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"L’isola di Arturo" di Elsa Morante letto da Iaia Forte

Dopo il successo dell'audiolibro "La storia", Iaia Forte torna a dare voce a Elsa Morante per Emons: da oggi sarà possibile ascoltare anche "L'isola di Arturo".

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 07-05-2020
"L'isola di Arturo" di Elsa Morante letto da Iaia Forte

L’isola di Arturo (Emons 2020, versione integrale, con un’introduzione audio di Carola Susani, illustrazione di Siliva Rocchi, durata: 15.52 ore) di Elsa Morante (Roma, 18 agosto 1912 - 25 novembre 1985) è da oggi disponibile in versione audiolibro, letto da Iaia Forte, per la regia di Flavia Gentili. Il romanzo, pubblicato da Einaudi nel 1957, valse alla scrittrice romana il Premio Strega nello stesso anno.

Dopo il successo dell’audiolibro La Storia, Iaia Forte torna a dare voce alle parole di Elsa Morante, una delle più importanti figure della letteratura del Novecento, leggendo i ricordi di Arturo Gerace, quelle memorie fondamentali, che sono state il fulcro della sua infanzia e adolescenza.

L’isola di Arturo: la trama

“Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome”.

Nella seconda metà degli anni Trenta nell’isola di Procida il ragazzino Arturo, orfano di madre, morta nel darlo alla luce, viveva una vita divisa tra leggenda e fantasia, imbottita di racconti fantastici e mitici, al cui centro c’era il padre italo tedesco Wilhelm, visto dai suoi occhi di fanciullo alla stregua di un eroe.

Procida era tutto il mondo di Arturo e l’orizzonte era il mare azzurro nel quale nuotare e sognare un giorno di compiere viaggi bellissimi e mitici, mentre la cagna, Immacolatella, era la sua fidata compagna di avventure.

La figura femminile per Arturo era rappresentata da una vecchia fotografia della madre, “figurina stinta, mediocre, e quasi larvale, ma adorazione fantastica di tutta la mia fanciullezza”. Quando Wilhelm aveva condotto a Procida la sua nuova sposa napoletana Nunziata, giovanissima, Arturo aveva provato fin da principio sentimenti contrastanti: desiderio, gelosia e una forte attrazione alla quale il ragazzino non riusciva a dare un nome. Sarebbe stato proprio l’amore per Nunziata e la venerazione nei confronti del padre a far compiere al sedicenne Arturo una scelta drastica, totalizzante: abbandonare l’isola senza guardarsi più indietro.

In questo perfetto romanzo di formazione, l’autrice di capolavori quali Menzogna e sortilegio (1948) e La storia (1974) descrive il microcosmo di Arturo e quell’isola nativa: da un lato esclude il mondo esterno, dall’altro i suoi confini fanno desiderare terre ignote.

Partire per diventare adulti, uscire dalla protezione del grembo materno, compiere quella traversata del mare che conduce alla consapevolezza di sé e di quello che si vuole diventare. È significativo che in queste "memorie di un fanciullo”, come recita il sottotitolo del testo, Elsa Morante non scriva una parola sulla vita attuale del suo protagonista.

Il volume, a distanza di più di sessant’anni dalla sua pubblicazione, non ha perso la sua freschezza, merito della prosa trascinante e coinvolgente della Morante.

Come ha dichiarato Iaia Forte, la cui voce dall’elegante cadenza napoletana esalta la finezza di un romanzo adorato da generazioni di lettori:

"Quando ho letto la prima volta "L’isola di Arturo” ero molto giovane. I personaggi erano così vivi che mi sembrava di averli accanto, di sentire il loro calore nella stanza in cui leggevo. Quando in età adulta, già innamorata della Morante, ho deciso di rileggerlo, ho compreso cose che da piccola non riuscivo a capire, ma ho sentito che la memoria “fantastica” della prima lettura era rimasta intatta e che questo libro, per me, avrebbe incarnato per sempre l’adolescenza".

“Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L’isola non si vedeva più”.

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