Fiammetta
- Autore: Emanuela E. Abbadessa
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2016
“Non appena le donne cominceranno ad essere uguali a noi, subito saranno superiori”.
Questa affermazione di Catone in Livio, Ab Urbe condita (XXXIV, 3, 2), rispecchia perfettamente quel timore – ancestrale e mai superato – degli uomini che vedono la Donna come qualcosa di immancabilmente diverso da loro, un “altro” sconosciuto e un tempo persino magico (il mistero della procreazione rese la donna un essere alieno, quasi) da cui sono, nonostante tutto, attratti.
È questa continua tensione tra fascino e disprezzo, tra passione e odio, tra ardore e diffidenza, a diventare il perno attorno a cui ruota l’ultimo attesissimo romanzo di Emanuela Ersilia Abbadessa, Fiammetta (Rizzoli, 2016).
La vicenda, che si consuma a fine Ottocento tra Firenze e Catania, vede due protagonisti principali, Fiammetta Renzi, maestra fiorentina, orfana e indipendente, e Mario Valastro, poeta catanese tutt’altro che orfano, uomo di lettere e di prepotenza. L’amore totalizzante che lega questi due futuri coniugi nasce sotto il cielo toscano: galeotta fu una conferenza dell’autore del Satana trionfante all’Istituto di studi superiori in quel di Firenze, ove Fiammetta ebbe l’occasione di incontrare per la prima volta quel poeta che lei tanto amava, creatore di versi arditi e autentici.
Subito scocca la scintilla, il Valastro è colpito dalla sfrontatezza della signorina Renzi, che ha avuto il coraggio di applaudire – lei sola, assediata dagli sguardi increduli della gente in sala – alle provocatorie e fin troppo sensuali rime declamate dal catanese. Parte proprio da qui – e dalla conversazione seguente tra i due – la travolgente passione che li condurrà dritti verso il baratro.
Il fil rouge che lega Fiammetta e Mario è quello dell’amore, l’urgenza, che la Vita stessa impone agli uomini, di sentirsi parte di un unico microcosmo, fatto di affetto, condivisione, fiducia, stima e rispetto reciproci. Tuttavia questa naturale tendenza dell’uomo viene ostacolata da un’altra tendenza, meno naturale forse, ma sicuramente altrettanto forte: l’uomo è padrone indiscusso della volontà femminile. Purtroppo Mario Valastro, sposando Fiammetta, si è trovato a fare i conti con una donna che di essere serva e sottomessa non ne vuole sapere.
Chi è Fiammetta Renzi? Questo personaggio così anticonformista e decisamente volitivo, diventa simbolo dell’affermazione dell’indipendenza delle Donne. Emanuela Ersilia Abbadessa ha tratteggiato – prendendo spunto, seppur in modo vago come afferma nella Nota finale, dalla vicenda di Giselda Fojanesi e Mario Rapisardi, nonché di Giovanni Verga e del triangolo amoroso che venne a crearsi – una donna che non è semplice fimmina, che non si sente moglie obbligata, ma che, forte della convinzione che tutti, maschi e femmine, debbano avere gli stessi diritti, reclama il suo ruolo nella società come essere pensante e potenzialmente attivo.
“(…) Apparteneva a quella ristretta schiera di sue simili che non si accontentano di quanto il destino ha riservato loro, che non hanno come unico scopo nella vita il trovar marito e diventare madri, (…) e dunque finiscono col condurre alcune piccole battaglie, spesso silenziose, per affermare un’indipendenza considerata da molti eccessiva”.
Il rapporto tra Mario e Fiammetta si trasforma in un vortice di emozioni contrastanti: il desiderio del poeta di avere accanto la donna amata si specchia nell’amore sincero che l’uomo prova nei confronti di una donna forte; non è un amore imposto, né frutto di scelta ipocrita, e proprio per quello sarà tanto avvolgente quanto pericoloso. L’insidia nasce dove principia la ragione, e parlo chiaramente di memoria storica e sociale: può una donna sposata, nella Sicilia di fin de siécle, avanzare anche solo l’ipotesi di uscire sola per strade sconosciute? Ancor più se si tratta di luoghi poco raccomandabili per una donna di certo livello sociale (acquisito), luoghi dove regnano miseria, degrado, abbandono, dove i bambini girano scalzi e dalle case fatiscenti fuoriescono grida di neonati e puzza di urine? E può forse, una donna sposata, tornare ad insegnare? Avere il diritto di decidere della propria vita e del proprio lavoro?
