La spedizione degli Argonauti di Lorenzo Costa, 1485, Museo Civici Eremitani, Padova
Chi erano gli Argonauti? Si tratta di una delle leggende più affascinanti della mitologia greca, la storia di questi cinquanta intrepidi eroi che, a bordo di un vascello, la mitica nave Argo, attraversarono la Grecia sino alle rive del Mar Nero, per sottrarre il Vello d’oro al figlio del Sole che ne è possessore indegno.
La più nota raffigurazione pittorica degli Argonauti, La spedizione degli argonauti di Lorenzo Costa (1485), è data proprio da questo vascello volante che solca il mare e pare diretto verso una rotta ignota.
La prima attestazione scritta del mito la troviamo per mano di Apollonio Rodio che nel III secolo a.C. scrisse un poema in quattro libri dal titolo Le Argonautiche, a oggi la narrazione più ampia e complessa a riguardo, per un totale di cinquemila versi. Apollonio la compose giovanissimo, nel tentativo di far risorgere, in epoca alessandrina, la poesia epica di Omero.
La leggenda degli Argonauti, nell’antichità, era sostenuta come una “primordiale verità”, persino lo storico Erodoto - considerato il pater historiae - la citava al principio delle sue Storie, come se facesse riferimento a un fatto vero. E pure Strabone parla della spedizione degli Argonauti nel primo libro della Geografia, rivendicando l’impatto di questo viaggio straordinario sulla toponomastica dei luoghi. Si tratta, in definitiva, della storia più celebrata dai poeti Greci antichi dopo la narrazione dell’assedio di Troia. C’era in effetti forse del vero in questa leggenda, una forma celata di verosimiglianza, ovvero il fatto che sotto la guida di Giasone, nipote del re di Jolco, si riunirono molti giovani valorosi della Tessaglia - e delle vicine province - per aiutarlo nell’impresa di recuperare le ricchezze paterne disperse nella Colchide. Per l’occasione fu costruita una barca e l’avventura dei giovani divenne leggenda, perché si trattava del primo grande viaggio marittimo in cui un gruppo di uomini affrontava una così grande distanza attraverso territori ignoti.
La storia di Apollonio Rodio, tuttavia, cominciava, come da tradizione, con una profezia.
Il mito degli Argonauti
Link affiliato
Come tutte le grandi storie della Grecia Antica, il mito degli Argonauti inizia con la profezia di un oracolo: viene predetto al re Pelia, usurpatore del trono di Esone, che perirà quando gli apparirà davanti un giovane con un “solo piede calzato”. Quel giovane sarà proprio il figlio di Esone, ovvero suo nipote Giasone, che dopo vent’anni si presenterà dinnanzi al fratellastro del padre con le spalle ricoperte da pelle di pantera e il piede sinistro senza calzare. Pelia, perseguitato dalla profezia, cercherà quindi di allontanarlo affidandogli una missione: riconquistare il Vello d’oro. La spedizione, via nave, è insidiosa e piena di pericoli, motivo per cui Pelia ha motivo di credere che il giovane non farà mai ritorno e morirà nel viaggio. Ma si sbaglia.
Giasone non sarà solo nella sua missione, lo affiancano i migliori eroi del tempo: Eracle, Telamone e Peleo, Echione ed Erito, Zete e Calai, Castore e Polluce (Polideuce), Ila e Linceo, Eufemo, Meleagro, Anceo, Orfeo, Mopso, Idmone e molti altri. In tutto sono cinquantacinque. Sono loro gli argonauti. Partiranno a bordo della nave Argo, costruita su consiglio della Dea Atena. Alcune versioni del mito sostengono che Argo sia la prima nave; altre, invece, affermano che sia la più veloce e forte delle navi, capace di orientarsi perfettamente nelle insidie del mare aperto.
Leggenda narra che Poseidone, il Dio del mare, serbasse un odio profondo nei confronti di Argo, la nave che per prima aveva osato violare il suo regno. Apollonio Rodio afferma che nella nave degli Argonauti fosse stato collocato persino:
“Un legno dotato di voce umana”
Il mitico vascello - che ha un ruolo così distintivo e rappresentativo nell’iconografia leggendaria - partecipa all’azione e, spesso, diventa salvifico, quasi uno strumento magico messo a disposizione di Giasone e degli altri eroi.
