

Due sono i luoghi del cuore di Carlo Levi: la casa estiva in Liguria e Aliano, in Basilicata, dove trascorre il confino fra il 1935 e il 1936. Qui tra stradine e borghi trova l’ispirazione per scrivere pagine indimenticabili. E, proprio durante il periodo in esilio, riconosce ad Alassio e al grande giardino di famiglia la potenza creativa cui deve numerosi quadri di una carriera pittorica altrettanto famosa del percorso letterario che raggiunge in Cristo si è fermato ad Eboli il suo più alto risultato. La mostra Il Giardino perduto di Carlo Levi a Roma, nella Fondazione a lui dedicata, fino al 30 maggio raccoglie una selezione delle tele nate in riviera e racconta l’uomo e l’artista nel cinquantennale dalla morte.
Il Giardino perduto di Carlo Levi: le opere esposte
Quattordici quadri e un corredo di fotografie in bianco e nero raccontano la Liguria e il legame profondo con un luogo che è rifugio estivo e eden privatissimo. Vanno dagli anni Venti ai Settanta attraversando cambi di stile, colori e forme. Con una costante: al centro c’è sempre la villa sul mare. È suo Il giardino perduto di Carlo Levi che dà il nome alla mostra. A descriverlo ci sono le tele e le pagine dello scrittore che in una lettera indirizzata alla madre nel 1935 racconta Alassio. È una riscoperta, una presa di coscienza dettata dalla lontananza. Ad Aliano il contrasto con il paesaggio ligure si fa potente:
Capisco adesso la straordinaria libertà e la ricchezza del colore di Alassio, dove l’azzurro più intenso fa parer rosati gli ulivi, e i bianchi e i violetti delle pietre e i gialli e i rossi delle rocce son rilevati dal verde bluastro dei carrubi, e le palme si alzano tra i fiori come allegri pennacchi.
Le fotografie lo ritraggono in riviera mentre dipinge dimentico di tutto. A torso nudo, seduto su una seggiola, immerso in quella vegetazione fantastica fatta di alberi, arbusti, piante che circondano la casa. Qui quasi in estasi crea senza interruzione, fino al record di 25 quadri realizzati in pochi giorni nel tentativo di riprodurre colori e un’atmosfera sempre diversa a seconda delle stagioni, come racconta nel catalogo della mostra prodotto da Effigi edizioni.
La sua è una gara, una corsa contro il tempo. E una dichiarazione d’amore per un luogo che ha ispirato prima di lui tanti artisti e letterati. Il motivo lo spiega lo stesso Carlo, ancora in una lettera che sembra la pagina di un libro, diretta alla sua Linuccia:
La notte è una meraviglia di silenziosi rumori, di uccelli notturni, di brezza nelle fronde, e lontano uggiolar di cani; e la luna rende misterioso e immenso quel mio spazio di pochi metri nella pineta, dove dipingo, e dove ogni ramo e ogni tronco mi sono amici e conosciuti.
La mostra a cura di Daniela Fonti e Antonella Lavorgna è visitabile presso la Fondazione Carlo Levi in via Ancona 21 (Roma) secondo il seguente orario: lunedì, martedì e venerdì dalle 9,30 alle 12,30, giovedì dalle 15,30 alle 18,30.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il giardino perduto di Carlo Levi: una mostra dei quadri dello scrittore
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