Iniziazione allo zen
- Autore: Stephan Schuhmacher
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
Come è possibile trasmettere con parole ciò che va oltre le parole, e di esse non ha bisogno, anzi rappresentano un ostacolo? Un freno razionale. Questo è il paradosso dello zen, illuminazione in giapponese, chan in cinese, bodhi in sanscrito.
Il sinologo Stephan Schuhmacher ha dedicato la vita a questo studio antiaccademico, sebbene lo zen sia entrato nelle università e l’autore stesso sia un professore universitario. Ha trascorso cinque anni in Giappone. Nel suo breve libro Iniziazione allo zen (Edizioni Mediterranee, pp.107, 2007, traduzione di Silvia Candida) sottolinea ripetutamente che l’illuminazione non si ottiene tramite l’erudizione, neppure con gli esercizi meditativi, neppure con pratiche ascetiche fisiche, tipo yoga, come testimonia la vita del Buddha.
L’illuminato, in cerca della verità che va oltre gli obiettivi comuni, guadagnare, affermarsi e poi morire, aveva praticato la severa via eremitica, con privazioni estreme, ma non trovò in essa la risposta alla sua domanda esistenziale. Stanco di cercare invano, si lasciò cadere esausto sotto l’albero del bodhi e pare vi rimase ben sei anni, prima di giungere allo stato illuminativo. In seguito a ciò si pose in cammino, raccogliendo intorno a sé una schiera di monaci e iniziò a predicare. Non scrisse mai nulla, come Gesù Cristo.
I cultori dello zen sanno che la conoscenza della realtà si basa sull’impermanenza dei fenomeni, sull’accettazione profonda di tale situazione, sul non attaccamento che ne consegue. La propria persona è anch’essa impermanente, è legata ai fatti, all’universo. Non può essere scisso il soggetto dall’oggetto, come l’aristotelismo ha insegnato.
In questa disciplina c’è un lato ironico e giocoso, espresso nel koan, un racconto o un indovinello che sfida e sovverte la logica.
Il koan in genere è un dialogo tra discepolo e maestro. Insieme al sorriso c’è la realtà-irrealtà della morte, come nel brevissimo ma potente koan “mangia e muori”. Si mangia per vivere, ma la fine del percorso a livello fisico viene sempre rimossa. Pensare alla morte è diventato lugubre, mentre è lo stato di rinnovamento, da abbinare alla pienezza dell’attimo presente, che muore nell’attimo successivo.
Lo zen non ha teologia ma si appella a uno sguardo profondo e consapevole, per raggiungere la pace e la gioia durevoli con un salto subitaneo, che è la comprensione del koan, per ottenere l’immortalità.
Nessuno può farlo per un altro, la strada è unica per ciascuno, né accade studiando. La consapevolezza è un improvviso stato mentale che ha dietro una lunga ricerca, non è accumulo di nozioni. Possiamo pensare ai bambini che entrano nel “Regno dei cieli”, secondo il Vangelo, così pronti a vivere le sensazioni e le emozioni senza intoppi e rimozioni, che verranno negli anni successivi.
Schuhmacher lega il buddhismo al taoismo, trovando in essi un’affinità sorprendente.
Spesso inserisce nel testo citazioni taoiste. Queste ci invitano serenamente ad andare incontro alla Grande Morte per entrare nell’abisso della Grande Vita che non ha fine, liberati dell’io limitante e dalle ansie che esso reca con sé.
I grandi maestri dello zen sono stati anche molto severi, talvolta hanno usato il bastone verso il discepolo. Ciò è in contrasto, in apparenza, con la via della liberazione conseguita secondo la propria indole. Ma nella propria indole vi sono molte cose da superare o eliminare, con ogni mezzo.
Un maestro orientale possiede un’autorità indiscussa, datagli dal suo carisma, autorità della sapienza. Il discepolato comporta seguire il maestro prescelto, sapendo che in ciò sta il suo bene.
Iniziazione allo zen
Amazon.it: 5,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Iniziazione allo zen
Lascia il tuo commento