Le avventure degli Argonauti
Nelle loro avventure gli Argonauti affrontano numerose insidie, dalle sirene alle arpie, dai misteri della Samotracia all’attraversamento delle Simplegadi, ma hanno anche modo di osservare con i loro occhi alcune vicende entrate nel mito, come l’aquila che strazia Prometeo, i terribili uccelli dell’isola di Ares, il gigante Polifemo, la discesa nel regno di Ade.
Uno degli episodi forse più famosi è legato al terzo libro, il libro di Medea, che narra dell’esperta maga figlia di Eeta che si innamora di Giasone. I due innamorati si incontrano clandestinamente presso il tempio di Ecate. Sarà proprio Medea a dare a Giasone i consigli utili per conquistare il prodigioso Vello d’oro.
Grazie all’aiuto della maga, Giasone riuscirà nelle più formidabili imprese: domare i tori furenti, sconfiggere i giganti, infine sfidare il temibile drago che faceva da guardia al Vello d’oro. Seguendo il consiglio di Medea, con un antidoto magico Giasone addormenta il drago, in modo da sottrargli il Vello d’oro impunemente.
L’impresa è riuscita; ma l’avventura non è ancora terminata: il viaggio di ritorno degli Argonauti infatti si rivelerà ricco di insidie. Medea parte al seguito di Giasone e gli altri eroi e porta con sé il fratellino Apsirto, sottraendolo al padre con un rapimento. Dopo aver scoperto di essere inseguiti da Eeta, Medea uccide Apsirto e lo fa a pezzi gettandolo in mare, in modo che il re si distragga e, addolorato, cessi l’inseguimento.
Ma il delitto di Medea susciterà l’ira di Zeus che scatenerà una serie di tempeste per mandare fuori rotta la nave di Argo. Gli argonauti dovranno così superare numerose peripezie, dalla maga Circe sull’isola di Eea sino ai mostri marini e ai massi scagliati da Talo.
Infine la nave degli Argonauti, con il favore del Dio Apollo, riesce a far ritorno in patria. Il crudele Pelia, che non immaginava il ritorno di Giasone, prova a negare il trono che aveva promesso al giovane eroe in cambio della conquista del Vello d’oro. La profezia dell’oracolo, però, non tarda ad avverarsi. Pelia sarà ucciso grazie all’astuzia di Medea che, attraverso l’arte dell’inganno combinata a un intruglio di erbe, aiuterà Giasone a fare giustizia.
I due diabolici amanti saranno puniti da Acasto che, accusandoli dell’uccisione del padre, li manderà in esilio a Corinto. Ma le avventure degli Argonauti non sono ancora finite: infatti, a Corinto, Giasone scoprirà che la dea Atena - sua protettrice - è minacciata dalle Amazzoni e allora l’eroe partirà con gli altri Argonauti per combattere la regina amazzone Ortizia. In seguito un’altra avventura narra di Giasone che prese parte alla caccia del cinghiale calidonio.
La storia leggendaria degli Argonauti è potenzialmente infinita, perché nei secoli si è arricchita di numerosi racconti e tradizioni locali fomentati dai viaggi per mare, molto insidiosi per l’epoca e ammantati di mistero.
La figura di Giasone, come sappiamo, è legata al mito di Medea: l’eroe fu destinato infatti a una fine atroce. Quando Medea scoprì che Giasone l’aveva tradita con Glauce, la figlia del re Creonte, scatenò su di lui la sua ira poiché lo sposo aveva infranto il loro patto di amore eterno. Prima Medea si vendicò di Glauce donandole un abito di nozze che avrebbe preso fuoco non appena lei l’avesse indossato, poi scagliò una maledizione su Giasone stesso. Accecata dall’odio Medea uccise anche i propri figli, per eliminare ogni traccia della discendenza del marito.
La morte di Giasone
Ci sono diverse leggende sulla morte di Giasone, la più nota racconta che, perduto il favore degli Dei, l’eroe morì a bordo della nave Argo che si inabissò a causa di un cedimento, ormai vecchia e in disuso. Secondo un’altra versione della storia l’eroe morì di crepacuore dopo aver appreso della morte dei figlioletti. Ma questa è un’altra storia. Il simbolismo della nave ci sembra il più adatto per porre il sigillo definitivo al mito degli Argonauti, che rimane sempre e in eterno, l’avventura delle avventure.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli argonauti: storia e origini del mito
Lascia il tuo commento