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Storia della letteratura

L’Institutio oratoria di Quintiliano: i principi educativi del precursore della pedagogia

Quintiliano anticipa, benché in modo non sistematico, la psicologia dell'età evolutiva e alcuni capisaldi della didattica contemporanea. Vediamo le sue riflessioni sul processo educativo, la cui attualità sorprende. Non ci credete?

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 14-02-2022
L'Institutio oratoria di Quintiliano: i principi educativi del precursore della pedagogia

Quintiliano anticipa, benché in modo non sistematico, la psicologia dell’età evolutiva e alcuni capisaldi della didattica contemporanea. Vediamo le sue riflessioni sul processo educativo, la cui attualità sorprende, contenute nell’Institutio oratoria.

Chi è Quintiliano?

Marco Fabio Quintiliano è un insegnante di retorica, originario della Spagna, attivo a Roma tra il 70 e il 94 circa d.C. durante l’età dei Flavi. È il primo a ricoprire una pubblica cattedra di eloquenza, concessagli da Vespasiano con uno stipendio da capogiro. Considerato il precursore della pedagogia moderna, nell’Institutio oratoria propone un modello educativo volto alla formazione dell’oratore. La pedagogia moderna, però, nasce con Rosseau, di cui il retore anticipa l’intuizione del libero sviluppo di attitudini e capacità individuali.

Ma che lavoro fa Quintiliano? È uno dei primi insegnanti stipendiati dallo Stato, pertanto la sua proposta educativa matura nell’ambito della politica culturale dell’imperatore Vespasiano che, creando cattedre finanziate dallo Stato, interviene in modo massiccio nel campo dell’insegnamento.

Il suo obiettivo è duplice:

  • formare fedeli funzionari statali per un apparato burocratico in espansione;
  • promuovere nell’impero una base culturale unitaria e condivisa che, in quanto tale, possa difficilmente trasformarsi in uno strumento di opposizione.

Qual è il suo rapporto con il principato? Come mai viene nominato dall’imperatore Domiziano maestro dei suoi nipoti?
La questione è controversa. Se il suo allineamento con le direttive politiche e culturali del principato è certo, altrettanto lo è l’insegnamento della retorica per i futuri quadri della burocrazia imperiale. Comunque è plausibile che abbia accettato il regime autocratico domizianeo come una necessità storica.

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Quintiliano: vita, opere e stile

Institutio oratoria: i principi fondamentali

È l’unico testo pedagogico della civiltà latina in nostro possesso, benché la parte essenzialmente pedagogica riguardi il I, II e XII libro.
La formazione dell’oratore delinea il programma formativo che il futuro oratore deve seguire dall’infanzia all’ingresso nella vita pubblica. La retorica, infatti, è il cuore del curriculum scolastico. A corredo, diritto, filosofia, storia, poesia, musica... e recitazione. Questo è il suo cursus honorum pedagogico. Secondo una concezione ereditata da Cicerone, la formazione retorica è il modello ideale di formazione umana.

Il trattato, articolato in 12 libri, è dedicato a un influente funzionario imperiale di nome Marcello Vittorio. I segmenti sulla metodologia dell’apprendimento attingono all’esperienza personale dell’autore. L’attualità di numerosi spunti educativi è sorprendente!