La risposta – chiaramente negativa – si scontra con le aspettative di Fiammetta, che vorrebbe addirittura redigere una sorta di statuto della Sorellanza, con l’intento ben preciso di dare voce a tutte le donne che vogliono far valere i propri diritti. Mario Valastro, l’uomo di cui Fiammetta si è innamorata, non sarà al suo fianco in questa battaglia, non sosterrà le sue ragioni, poiché altro non è che una triste copia del maschio alfa di fine secolo.
Emanuela Ersilia Abbadessa con Fiammetta pone l’accento su una questione sempre attuale, forse oggi viva tanto quanto lo era allora: lo scontro – eterno – fra uomo e donna e i rapporti di forza all’interno della coppia.
I fatti di cronaca, così come le tesi avanzate da studiosi e intellettuali (in primis Massimo Recalcati), ci portano a pensare che l’uomo, inteso come maschio, nutra un timore originario – molto simile al peccato – nei confronti della donna, intesa come femmina. Il maschio deve essere rassicurato – come fa Mario Valastro quando cerca conforto nella madre Maria Carmela o nella zia Concettina, le due sorelle Strazzeri che per certi versi ricordano le Sorelle Materassi di Palazzeschi – deve avere il controllo di una situazione che gli sfugge continuamente di mano.
La tanto sofferta e conquistata indipendenza delle donne è sempre messa a rischio da due fattori, ben evidenti all’interno del romanzo: da una parte la paura dell’uomo che si tramuta ben presto in violenza, unica arma di sottomissione, un evergreen; dall’altra la vanità della donna corteggiata, che diventa inutile speranza di modificare il pensiero maschile.
Se l’uomo ostacola il percorso di crescita della volontà matriarcale, anche la donna, a suo modo e inconsciamente, si rende carnefice di se stessa.
In Fiammetta è racchiusa tutta la faticosa storia delle donne, dalla notte dei tempi fino ad oggi, e allo stesso tempo è romanzo sui rapporti umani, sul loro intricato svolgimento, vittime, come sono, del desiderio e della ragione.
Proprio la protagonista di questo testo ipnotizzante, scritto da una penna appassionata e audace, che arricchisce la prosa con metafore, similitudini e ricercate immagini che accarezzano la sensibilità del lettore, proprio lei, la sua vita, la sua storia, assomigliano così tanto a quelle di un’altra grande donna della Storia letteraria: Petronilla Paolini Massimi, meglio conosciuta in Arcadia come Fidalma Partenide.
La Paolini Massimi fu poetessa del Settecento che entrò a far parte dell’Accademia d’Arcadia e seppe distinguersi per originalità, modernità e coraggio: la storia di Petronilla racconta a quale prezzo le donne della seconda metà dell’ XVIII secolo potevano ottenere la loro libertà, trovare il loro spazio e affermare finalmente la loro identità. Fu moglie e madre infelice, privata dei figli e della possibilità di assisterli anche quando erano in fin di vita. Visse gran parte della sua vita in convento, separata dal marito che le usava violenza e le vietava di leggere e scrivere. Quest’arcade pre-leopardiana incontrò le stesse resistenze di Fiammetta, dinanzi al rifiuto del marito di accettare la sua autonomia sociale e professionale.
Fiammetta avrebbe voluto agire come una Goliarda Sapienza di fine Ottocento, ma nei fatti fu vittima di amori sbagliati e venne tradita dalla Storia, che avrebbe dato ragione – a lei e a tutte le donne – molti decenni più tardi.
Un romanzo ebbro di quella sana follia che permette alle donne di essere ciò che sono. Amazzoni e guerriere della propria vita.
Fiammetta
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