

Giuseppe Tomasi di Lampedusa morì povero e inconsapevole. Aveva scritto il suo romanzo, Il Gattopardo, ma finché fu in vita nessuno lo volle pubblicare.
Feltrinelli ne intuì le potenzialità e lo pubblicò, benché il suo autore non lo seppe mai. Il Gattopardo divenne un best seller mondiale e un classico della letteratura.
“Il Gattopardo”, De Roberto e l’Unità d’Italia


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Qualcuno potrebbe riscontrare nella vicenda una analogia con I Viceré, scritto da De Roberto un secolo prima, ma in realtà i due libri si discostano parecchio.
De Roberto era principalmente un verista e descrive eventi a lui abbastanza prossimi, mentre Tomasi di Lampedusa era un contemporaneo che tuttavia analizza con l’occhio di uomo del presente quanto accaduto cento anni prima.
La storia de Il Gattopardo, in realtà, occupa un lasso di tempo piuttosto ampio tra il 1860 e il 1910, ma è negli anni dell’Unità d’Italia che si concentra la più parte della vicenda. Il protagonista assoluto è Fabrizio Corbera, principe di Salina, personaggio contraddittorio, colto e intelligente quanto cinico e conservatore. Assiste alla progressiva decadenza della sua famiglia e di un’epoca senza porvi rimedio ma contribuendo, permettendo il matrimonio dell’amato e arrivista nipote Tancredi con Angelica Sedara, ricca borghese altrettanto intrigante.
Il romanzo è questo e molto altro, è decadenza e analisi politica, è anche il punto di vista di un uomo che sente progressivamente la fine della sua vita.
“Il Gattopardo” di Luchino Visconti


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Luchino Visconti, nel 1963, realizzò un film teatrale, completo, insuperabile.
Burt Lancaster, imposto per calmierare i costi di produzione altissimi e quindi preferito ad Amedeo Nazzari, seppe incarnare alla perfezione don Fabrizio e diventò in seguito un attore feticcio di Visconti. Alain Delon e Claudia Cardinale riuscirono a indossare i panni di Tancredi e Angelica, il primo con lo sguardo beffardo, la seconda con la carnalità sensuale della sua gestualità.
Memorabili dialoghi e monologhi con protagonista il principe. Forse troppo teso a enfatizzare l’aura decadente, il film tuttavia è alquanto fedele al romanzo.
“Il Gattopardo”: la serie Netflix
Diversamente invece è la serie di produzione Netflix, disponibile dal marzo 2025.
Costumi e ambientazioni, come anche i luoghi di cartolina della Sicilia assolata, ne fanno sicuramente una produzione accurata. Kim Rossi Stuart alias Fabrizio di Salina, pur con accento e modi del Marlon Brando de Il padrino, interpreta con impegno, ma l’occasione ghiotta è sprecata totalmente.
Il romanzo è solo un punto di partenza, perché sceneggiatori e regista si prendono libertà inimmaginabili. Tutto si concentra su Concetta, ma si snatura il personaggio rendendo la storia una soap in costume o un teen drama sul triangolo virtuale fra Angelica, bella pupattola sdegnosa, Concetta e Tancredi, viziato finto ribelle.
La trama è anche avvincente, ma non è sicuramente Il Gattopardo. Si spera che chi vedrà la fiction senza aver letto il libro poi colmi la lacuna, altrimenti l’inconsapevole Tomasi di Lampedusa avrà un’altra beffa postuma.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le tre vite de “Il Gattopardo”, dal romanzo alla serie Netflix
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