Gli americani leggono più di noi italiani e curano le biblioteche

Lo spunto arriva dalle elezioni presidenziali vinte da Donald Trump; abbiamo iniziato su Twitter e Facebook a dire che gli americani sono rozzi, non leggono, pensano solo ai soldi.
Ecco non è vero. Non so se pensano solo a come arricchirsi ma leggono, leggono tanto rispetto a noi italiani.

Il 73% degli americani nel 2016 ha letto almeno un libro (era il 72% nel 2015). Gli americani leggono una media di 12 titoli l’anno (come nel 2015), l’americano tipo ha letto 4 libri negli ultimi 12 mesi.
C’è una differenza notevole fra le metropoli americane e i piccoli paesi del Midwest, dove si legge principalmente la Bibbia e il Vangelo. A New York il 90% degli abitanti, esclusi quindi i soli bambini sotto gli undici anni, hanno letto un libro nel 2016.
Chi vive nella Big Apple mi riferisce che in metropolitana, sugli autobus, insomma quando non si guida, un newyorchese caccia fuori un libro e legge, abitudine che sta svanendo in Italia, dove quelli che leggono sui bus sono percepiti come persone noiose che non giocano con lo smartphone.
Poi ci sono anche lì i soliti pregiudizi, ossia è difficile che un uomo legga un romanzo, meno che mai un romanzo scritto da una donna. Ci sono comunque anche sfumature non da poco a questo cliché, “Il cardellino” di Donna Tartt, ad esempio, lo hanno acquistato più gli uomini; un regalo per la moglie? Non necessariamente.

Nelle biblioteche pubbliche poi, trovi le novità più recenti, esattamente come se entrassi in libreria. Si prenota rigorosamente on line, ma i tempi di attesa sono brevi, perché dei libri di successo si prendono moltissime copie.
Abituati ai campus le biblioteche vengono tenute benissimo da chiunque sia stato studente: non c’è americano che durante il college non abbia collaborato in una delle tantissime biblioteche universitarie. Comportamenti distratti, come buttare le sigarette per terra o sporcare i libri, oppure segnarli a matita per prendere delle note, non sono ammessi, pena la sospensione del prestito.
Un breve excursus solo per dire che non c’è attinenza tra Presidente entrante e abitudini di lettura.