Elio Vittorini, Giacomo Debenedetti, Italo Calvino
Un elemento di riconoscibilità della collana editoriale è sicuramente la direzione, se a capo ha una figura di grande importanza culturale. Si parla, in questo caso, di collane d’autore: sono collane incentrate sulle scelte di un direttore che ha un prestigio e una presenza autoriale tale da lasciare un’impronta molto evidente sui testi che seleziona, una collana che dipende in tutto e per tutto dai gusti del direttore che la cura.
Le “collane d’autore” sono una categoria studiata e proposta in I meccanismi dell’editoria (Il Mulino, 2021) da Roberto Cicala, che nel suo libro riporta tre casi celebri di collane d’autore del Novecento italiano, basati sul modello della "Biblioteca Romantica" - diretta, dal 1930, da Giuseppe Antonio Borgese per Mondadori.
Si tratta di:
- “I Gettoni”, di Elio Vittorini, per Einaudi;
- “La Biblioteca delle Silerchie”, di Giacomo Debenedetti, per Il Saggiatore;
- “Centopagine”, di Italo Calvino, per Einaudi.
Vediamo come sono nate e cosa le caratterizzava.
“I Gettoni” di Elio Vittorini
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Nata nel 1951, “I Gettoni” è una collana sperimentale di Elio Vittorini che esprime la ricerca di nuove tendenze narrative. In quel momento storico, la sede deputata agli scrittori affermati era “I Coralli” di Einaudi, la collana per i narratori tradizionali e canonici, della narrativa forte. Nel ‘51, Vittorini sente l’esigenza, invece, di osare qualcosa di più sperimentale, di creare un laboratorio di narrativa più forte, particolare e originale: nasce così la collana "I Gettoni", che ospita autori italiani nuovi, testi di più difficile lettura, ma di misura breve, che si dispongono accanto a "I Coralli", libri dal successo più sicuro.
Si tratta, quindi, di una collana che tenta qualcosa di nuovo e il progetto di Vittorini si intuisce già dalla scelta del nome, moderno e cittadino, come contrassegno di questa intenzione culturale di esplorare la modernità che avanza. Usa il termine "gettoni" proprio per:
“i molti sensi che la parola può avere di gettone per il telefono (e cioè di chiave per comunicare), di gettone per il gioco (e cioè con un valore che varia da un minimo a un massimo), e di gettone come pollone, germoglio ecc.”
Questa collana ha un formato agile, una veste grafica disadorna, ma ciò che è interessante è che, a partire da questi volumi, compare il risvolto di copertina ed è proprio nel risvolto che Vittorini costruisce il suo personale discorso critico, editoriale e letterario.
Ospita testi che riguardano la guerra, la resistenza, e in generale la storia italiana recente: siamo situati nel tempo e nello spazio, quindi si sente viva l’esigenza di rendere testimonianza del vissuto.
Usciranno per "I Gettoni" 58 titoli, 50 di autori italiani (tra cui Franco Lucentini, Lalla Romano, Leonardo Sciascia, Mario Tobino, Beppe Fenoglio, Anna Maria Ortese) e 8 stranieri; ad esempio, per la prima volta viene pubblicata in Italia La biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges e Ritratto di giovane artista di Dylan Thomas.
Dopodiché, la collana chiuderà nel 1958.
“La Biblioteca delle Silerchie” di Giacomo Debenedetti
Nel 1958, Alberto Mondadori - che aveva un’idea di casa editrice diversa dal modello del padre Arnoldo - fonda Il Saggiatore e si circonda, in conformità al suo spirito e a questa sua vocazione intellettuale, di formidabili consulenti, tra cui Giacomo Debenedetti.
