Tanti auguri Haruki Murakami! Il 12 gennaio del 1949 nasceva a Kyoto l’autore giapponese amato dai lettori di tutto il mondo. Per festeggiare insieme il 72esimo compleanno dello scrittore, abbiamo raccolto in un articolo le frasi e citazioni più belle tratte dai suoi libri — alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Norwegian wood o di 1Q84.
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Haruki Murakami: la vita e le opere
Figlio di un’insegnante di letteratura e di un monaco buddista (anch’egli precedentemente insegnante), Murakami eredita dai genitori la passione per la lettura e la scrittura. Dopo una mancata ammissione all’università, che lo farà slittare di un anno nel percorso di studi, e dopo aver aperto un jazz bar con la moglie Takahashi Yōko, nel 1978 Murakami inizia a scrivere il suo primo romanzo: Ascolta la canzone del vento.
Da allora, il suo nome appare ogni anno tra i possibili vincitori del premio Nobel per la Letteratura.
I suoi libri, tradotti in più di cinquanta lingue, sanno coniugare avventura, cinismo, fantasia e note sentimentali: scopriamone insieme le citazioni più belle.
Haruki Murakami: le più belle frasi e citazioni
- Le cose sono diverse da come appaiono. [...] Ma non si lasci ingannare. La realtà è sempre una sola.
- Mi sono stancato di vivere odiando qualcuno, disprezzandolo, portandogli rancore. Mi sono stancato di vivere senza amare nessuno. Non ho un amico, nemmeno uno. E soprattutto non posso amare me stesso. Sai perché? Perché sono incapace di amare gli altri. Ed è soltanto amando gli altri, ed essendo amati, che si impara ad amare se stessi. Ma non sto dicendo che è colpa tua se sono così. Penso che anche tu sei vittima come me. Penso che nemmeno tu sappia cosa significa amare se stessi. Sbaglio?
- Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore. E in molti casi è un’esperienza pericolosa.
- Ma poiché quella promessa non metteva vere radici nella sua coscienza, alla prima pioggia veniva trascinata via dalla corrente e si perdeva chissà dove.
- Amare qualcuno dal profondo del cuore è comunque una grande consolazione. Anche se si è soli e non si riesce a stare con quella persona.
- La memoria umana è veramente qualcosa di strano: c’è conservata dentro un sacco di roba inutile, un sacco di cianfrusaglie, come in un cassetto. Mentre le cose importanti, quelle realmente necessarie, svaniscono una dopo l’altra.
- Non so se quello che faccio si possa chiamare «scrivere». Più che altro confeziono dei brani che servono a riempire dei buchi. Va bene qualsiasi cosa, purché il numero delle righe sia sufficiente. Ma bisogna pure che qualcuno faccia questo lavoro, e io lo faccio. È un po’ come spalare la neve. Ma è la neve della cultura.
- A volte la luce nel suo sguardo si faceva affilata, come lo scintillio di una stella nel cielo di una notte d’inverno. Se per qualche ragione si chiudeva nel mutismo, poteva restare in silenzio per un tempo infinito, come una di quelle rocce sull’altro lato della luna. Il suo viso perdeva quasi ogni espressione, e si poteva pensare che anche il suo corpo avesse perso ogni calore.
- Quello che apprezzo di più, soprattutto per quanto riguarda i romanzi, è non riuscire a comprenderli completamente. Non nutro alcun interesse per le opere di cui mi sembra di capire tutto.
- La vita non è altro che il risultato naturale di un’assurda, e talvolta persino triviale, concatenazione di eventi.
- Una civilizzazione in cui non si riesce a tostare del pane al punto desiderato, che valore può avere?
- Anche quando apriamo un libro, siamo sempre in cerca di compensazioni.
- Il tempo può risolvere molti problemi. Ma quelli che il tempo non può risolvere, li dobbiamo risolvere da soli.
- Guardare troppo lontano è un errore. Se uno guarda lontano, non vede quello che ha davanti ai piedi, e finisce per inciampare. Ma anche concentrarsi troppo sui piccoli dettagli che si hanno sotto il naso non va bene. Se non si guarda un po’ oltre, si va a sbattere contro qualcosa. Perciò è meglio sbrigare le proprie faccende guardando davanti a sé quanto basta, e seguendo l’ordine stabilito passo dopo passo. Questo, in tutte le cose, è il punto fondamentale.
- Esiste qualcosa di concreto che corrisponde a questa parola, io? Se c’è, perché non la trovo da nessuna parte? Mi sembra di non aver mai fatto che recitare, uno dopo l’altro, tutti i ruoli che mi venivano offerti. Di non aver fatto mai una scelta personale, nemmeno una volta.
- Quello che voglio dire è che una condizione del genere dopo un po’ diventa cronica. La ferita è riassorbita nella quotidianità e non ci si ricorda più dov’è. Ma rimane. Non è una cosa che si può tirare fuori e mostrare. Se si può, vuol dire che è una ferita da poco.
- Cammino lungo la riva della coscienza, dove le onde si muovono in un flusso e riflusso continuo. Quando arrivano, lasciano dietro di sé delle scritte che subito l’ondata successiva cancella. Cerco di leggerle in fretta, nel breve intervallo fra un’onda e l’altra. Ma non è facile. Prima che faccia in tempo a leggere, arriva una nuova onda a cancellare tutto. Nella coscienza rimangono solo indecifrabili frammenti di parole.
