Il dentista di Auschwitz
- Autore: Benjamin Jacobs
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2020
“Pamitamy”, ossia ricorda: questa la parola polacca che Benjamin Jacobs vide su un muro quando andò a visitare il campo di concentramento di Chelmo, anni dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Qui persero la vita, assieme ad altre migliaia di ebrei, sua madre e sua sorella. Quel “ricorda” che rimase impresso nella mente di Jacobs è anche il principio motore del suo libro di memorie Il dentista di Auschwitz , pubblicato in Italia da Bibliotheka nel 2020 e tradotto da Alessandro Pugliese.
La storia parte nel maggio del 1945 quando Berek Jakubowicz (questo il nome di Jacobs prima di trasferirsi negli Stati Uniti d’America), il padre e il fratello furono caricati su un camion e per loro cominciò, anche se non lo sapevano, un lungo e doloroso periodo di deportazione che li avrebbe allontanati da Dobra, loro città di origine in Polonia divenuta poi ghetto, e dai loro parenti.
Il libro di Jacobs ripercorre la sua prigionia nei campi come addetto ai lavori della linea ferroviaria e non solo. Viene attraversato infatti tutto l’arco di tempo nel quale il protagonista, il fratello e il padre sopravvissero grazie all’aiuto reciproco tra detenuti e a quel saper fare il dentista di Berek. Una vera fortuna che permise al giovane di riuscire a fare più lavori durante la prigionia e anche di salvaguardare il padre e il fratello dai massacranti ritmi lavorativi, con attività un po’ meno logoranti. L’astuccio e gli strumenti da odontoiatria, custoditi come un tesoro, furono l’ancora di salvezza per Berek e per i suoi cari, ma quanto poteva andare avanti? L’arrivo ad Auschwitz e la scomparsa degli strumenti dentistici in funzione di un lavoro sfiancante cambiarono tutto, come quel numero che spersonalizzava ogni prigionieri:
I nostri nomi diventarono numero. E con il tempo capimmo perché. I numeri non avevano volto. Erano molto più facili da affrontare.
Tutto questo gettò il protagonista in un baratro senza fine, fino ad una piccola speranza che si riaccese con la parola dentista.
Il dentista di Auschwitz è una toccante testimonianza che narra come per Jacobs e per tutti gli altri deportati fu una vera e propria lotta alla sopravvivenza, un cercare di lavorare per restare in vita e uno sfuggire alle tremende e insensate violenze che spesso le SS attuavano senza motivo, per puro cinismo, verso i prigionieri perché erano ebrei. Nel libro si alternano rappresaglie, esecuzioni sommarie, violenze fisiche e psicologiche inaudite, torture che rasentano l’accanimento, il gelo, i pidocchi, la prigionia, le marce della morte, le camere a gas e i forni crematori, i bombardamenti che fanno stragi di innocenti e lei, una costante ossessione: la fame. Sono questi alcuni degli elementi che tornano pagina dopo pagina, dove ciò che aleggia ovunque è un senso di morte imperante.
In un universo dove predominano morte e dolore non mancarono però elementi positivi, piccoli gesti di umanità (anche da chi non si sarebbe mai pensato) che diedero forza a Berek e lo spinsero a non mollare. Tra questi l’amicizia e la solidarietà con alcuni detenuti; la scoperta che i soldati delle SS non erano tutti uguali e brutali; il fatto di trovare e avere accanto il padre e il fratello e l’amore di Zosia, una giovane polacca che gli fu sempre vicina anche quando lui si trovava Auschwitz ed era pronta a nasconderlo con i suoi cari. Un angelo salvifico fatto persona che Berek non volle però mettere in pericolo, ma che cercò dopo la fine del conflitto, con un esito ben diverso da quello sperato.
Il dentista di Auschwitz di Benjamin Jacobs è un’altra importante testimonianza di chi è sopravvissuto al macabro fare del nazismo. Una vicenda umana di dolore, sofferenza, coraggio e speranza che, come tante altre storie che compongono il mosaico della Vita e della Storia, deve essere ricordata e tramandata ai posteri per fare memoria, per rammentare la morte e la distruzione causate dalla guerra e la fragilità della vita umana, nella speranza che non solo non si ripetano gli stessi errori, ma che il passato e le radici di tante innocenti vittime non vengano dimenticati.
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