Dal via
- Autore: Annadina Mengaziol
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
Dal via è la seconda prova poetica di Annadina Mengaziol (Hammerle Editori in Trieste, pp. 73, 2023); in prefazione contiene acute considerazioni critiche del poeta Claudio Grisancich, ne seguono altre dell’amica e artista Maria Cernigoi.
Il messaggio del libro è espresso nel titolo, allusivo, breve ed enigmatico, che apre mille possibilità di percorso: dal punto di partenza verso voli tentati, a volte spezzati, disillusi, ma sempre sorretti da un sogno e con la volontà di proseguire il viaggio misterioso della vita. “Accade senza certezze assolute”, chiarisce l’autrice, ma con la visione costante di una stella, la percezione di un “altrove” che motivi e sostanzi le giornate, le primavere che ritornano.
La tematica della ricerca e del viaggio è leopardiana (il pastore errante nell’Asia), come ben sottolinea Grisancich; la stella è incancellabile, non per nulla Mengaziol ha scelto come immagine di copertina il cielo stellato di Van Gogh, La Nuit Étoilée, 1888, per ricordarsi, e ricordarci, che è lassù la destinazione del viaggio. Una bella lirica è dedicata al grande pittore, con la chiusa.
Forse ora tu stai / fra quelle vaghe stelle / di cui hai percepito il palpito / come nessuno mai.
Molti sono i notturni ricamati nel libro, con la consapevolezza che da quei mondi siderali apparsi quasi come profezie, se meditati, può rivelarsi un senso intimo e collettivo, ma per i più non è così:
E noi restiamo qui ad attendere / con le finestre chiuse.
Anche la luce del giorno è strumento di rivelazione, per gli spiriti attenti alla voce della natura. La poetessa è avvinta dal mare, dalle rocce scabrose e sofferte, segnate, graffiate del Carso, dalla pioggia; il suo panpsichismo penetra la grande interconnessione tra tutte le cose, da lei raffigurate in una lirica con la metafora del tappeto e i suoi fili, del quale ci sfugge il costrutto, ma la sensibilità supera i limiti razionali e tenta l’avventura della conoscenza oltre le apparenze.
La natura è anche elemento di consolazione e pura gioia contemplativa, specie lì dove l’autrice ascolta il canto delle cicale.
"Il sole scioglie gli ultimi timori / le cicale stridono / e io mi lascio andare / in tutto questo azzurro, / torno sirena / ho voglia di cantare.”
Per analogia i versi richiamano le cicale di Platone, le quali lungo il fiume incantarono il maestro e il suo discepolo Fedro, millenni fa. La felicità è sempre scaturita dall’energia creatrice presente in ogni atomo, in ogni essere, “Natura naturans” (Spinoza), è l’aspetto immanente dello spirito. Chi non ha gioito al suono festante e ininterrotto, prodotto dai piccoli insetti?
Come si vede, la silloge ha un sapore lirico e intimo, ma pure sapienziale. Non trascura eventi epocali, la migrazione di popoli che troppo spesso trovano la furia del mare come tomba; le epidemie; la guerra.
Non sono proposte soluzioni ideologiche ai mali creati dall’umanità stessa. In un testo molto dolce ma fermo, lo sguardo è rivolto alla Madre Maria, perché parli al Figlio di noi, dei figli dell’autrice, e sia co-redentrice. Oltre la fede, qui è salvato il principio immaginale, quella “funzione trascendente della psiche” su cui C. G. Jung ha investigato a lungo nell’analizzare i sogni.
Testimonianza, diario poetico, queste pagine diventano specchio limpido del nostro presente precario; la poesia è propellente al volo liberatore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dal via
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