I principi pedagogici di Quintiliano

  • L’apprendimento è connaturato, l’educazione no
    Lo slancio ad apprendere fa parte dell’individuo, anche se non tutti sono ugualmente dotati. Non è, questa, l’intuizione dell’apprendimento individualizzato? Invece l’atto educativo è intenzionale, affidato al nucleo familiare nei primi anni di vita, al praeceptor più avanti. Questi deve motivare e valorizzare l’intelligenza e le attitudini di ciascuno.
  • L’apprendimento deve essere graduale e integrale
    Anche lo studio ha la sua infanzia e mira a formare tutto l’uomo, personalità compresa.
  • Evviva il bilinguismo
    Prima il greco e poi il latino, lingua che il bambino sente parlare in casa con maggior frequenza.
  • Il patto educativo tra maestro e allievo
    La relazione di fiducia e rispetto tra maestro e allievo è basilare. Il praeceptor è l’uomo colto e moralmente specchiato, capace di coniugare autorità e benevolenza con un pizzico di psicologia, su cui modulare l’interazione didattica.
  • L’attenzione per l’infanzia
    Questo punto rappresenta la vera novità. L’educazione deve iniziare tra le mura domestiche fin dalla nascita. Pertanto Quintiliano riconosce come "individuo dotato di autonomia" anche chi si trova, come un infante, nell’età preverbale. Perché infante è chi non sa parlare o non sa farlo in modo complesso. La posizione di Quintiliano è di sorprendente modernità, se pensiamo che fino all’Ottocento i bambini non venivano considerati, in quanto ritenuti "adulti imperfetti".
    Il bambino fin dalla nascita osserva, ascolta e tenta di imitare ciò che vede e sente.
  • L’importanza del modello genitoriale
    Precettori, genitori e gli schiavi domestici devono offrire modelli comportamentali positivi. Anche la figura materna, per Quintiliano, svolge un ruolo chiave, in contrasto con la tradizione monopolizzata dal pater familias.
    L’affetto dei genitori non deve però sostituire le regole. Occorre evitare anche il lassismo. Perché i figli dai genitori imparano il vizio, prima di capire che è tale e poi lo introducono a scuola, non viceversa.
  • No agli strumenti coercitivi
    Le punizioni corporali non servono perché: dovrebbero colpire solo gli schiavi (!); possono causare traumi irreversibili; se ha bisogno di percosse, un giovane è di per sé irrecuperabile. E in questo caso le percosse non farebbero che incattivirlo.
  • Didattica e gioco
    Il bambino impara l’alfabeto a sette anni giocando con lettere d’avorio o materiali adatti, senza eccessive costrizioni dall’effetto boomerang. L’alternanza tra momenti di studio e di ricreazione offre inoltre al maestro l’occasione di osservare gli studenti in contesti nuovi.
  • Formazione domestica o scolastica?
    Non si tratta della diatriba tra scuola privata o scuola statale, bensì di un confronto tra formazione esclusivamente domestica e formazione in una comunità scolastica. Infatti anche il publicus praeceptor veniva retribuito dalle famiglie.
  • Vantaggi dell’insegnamento collettivo
    L’insegnamento individuale è semplice istruzione, quello collettivo è una formazione completa, perché la scuola pubblica è una società in miniatura. Abitua al confronto e alla sana competizione. Il gruppo sollecita l’intelligenza, la solitudine la arrugginisce oppure è la superbia, generata dalla mancanza di un confronto con l’altro, a inquinarla. Anche il praeceptor dà il meglio di sé nel gruppo.
    La scuola permette poi l’intreccio di solide amicizie, fa in modo che il singolo apprenda anche dagli errori altrui e educa all’osservanza di regole sociali. Un aspetto fondamentale, questo, dal momento che lo studente deve diventare un funzionario statale.
  • L’attenzione per la psicologia
    L’alunno può iniziare gli studi anche prima dei sette anni, tanto più che nei piccoli la memoria è molto forte. Pochissimi sono inadatti allo studio.
    Lodi, premi, incentivi verbali non vanno lesinati, mentre i difetti vanno rilevati con delicatezza e diplomazia.
    Non bisogna avere fretta di vedere i risultati. Un’intuizione dell’ansia di attesa?
    Tutti possono raggiungere successi scolastici, commisurati alle loro potenzialità, a patto che pedagoghi, genitori e insegnanti riescano a trasmettere il sentimento dell’importanza dell’istruzione con affetto e intelligenza.

Fatte le debite differenze, queste considerazioni vi sembrano scritte duemila anni fa?

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’Institutio oratoria di Quintiliano: i principi educativi del precursore della pedagogia

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