Una domanda che spesso ritorna è se il pc e la rete ci rendano più stupidi o meno capaci di riflettere. La questione riveste la massima importanza soprattutto per i bambini, che sin dalla tenera età maneggiano smartphone e tablet.
La risposta non è semplice né univoca e per trattare l’argomento mi avvarrò anche delle spiegazioni date da Umberto Galimberti, (nella foto) filosofo contemporaneo, del quale in questo sito ho già presentato un saggio, Vizi capitali e nuovi vizi.
Galimberti parte dal presupposto che l’intelligenza possa essere utilizzata in due modi: in maniera divergente e convergente.
La persone geniali utilizzano l’intelligenza in maniera divergente, perché modificano completamente lo schema di ragionamento esistente. Per esempio, dice Galimberti, Copernico, per rispondere ai numerosi interrogativi sollevati dal sistema tolemaico, secondo il quale era il sole a girare intorno alla terra, capovolse i termini della questione: invece di tentare di trovare risposte all’interno di quel sistema, ribaltò i parametri del sistema stesso, arrivando ad asserire che fosse la terra a girare intono al sole. In tal modo, tutto risultava più chiaro e lineare.
In pratica Copernico adottò un ragionamento divergente rispetto a quello consolidato. Per questo si parla di rivoluzione copernicana.
Veniamo quindi al computer: di quale tipo di intelligenza si avvale il pc? Si tratta di un’intelligenza convergente, perché questi sistemi non vanno mai oltre i parametri in base ai quali sono programmati (almeno fino ad ora). I computer calcolano ed elaborano dati con una velocità e precisione irraggiungibili per l’uomo, tuttavia non potranno mai attuare un ragionamento critico, scardinando gli schemi in base ai quali sono stati predisposti.
Un bambino che sta spesso davanti al computer impara solo a ragionare in maniera convergente e non divergente. La mente, come il corpo, va allenata a certi ragionamenti e pensieri. Ecco cosa vogliono dire i nostri nonni quando ci ripetono che "il pc rimbambisce". Ed ecco perché è un vero danno per i bambini metterli sempre davanti ai giochi del pc, che per loro struttura offrono all’utente la possibilità di fare delle scelte, ma solo entro i parametri stabiliti.
Ma questo vale anche per noi adulti. Infatti, il ragionamento divergente può aiutarci nella vita di tutti i giorni e non serve solo ai geni per mandare avanti l’umanità. Facciamo alcuni esempi: guardo una pubblicità che mi suggerisce di comprare un certo tipo di scarpe, scegliendo tra quattro o cinque modelli diversi. Chi applica solo l’intelligenza convergente si reca nel negozio e sceglie fra i modelli di scarpe proposti. Chi adopera l’intelligenza divergente si domanda: "Ma ho effettivamente bisogno di un altro paio di scarpe?"
Un altro esempio può essere questo: vedo tutte le mie amiche che vanno a fare il weekend fuori. Io non ho i soldi per andare ed escogito come ottenerli, ad esempio attraverso faticose rinunce o prestiti. Ma poi, se sono abituata al ragionamento divergente, mi domando: "Ma è proprio necessario fare fuori il fine settimana? E se stessi a casa a leggere un libro, non posso essere felice lo stesso?" Ecco come il ragionamento divergente può rendere migliori le nostre vite, eliminando le ansie inutili (per esempio quella di fare per forza il weekend fuori).
Galimberti sottolinea anche che, quando in una società manca il ragionamento divergente, c’è il rischio di avviarsi verso una dittatura.
Quanto sopra esposto però non significa che non dobbiamo utilizzare internet. Vuol dire solo che, come ogni strumento, va adoperato nella giusta misura.
E allora, anche se corriamo verso il futuro, forse bisogna fare anche un passo verso il passato e portare i bambini a contatto con la natura, in fattoria, nei parchi e in quei luoghi dove possano sviluppare forme di ragionamento divergente... anche contro i parametri e i pensieri imposti da noi adulti.
Nel video Galimberti spiega i concetti di intelligenza divergente e convergente:
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Pc e la rete rendono stupidi? Una possibile risposta
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desidererei un commento del prof.Galimberti sul concetto della verità.Sono rimasto alla massima di Protagora di Abdera.Non sò se il Prof.è d’accordo su Platone ritenendo la verità, del vecchio presoscratico,prettamente soggettiva.