Il cabaret dei ricordi
- Autore: Joachim Schnerf
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2024
Joachim Schnerf è nato nel 1987 a Strasburgo. Editore – a capo della letteratura straniera di Editions Grasset - e scrittore, con il libro intitolato Questa notte ha vinto L’Orange Book Pirize 2019. Il cabaret dei ricordi, pubblicato da La Nave di Teseo nella traduzione di Anna Maria Lorusso, è il suo terzo romanzo.
Il libro è scritto in prima persona, con uno stile elegiaco, e riguarda la necessità di lasciare qualcosa di scritto e di tangibile alle nuove generazioni che oggi si affacciano alla vita, circa uno dei periodi più tristi e bui della Storia.
Quello che riguarda la Shoah, il nazismo, i campi di concentramento, e tutto ciò che vi è accaduto.
Un romanzo intimo, commovente, delicato e ironico, dove Joachim ricostruisce una narrazione che riesce con leggerezza ad affrontare temi profondi, umani e universali come il rapporto con il proprio passato, il senso di appartenenza, l’abbandono e la morte.
Il cabaret dei ricordi era, in realtà, il titolo dello spettacolo che la prozia dell’autore metteva in scena. La prozia si chiamava Rosa, ed era una delle poche donne sopravvissute ad Auschwitz. Appena terminata la guerra, e liberata dal campo di concentramento, lei era fuggita lontano, in Texas. Ma chi era Rosa? Chi è stata durante il proseguo della sua vita?
Rosa, che ha perso la sua umanità per tornare in vita dal regno dei morti. Rosa, l’ultima sopravvissuta di Auschwitz. (…) Io sono Rosa. Era alta, magra, con le spalle molto larghe. Mi colpì quella linea orizzontale che correva da un lato all’altro del suo corpo, una linea tanto pronta a sostenere l’umanità quanto a spezzarsi.
Rosa si inventa, in modo del tutto estroso, uno spettacolo per raccontare la sua terribile esperienza:
Rosa non voleva scrivere, non voleva fare film, Rosa sarebbe diventata una donna di scena, l’assito del palco sarebbe stato il suo memoriale. Da allora, ogni sera, dopo l’esibizione in apertura di un artista ospite, Rosa ripercorre la storia davanti al pubblico. Ogni sera racconta aneddoti in tono esilarante, come pentagrammi su cui la tragedia poserà le sue note. Parla della sua infanzia, dei suoi genitori panettieri che fuggono dal pogrom polacchi con lei e il suo fratellino . (…) Ogni sera con un abito diverso, Rosa, con le sue infinite identità, elenca senza raccontare, nomina, martella, perché mai si possa negare il passato.
Tutte queste storie di Rosa verranno, successivamente, condivise con il figlio dell’autore, un bambino nato:
“Quando Rosa sta per dire addio al suo amato palcoscenico”.
Un romanzo che provoca una:
Vertigine generazionale, come quando si perde la madre e, con lei, il segreto della propria essenza. Chi siamo noi quando non ci sono più gli anziani a definire il passato? L’angoscia cresce con il passare dei giorni, il conto alla rovescia degli ultimi sopravvissuti, come al momento dell’appello mattutino nei campi. Sento i nomi, i cognomi, i numeri. Latrati di altri tempi che si mescolano a ricordi e angosce. Quando l’ultima voce si spegnerà, resteremo al buio.
Da qui l’estrema necessità di scrivere un libro come questo.
Una lettura pregnante, a tratti anche ostica, buia, dolorosa. Ma necessaria. Proprio per non dimenticare più ciò che ha caratterizzato quel drammatico periodo storico. Per non dimenticare, per passare, necessariamente, il testimone alle nuove generazioni che dovranno comprendere, non fare più le stesse sbagliate scelte, perché il sacrificio di molte vite umane non sia passato inutilmente, ma debba costituire sempre un monito per il presente e per il futuro.
Proprio perché:
Al cabaret dei ricordi, l’importante è non dimenticare mai.
Una lettura struggente, profonda, sensibile. Fa riflettere.
Il cabaret dei ricordi
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Un libro perfetto per...
Adatto a chi ama i romanzi legati alla Shoah.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il cabaret dei ricordi
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