Hellgate. Al confine dell’inferno di Alan D. Altieri

L’inferno è vuoto, ci dice Alan D. Altieri l’autore di questa adrenalinica raccolta di racconti Hellgate. Al confine dell’inferno (TEA libri, 2009).

Un mondo che non vorremmo mai accettare. Un mondo che già ci stringe d’assedio. Il nostro mondo, nei racconti di Alan D. Altieri, il Maestro italiano dell’apocalisse.

Cinque racconti, cinque storie angoscianti che ci entreranno sottopelle e ci scombussoleranno le sinapsi.
E, sapete una cosa? Saremo lieti di lasciarle agire indisturbate.
Giochi di potere, azione, violenza, sangue, disperazione.
Magari non in quest’ordine e anche la quantità non sarà equamente distribuita, ma che importa?
Avventura, azione e tanti altri ingredienti saranno presenti nelle storie e nelle giornate di Andrea Calarno, protagonista di quarta pagine concitate.
Una narrazione spietata che avanzerà a un ritmo serrato, costringendoci a seguire le vicende che si susseguiranno, pagina dopo pagina.
Fino all’epilogo di ogni singola storia, in attesa di quella nuova alba che sembra non giungere mai.
Sperare, dite? Certo, ma il trucco è muoversi sempre, non restare inermi in attesa che la vita ci dia una pacca sulla spalla.
Perché non succederà e, in caso contrario, quella pacca farà tanti, troppi danni.

Alan “Sergio” D. Altieri ci porta in un viaggio all’inferno, andata a (forse) ritorno e lo fa con il suo stile magnetico e potente.
Uno stile secco e deciso, pagine colme di azione e mistero che ci faranno percepire i brividi lungo la schiena.
Chi conosce la penna di Sergio sa bene cosa aspettarsi, chi invece non ha mai avuto il piacere di leggere nulla di questo geniale autore ha davanti a sé un ottimo pretesto per iniziare una lunga e prosperosa amicizia.
Un autore che purtroppo ci manca ogni giorno di più, un autore che ha lasciato la sua firma indelebile in un panorama fin troppo affollato.
E se ce l’ha fatta un motivo ci deve pur essere, no?

Un volume da leggere in un pomeriggio o da sorseggiare come un liquore d’annata, un retrogusto che brucerà un po’, ma che ci terrà al tempo stesso vigili.
Un retrogusto che, alla fine, ritroveremo sempre con piacere.