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Recensioni di libri

Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Volume 1 di Fabrizio Fogliato

Edizione Il Foglio, 2015 - Uno sguardo critico nella nostra cinematografia e nelle trasformazioni politiche e sociologiche della nostra società dagli anni venti, alla guerra, al boom economico, fino agli anni settanta.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 01-06-2015

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Italia: ultimo atto. L'altro cinema italiano. Volume 1

Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Volume 1

  • Autore: Fabrizio Fogliato
  • Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2015

Una grande passione e una profonda conoscenza della nostra storia sono le autentiche peculiarità mostrate da Fabrizio Fogliato in Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Volume 1 (Ass. Culturale Il Foglio, 2015) che, per chi ama il cinema come me, non è solo estremamente interessante ma anche ricco di curiosità. Il volume ha in copertina il volto tratteggiato dell’attore Luc Merenda, famoso protagonista dei polizieschi degli anni settanta, e lo stesso titolo del film Italia: ultimo atto del regista Massimo Pirri. Il manifesto di questo film del 1977 è preso in prestito per firmare un’opera che raccoglie la storia del cinema in Italia descrivendone i registi, i film più o meno famosi, l’altro cinema italiano, e con essi le ossessioni, le paure, le speranze e i cambiamenti della nostra società.

Fabrizio Fogliato è docente presso la Starting Work, cura rassegne cinematografiche, festival e cineforum ed è un noto autore di numerose opere riguardanti il cinema e i suoi autori, tra cui Abel Ferrara - Un filmaker a passeggio tra i generi e Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo. Il saggio è un piacevolissimo viaggio a ritroso nei film italiani forse poco conosciuti, amati, ora tutelati ed anche in quelli andati persi o distrutti dal tempo. Uno sguardo critico nella nostra cinematografia e nelle trasformazioni politiche e sociologiche della nostra società dagli anni venti, alla guerra, al boom economico, fino agli anni settanta. Il ricordo narrato e tratteggiato di quanto il nostro cinema fosse un’officina di pensieri, di libertà, di realtà in movimento e di grandi outsider.

Un pensiero ricorre al regista Claudio Caligari, e al suo cinema di storie dolorose, che ci ha lasciati pochi giorni fa. Indimenticabili sono anche gli attori, dapprima giovani interpreti del cinema dei telefoni bianchi, del teatro e delle serie televisive degli anni settanta, che hanno reso illustre nel mondo il nostro cinema: Leonardo Cortese, Fosco Giachetti, Massimo Serato, Gino Cervi e tanti altri.

“Fogliato entra negli anfratti, seziona, squaderna, mette sul tavolo cose remote… è uno Huysmans che con le fluide e dotte frasi del suo Des Esseints opera, nel caos oggi calmo, posatosi, sedimentato, della cinematografia italiana che va da Mussolini ad Aldo Moro… Fogliato va raccontando, con questo suo metodo, una sorta di altra storia o di contro storia del cinema italiano.“

Così scrive Davide Pulici, noto critico cinematografico, nell’introduzione all’opera. Ed è proprio così: l’autore ha rivisto film, riascoltato interviste, riavvolto scene e frammenti di pellicola, scritto appunti, letto monografie e ritagli di pagine culturali, un lavoro arduo e delicato. Cinquant’anni di cinematografia partendo dal cinema del Ventennio, la settima arte, importante per Mussolini come mezzo di propaganda per celebrare i valori del fascismo, con i grandi registi Mario Camerini e Alessandro Blasetti, il regista con gli stivali. Interpreti e anticipatori di una modernità e di una cultura cinematografica definita pre-neorealista. Fabrizio Fogliato ricorda due film di eccellenza: Rotaie, restaurato e presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nel 2011, che insieme a Sole, film d’esordio di Blasetti, sulla politica fascista delle bonifiche, segnarono la rinascita del cinema italiano con l’Istituto LUCE, dopo il lungo decennio di crisi. Alla fine della guerra i film divennero documentari e lungometraggi come Proibito rubare, nel quale si raccontava la città di Napoli e le difficoltà di vivere alla fine della guerra, e successivamente di denuncia sociale La tratta delle bianche, entrambi di Luigi Comencini.

“Mai come negli anni ’50 il cinema italiano è stato un cinema al femminile. In un Paese fotografato nella fase di transizione tra arcaicità e modernismo, tra comportamenti imposti dalla tradizione e voglia di emancipazione, tra le macerie del passato più recente e la frenesia della ricostruzione … donne protagoniste e donne spettatrici che sognano di riscattarsi come le loro eroine.“

La guerra aveva portato con se morte e distruzione ed aveva diviso in due l’Italia, quella degli onesti, senza né pane e né lavoro, e quella disonesta della borsanera. In una società così fragile con ferite ancora aperte si voleva dimenticare, riscoprire la bellezza, il tempo libero e la voglia di divertirsi. In ogni città e in ogni paese, anche il più piccolo, c’era un cinema o una sala visione, sempre gremite di pubblico, sebbene ancora analfabeti, desiderosi di ridere e di piangere immedesimandosi nei loro eroi, James Dean e Marlon Brando. Il cinema diventava la camera dei sogni.

Gli anni a seguire furono di rinnovamento, di emancipazione culturale e sociale, tanto da essere ricordati come anni leggendari per l’industria del film. I romanzi di successo dei grandi scrittori del momento, quali Moravia, Berto, saranno le sceneggiature dei film e tanti scriveranno racconti o episodi, come Montanelli, Pasolini, Marchesi e Flaiano, per i registi più famosi. La Dolce vita, Rocco e i suoi fratelli e le indimenticabili interpretazioni di Alberto Sordi del perdente, nei film di Monicelli e Risi, raccontava la creatività e l’arte di arrangiarsi degli italiani. Il miracolo economico trasformerà la nostra società e la deriva che portava con sé, cialtrona e volgare, determinerà importanti cambiamenti politici: lo scontro generazionale del ’68 e la lotta armata degli anni ’70. Mutamenti sociali, culturali saranno espressi nei film di denuncia di Lizzani, Lattuada, Petri, Bolognini, Cavara ai quali seguirà la stagione del cinema nero, e i film di Massimo Pirri che narreranno del periodo più buio e drammatico della nostra democrazia.

“Egli è il cantore, scomposto, di una generazione perduta che si dibatte tra peccato e trasgressione, che intraprende la strada cieca del terrorismo – Italia: ultimo atto-, che rimane prigioniera della propria ambiguità e che infine muore tristemente tra i buchi della droga.“

Italia: ultimo atto è un saggio imperdibile perché raccoglie una storia lunga decenni che racconta di noi, delle nostre vite, delle nostre coscienze e dei nostri ideali. Un volume che racchiude, nella sua storiografia, il nostro immaginario visivo. Un’arte che ha saputo celebrare la bellezza, il dolore, la sofferenza, il lavoro e il sogno.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Volume 1

  • Altri libri di Fabrizio Fogliato
Abel Ferrara. Un filmaker a passeggio tra i generi
Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano
Jacopetti Files. Biografia di un genere cinematografico italiano
Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo

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