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Storia della letteratura

Cecco Angiolieri: vita, poesie e stile

Chi era Cecco Angiolieri? Scopriamo insieme vita, poesie e stile dello scrittore contemporaneo a Dante Alighieri.

Ilaria Roncone
Ilaria Roncone Pubblicato il 24-06-2019
Cecco Angiolieri: vita, poesie e stile

Francesco Angiolieri, detto Cecco, è stato uno scrittore e un poeta italiano vissuto contemporaneamente a Dante Alighieri e facente parte della nobile casata degli Angiolieri. Rispetto all’interpretazione e alla lettura della sua opera è che le due edizioni attualmente in uso (la Marti e la Vitale) sono differenti tra loro per il numero di sonetti attribuiti all’autore. In secondo luogo, nel corso del tempo ci sono stati errori di attribuzione dei sonetti ad Angiolieri, sonetti che invece erano di altri autori come Meo de’ Tolomei, suo concittadino. Vediamo ora, oltre i problemi di attribuzione delle opere, vita, poesie e stile di questo autore.

Cecco Angiolieri: la vita

Cecco Angiolieri nasce attorno al 1260 nella città di Siena da una famiglia nobile, gli Angiolieri appunto. Suo padre è figlio del banchiere di papa Gregorio IX e fa parte dei signori del Comune e dell’ordine dei Cavalieri di Beata Maria. Anche la madre, monna Lisa de Salimbeni, fa parte del medesimo ordine. La famiglia, inoltre, vanta una lunga tradizione politica guelfa e nello scrittore, che molto probabilmente cresce a Siena, prende forza col tempo lo stesso tipo di schieramento politico.

Nel 1281 partecipa alla campagna militare per conquistare il castello ghibellino di Turri in Maremma e proprio in questo periodo viene notato per essere indisciplinato, prendendo due multe per assenza ingiustificata in campo. Oltre a queste nel 1282 viene multato anche per essere stato trovato fuori casa dopo il coprifuoco. Nel 1291, inoltre, viene coinvolto in un processo per il ferimento di un uomo, dal quale però esce pulito e innocente.

Nel corso della battaglia tra fiorentini e aretini Siena invia un contingente per aiutare la città di Firenze di cui Cecco fa parte insieme a suo padre, combattendo nella battaglia finale, quella di Campaldino nel 1289. In questa stessa battaglia lotta anche Dante Alighieri e sembra proprio che i due si conoscano in questa occasione, entrambi all’inizio delle loro carriere poetiche.

Tra i due nasce un sodalizio che sembra poter durare, salvo poi spezzarsi per la radicale differenza di carattere dei due, incompatibilità dovuta anche al fatto che Angiolieri decide di comporre scritti con stile comico gioioso capovolgendo così i temi e lo stile dello Stilnovismo. Allo scrittore vengono attribuiti ben centocinquanta sonetti tra i quali, sembra, ne abbia composti solo centododici.

In molte di queste opere compare una certa Becchina, protagonista anche di uno dei sonetti che egli invia a Dante Alighieri quando ancora tra i due ci sono uno scambio e una reciproca amicizia. A cosa è dovuto l’inserimento del rapporto? Probabilmente a quando Cecco fa notare a Dante un’incongruenza nel suo sonetto "Oltre la spera". Le opere di Angiolieri sono ispirate in buona parte alla sua vita privata, che riportano abbastanza fedelmente, restituendo a noi anche l’odio che provava nei confronti dei genitori.
Il più celebre tra i suoi sonetti rimane "S’i’ fosse foco".

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Dopo la morte del padre e il manifestarsi di una serie di tensione nell’ambiente politico della città, il poeta è costretto a lasciare Siena vivendo a Roma per un periodo. L’ultima notizia certa riguardo il poeta è del 1302, quando la sua forma è riconoscibile in un documento ufficiale col quale viene venduta una vigna. Probabilmente la vendita della vigna è dovuta alle difficoltà finanziarie in cui il poeta si trova a un certo punto, frutto anche di una vita dissennata vissuta per donne, gioco e buon bere.

I debiti contratti dal poeta sono talmente tanti che i suoi figli, una volta deceduto, rinunciano alla sua eredità poiché prendendo il denaro avrebbero contratto anche una marea di debiti da pagare per riscattarla. Nel documento datato 1313 è riportata la firma di tutti e sei i figli dell’uomo, avuti non si sa bene con chi considerato che non risulta che il poeta si sia mai sposato. Cecco Angiolieri dovrebbe essere deceduto nel 1313.

Cecco Angiolieri: poesie, poetica e stile

Tra le varie informazioni utili per contestualizzare il poeta, la sua vita e la sua poetica troviamo anche la sua presenza nella novella il Decamerone di Giovanni Boccaccio. Per quanto riguarda i temi, Cecco Angiolieri contrappone l’amore spirituale a quello sensuale, la lode alla canzonatura e all’ingiuria, la donna terrena a quella spirituale e i piacere carnali alla virtù morale.

Angiolieri compone maggiormente nel periodo delle battaglie contro i ghibellini ma, come già accennato, è molto complicato seguire la sua produzione. Molte delle sue opere sono andate perdute, altre gli sono state attribuite per errore e la verità è venuta fuori solo negli anni Cinquanta del Novecento. Le opere a lui sicuramente attribuibili sono raccolte in “Rime”, un’edizione dei suoi componimenti ad opera di Mauro Marti e Maurizio Vitale. La ragione per cui è tanto difficile organizzare le opere di Angiolieri è che i suoi testi non sono né datati né firmati.

Ma quali sono le principali caratteristiche e lo stile delle poesie di Cecco? L’autore è uno degli esponenti principali della poesia comico-realistica e comico-gioiosa italiana. Insieme a quello di Rustico Filippi il suo nome rappresenta questo filone di fine Duecento che si contrappone alla poesia e alla filosofia dello Stilnovo. In cosa la poesia comico-realistica si discosta dallo stile aulico e ricercato dello stilnovismo?

Si tratta di una poesia che adotta un linguaggio quotidiano e comune, arrivando ad essere spesso volgare e rozzo. La poetica di Cecco riporta la vita di tutti i giorni riportandone tutti gli aspetti più aspri. Tra le tematiche a lui più care ci sono le donne, di cui parla anche in modo erotico e canzonatorio, attaccando apertamente le donne anziane e brutte, ormai sfiorite, utilizzando anche toni offensivi. Tra le altre cose parla anche dei piaceri dei vizi e della gola, in particolare il bere, e del gioco d’azzardo.

La contrapposizione rispetto alle tematiche dello Stilnovo è evidente sia nei temi che nello stile; Angiolieri riteneva la poesia stilnovista eccessivamente ricercata, utopistica e filosofica, assolutamente incapace di trasmettere tutte le sfaccettature della vita comune in Toscana. La posizione antistilnovistica dell’autore emerge soprattutto nella poesia dialogata "Becchin’ amor", dove parla di un’amante meschina e sensuale che nulla ha a che vedere con Beatrice né nell’aspetto né nelle caratteristiche.

Angiolieri riporta quella che è la vera vita borghese e rappresenta in maniera cruda e nuda la realtà dell’amore e della sessualità. Cecco utilizza ampiamente la parodia allo scopo di rovesciare i caratteri dello stilnovismo, attingendo anche alla sua vita privata. Le sue poesie sono infatti piene di allusioni autobiografiche.

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