Debenedetti diventa una sorta di codirettore editoriale e sarà proprio lui l’artefice della collana “La biblioteca delle Silerchie”. Il nome “silerchie”, da una strada a Camaiore, vicino alla villa di Alberto Mondadori, viene dal latino silercula, che è un rametto con cui si realizzavano bastoncini magici usati per scacciare le malattie e gli spiriti maligni: i libri, le parole e la letteratura sono, quindi, come silerchie capaci di scacciare il male. Inoltre, la strada da cui la collana prende il nome è una via di campagna che si stacca dalla nazionale, quasi a voler essere una metafora del figlio, Alberto, che si discosta dal modello paterno, Arnoldo.
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Ferretti e Iannuzzi, nel loro testo Storie di uomini e libri (minimum fax, 2021), scrivono:
“La Biblioteca delle Silerchie comprende oltre cento volumetti presentati da note del direttore non firmate, e appare estranea a ogni etichetta di genere o di settorializzazione.”
Non siamo dentro un genere: è una collana che fuoriesce dagli schemi di qualunque categorizzazione. Debenedetti, uno dei maggiori critici letterari italiani, imprime alla collana:
“il marchio di una sterminata esperienza della letteratura, di un gusto per la scoperta, la riscoperta e l’invenzione a tutto campo: dall’antichità al Novecento, dal racconto al saggio, al manuale, al diario.”
Si tratta di una collana che finisce per diventare un’universale di lusso: si apre con Lettera sul matrimonio di Thomas Mann e raccoglie al suo interno le stelle del firmamento letterario internazionale di vari secoli.
Mentre ne “I Gettoni” di Vittorini abbiamo sentito il tempo e i suoi strazi nel dopoguerra, qui sentiamo una cifra più intima e biografica, un editore che sente l’esigenza di prendere una nuova strada e allargare gli orizzonti rispetto al modello paterno.
“Centopagine” di Italo Calvino
Italo Calvino fonda la collana “Centopagine” nel 1971 e la dirige fino al 1985, anno della sua scomparsa. Non è un caso che la collana chiuda alla morte del suo direttore: sono collane in cui c’è un’autorialità molto forte, dipendono in tutto e per tutto dall’autore. Inoltre, nella figura di Calvino "si coglie la funzione paratestuale di un direttore-scrittore" (I meccanismi dell’editoria, Roberto Cicala, il Mulino, 2021), una funzione che funge da biglietto da visita per la collana stessa.
"Centopagine" intende valorizzare il romanzo breve o il racconto lungo, mettendo insieme testi famosi e consacrati con scoperte nuove. Calvino si sofferma sulla lunghezza di 100 pagine, da cui il nome della collana. Soltanto 17 dei 77 titoli della collana sono ripresi da altre collane Einaudi, quindi il tentativo del direttore è di equilibrare testi già consolidati con le novità.
La cornice della collana sono gli anni ’70, in cui il processo di industrializzazione ha preso forma, i tempi di vita sono ridotti e quindi c’è bisogno di letture agili e adatte a questo nuovo pubblico.
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In conclusione, le collane d’autore rappresentano una forma unica di espressione culturale e artistica, in cui il direttore lascia un’impronta personale e distintiva che va oltre il semplice coordinamento editoriale. "I Gettoni" di Vittorini, "La Biblioteca delle Silerchie" di Debenedetti e "Centopagine" di Calvino sono esempi di come un direttore possa orientare non solo le scelte letterarie, ma anche il tono e il messaggio culturale di un’intera collana, rendendola uno specchio delle proprie visioni e sensibilità. Queste collane non solo hanno offerto spazi di sperimentazione, scoperta e riscoperta, ma hanno saputo adattarsi ai tempi, rispondendo alle esigenze dei lettori e dando vita a progetti che, pur chiudendosi, hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama editoriale italiano.
- Conosci altre storie di collane d’autore? Scrivile nei commenti
Riferimenti e fonte - Per chi volesse approfondire questo argomento, consiglio la lettura del libro I meccanismi dell’editoria (Il Mulino, 2021) di Roberto Cicala:
I meccanismi dell'editoria. Il mondo dei libri dall'autore al lettore
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Collane editoriali d’autore: cosa sono? I casi de “I Gettoni”, “La Biblioteca delle Silerchie” e “Centopagine”
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