- Così continuiamo a vivere la nostra vita, pensai. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati delle cose per noi più preziose, trasformati in persone diverse che di sé conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere. Allungando le mani, riusciamo a prenderci la quantità di tempo che ci è assegnata, e poi la guardiamo mentre indietreggia alle nostre spalle. A volte, nel ripetersi dei gesti quotidiani, sappiamo farlo anche con destrezza.
- C’è solo una cosa che devo fare: riuscire a vivere con questo involucro che è il mio corpo. Un compito facile, difficile? Dipende da come lo si guarda. Quello che so è che, anche se ci riuscirò, nessuno penserà che ho compiuto qualcosa di importante. Nessuno si alzerà per applaudirmi commosso.
- Però, se mi è concessa un’osservazione banale, in questa vita imperfetta abbiamo bisogno anche di una certa quantità di cose inutili. Se tutte le cose inutili sparissero, sarebbe la fine anche di questa nostra imperfetta esistenza.
- Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.
- Quando penso all’esistenza umana, a volte ho l’impressione di non essere altro che una zattera arenata sulla spiaggia.
- In altre parole, sentirsi o meno fieri di sé una volta arrivati al traguardo per chi corre su lunga distanza, costituisce un criterio di valutazione. La stessa cosa si può dire che accada nella professione di scrittore. In questo lavoro – per lo meno per quanto mi riguarda – non c’è vittoria o sconfitta. Può darsi che il numero di copie vendute, i premi letterari, le recensioni dei critici costituiscano dei criteri in base ai quali giudicare il risultato, ma non sono l’essenziale. Ciò che conta, più di ogni altra cosa, è che l’opera compiuta corrisponda ai criteri che lo scrittore stesso ha stabilito, e in questa valutazione non gli sarà facile barare. Davanti agli altri bene o male si possono trovare pretesti, ma ingannare se stessi è impresa ben più ardua. In questo senso scrivere un libro è un po’ come correre una maratona, la motivazione in sostanza è della stessa natura: uno stimolo interiore silenzioso e preciso, che non cerca conferma in un giudizio esterno.
- Nel buio totale dietro i miei occhi chiusi, quella piccola pallida luce continuò a vagare molto a lungo, come uno spirito inquieto. In quel buio provai molte volte ad allungare la mano. Le mie dita però non incontravano niente. Quella piccola luce era sempre un po’ più avanti delle mie dita.
- La barriera tra un sana fiducia in se stessi e un malsano orgoglio è molto sottile.
- Se mi chiedessero qual è la qualità più importante per uno scrittore dopo il talento, direi senza esitare la capacità di concentrazione. La facoltà intellettuale di riversare tutto il talento di cui siamo dotati, intensificandolo, su un unico obiettivo. Chi non è capace di fare questo non riuscirà a portare a compimento nulla di buono. Invece usando in maniera efficace l’energia mentale, in una certa misura si compensa un talento carente.
- Mi sembra che le persone a una a una vadano silenziosamente cadendo giù dal bordo del mondo sul quale mi trovo io. Tutti procedono in direzione di quel bordo che da qualche parte deve esserci, e di colpo spariscono.
- Ognuno lascia la sua impronta nel luogo che sente appartenergli di più.
- I ricordi e i pensieri invecchiano proprio come le persone. Ma ci sono pensieri che non invecchiano mai. Ricordi che non sbiadiscono.
- Mi domando se sia realmente possibile capire perfettamente un’altra persona. Anche quando ci sforziamo di conoscere qualcuno mettendoci tutto il tempo e la buona volontà possibili, in che misura possiamo cogliere la sua vera natura? Sappiamo ciò che è veramente essenziale riguardo a quell’altro che siamo convinti di comprendere tanto bene?
- Esiste anche questo al mondo, la tristezza di non poter piangere a calde lacrime. È una di quelle cose che non si può spiegare a nessuno, e anche se si potesse, nessuno la capirebbe. È una tristezza che non può prendere forma, si accumula quietamente nel cuore come la neve in una notte senza vento.
- Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente. La comprensione non è altro che un insieme di fraintendimenti. Questo è il mio piccolo segreto per conoscere il mondo. In questo nostro mondo, «le cose che sappiamo» e «le cose che non sappiamo» sono fatalmente inseparabili come gemelle siamesi, e la loro stessa esistenza è confusione.
- C’è sempre un momento in cui una storia va raccontata, ho insistito. Altrimenti per tutta la vita si resta prigionieri di un segreto.
- E invece, inutile negarlo, la memoria si sta allontanando, e ho già dimenticato troppe cose. Nello scrivere seguendo i ricordi come faccio adesso, a volte vengo preso da una terribile angoscia. All’improvviso mi assale il dubbio di stare perdendo la memoria delle cose più essenziali. Il dubbio che tutti i miei ricordi più preziosi, accumulati in qualche zona buia del mio corpo, in una specie di limbo della memoria, si stiano trasformando in una massa fangosa.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Haruki Murakami: le frasi e le citazioni più belle
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