastiche, ma anche l’idealista che cerca di combattere l’apatia delle giovani generazioni, convinto che anche una canzone possa aiutare a cambiare il mondo.
Essere dunque John Lennon nel milieu della contestazione contro la guerra in Vietnam e contiguo alla rivolta afro-americana. Ancora: essere John Lennon uno e legione. Femminista. Operaista. Pacifista non mieloso. Libertario.
Nelle performance pubbliche-private con Yoko Ono. Nei versi irraggiungibili di Imagine:
Immaginate che non ci sia alcun paradiso (…) Immaginate che non ci siano patrie (…) Immaginate che non ci siano proprietà (…)”
La rivoluzione degli anni Sessanta è stata una rivoluzione quasi gioiosa. Romantica. Lennon (con e senza i Beatles) ne è stato portavoce. Romantico a sua volta. La protesta civile degli anni Settanta è stata un’altra cosa e ha visto Lennon assumere (op)posizioni più decise. Dentro e fuori le canzoni. Non esagera Hanif Kureishi a sostenere che Lennon ha avuto per quegli anni la stessa valenza che Brecht ha avuto per gli anni Trenta e Quaranta del Novecento.
Le pagine che Silvia Albertazzi gli dedica per Castel Negrino editore John Lennon… e ora sto dicendo «Pace» (2022) – coniugate in parallelo con lo scenario artistico-culturale del periodo – irrobustiscono il concetto: l’espressione autoriale di John Lennon non è disgiungibile dall’humus sociale e intellettuale che l’ha ispirata.
È quindi tutt’altro che casuale, la spessa antologia di rimandi ispirativi che occupa l’intera seconda parte del volume (John Osborne, Lewis Carrol, Oscar Wilde, Dylan Thomas, Aldous Huxley, Gibran…): autori declinati-citati-rivisitati-ritrovati nei versi di John Lennon, onnivoro consumatore di arte e dolore.
Perché “il genio è dolore, solo dolore” (dixit).
Silvia Albertazzi è autorevole tessitrice di indagini dalla valenza molteplice - antropologica, letteraria e musicale – e questo suo saggio lo conferma. Il libro gravita in orbita opposta a quella pigra, strettamente biografica.
La storia e la traiettoria artistica dell’ex Beatle sono insomma restituite dall’autrice in parallelo alle ascendenze politiche e culturali che le hanno determinate.
Tante le citazioni di Lennon riprese nel testo, altrettante le fonti e i pareri critici riportati, collateralmente all’analisi autonoma dell’autrice, condotta con competenza e inquadrata da focus quasi inediti che non sorvolano (vivaddio) sui momenti bui dell’artista:
Purtroppo, a John toccherà ben presto provare sulla sua pelle quel ‘sofisticato sistema di morte della libertà. I quasi quattro anni di persecuzione del governo statunitense portano al logoramento della sua creatività, mentre la dura battaglia legale sostenuta conduce, per non fornire ulteriori appigli all’espulsione dagli States, all’abbandono dell’attivismo. Ma non basta: con la rielezione di Nixon, John torna a sentirsi il loser dei giorni dei Beatles, regredisce a quello stesso stadio di depressione e di autodistruzione, mentre anche il suo matrimonio si disintegra. Personaggio contraddittorio quant’altri mai, e al tempo stesso profondamente sincero, anche nei suoi comportamenti più negativi, lontano da Yoko, John vive i suoi giorni perduti, quattordici mesi di bevute e stordimento.
Non c’è vertice musicale originato da partenogenesi: glorificato in parallelo alla glorificazione dei Beatles, John Lennon si attesta oltre la sua assunzione convenzionale. Di fianco a Yoko Ono si è misurato con lo sperimentalismo musicale e i suoi brani di maggiore spessore contenutistico appartengono agli album da solista.
Al merito principale di questo saggio luminoso di Silvia Albertazzi si arriva per negazione: John Lennon… e ora sto dicendo «Pace» è un saggio che si sporca di luci e ombre del mito. Non è cioè un saggio genuflesso alla sua statura. Non cade nella trappola del nostalgismo acritico. Dunque non è un libro per fans coi paraocchi. È un libro autentico. Da non perdere.
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