

Calinifta
- Autore: Daniele Bolognese
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Calinifta è una cittadina affacciata sul mare, immaginaria, nella quale le storie dei personaggi si incontrano in un intreccio temporale che diviene il mosaico del romanzo, in un tempo che non è un continuo divenire, ma fa ritorno indietro per riprendere i frammenti dei racconti in una narrazione circolare. Un posto nel quale gli edifici sono stati ristrutturati, una messa a nuovo dei vecchi quartieri, ma perdura un senso di pietà che avvolge i luoghi e le macerie di vite vissute.
Daniele Bolognese, giovane scrittore nato ad Anzio, laureato in Archeologia alla Sapienza di Roma, in questo suo ultimo lavoro ( Calinifta, Scatole Parlanti, 2021) ha saputo descrivere i segreti, l’abbandono, la resa, le speranze infrante della vita degli ultimi, dei non eroi, e nello scorrere le vite dei personaggi, lascia al lettore le riflessioni e le naturali deduzioni. Una lettura coinvolgente anche per le sue oscurità, luogo buio che diviene scenario essenziale per poter accogliere i protagonisti e le loro tragedie.
Thomas vive con il padre Giorgio in uno degli appartamenti centrali della città, insieme da sempre, da quando ha ricordi. Della madre sapeva che era andata via, una mattina d’autunno: una delle immagini che cercava di lei era quando tra le sue braccia con le dita le toccava i capelli rossi. Dalla finestra della casa intravedeva il porticciolo dove era ancorata la loro piccola e vecchia barca di legno con il nome della mamma ormai sbiadito. Andava a pesca con il padre quando il vento era di ponente e il mare calmo.
Thomas si occupa di tutto, della spesa, delle pulizie e di Giorgio che al rientro a casa dopo il lavoro trova quasi sempre ubriaco, addormentato sul divano con un’aria sul viso rilassata, quasi innocente. Il suo volto è di un uomo sessantenne, con i segni del tempo andato, capelli grigi e il dolore dell’abbandono mai placato. Suo padre aveva accettato il tradimento come si accetta una sconfitta, “con la passività del perdente”. E come lui anche Thomas si sentiva simile nel cercare sempre il lato positivo nelle cose.
“A trent’anni aveva provato alcune delle gioie e dei dolori che poteva offrire la vita: l’abbandono di una madre, una laurea con lode, un dottorato, una relazione di sette anni finita male, la disoccupazione e il ritorno forzato in una cittadina dove il padre era considerato un ubriacone nullafacente."
Cameriere alla Friggitoria Ristorante, era sempre pronto per una nuova giornata di lavoro tra i rimproveri del proprietario, il cuoco, un omone grande con la barba irsuta che armeggiava con le padelle e Camilla, l’altra cameriera, che sapeva ascoltare per delle ore i suoi sfoghi confidenziali. E mentre toglieva piatti e bicchieri sporchi dai tavoli, era là a desiderare un futuro migliore.
“Non poteva negare alcune realtà felici della sua vita, il fatto di avere ancora un padre, il fatto di avere una laurea e una notevole cultura, il fatto di avere un lavoro, seppur non eccezionale, uno stipendio a fine mese dopotutto arrivava."
Luigi e Roberto sono lavoratori precari, addetti alle pulizie della villa comunale Carmelo Bene, amici da una vita nonostante i loro caratteri differenti. Roberto, un po’ incurvato negli anni, “quasi sostenesse sulle spalle un grosso peso”, è tra i due il più tranquillo, non condizionato dall’uso dell’hashish come Luigi e agisce sempre con giudizio: il suo è “un atteggiamento naturale”. Apprezza l’amico di una vita anche se non è sempre una persona corretta: la droga, l’abitudine a parlare poco e la vita coniugale nella quale l’unica valenza era “la voce gracchiante della moglie”, non lo rendeva un uomo appagato.
Roberto invece è spesso assorto nei suoi pensieri, una fase contemplativa nella quale si proietta fin da piccolo. A Calinifta aleggiava la leggenda del sacrestano che agli inizi del Novecento aveva distrutto, in preda alla rabbia, i mosaici millenari custoditi nella chiesa. Don Giuseppe battibecca spesso con il suo sacrestano, che il più delle volte è il solo a riportarlo ai suoi doveri, alla realtà dei suoi compiti nei riguardi dei fedeli. I giorni per Don Giuseppe sono tutti uguali, trascorrono tra periodi di silenzi e disinteresse. Si guarda allo specchio, e vede quanto la vita gli stesse scavando il volto.
“Nella realtà si sentiva un uomo sulla soglia dell’anzianità, che durante la messa sapeva inumidirsi l’indice, sfogliare pesanti libri di preghiere, e recitare a un gruppo di vecchie bigotte delle inutili prediche che aveva preparato malvolentieri la sera precedente."
Riformato dall’esercito, era tornato a casa e aveva iniziato a bere e a fumare. “Anche quella sera di tanti anni fa in cui aveva abusato di Maria era ubriaco”. Dopo gli anni di sacerdozio affrontava ormai i membri della sua comunità con distacco: non ne poteva più del loro parlare a vuoto. Aveva amato Maria e ancora cercava di darle una mano rimasta sola a prendersi cura del fratello Dino, un uomo instabile, il matto del paese, che in preda a un demone come raccontava, commetteva numerose malefatte e anche atti violenti. Ammirava Maria e le voleva un bene fraterno. Nella cittadina di Calinifta le storie dei nostri protagonisti si intersecheranno, e le vicende drammatiche che seguiranno stravolgeranno le loro già infelici vite. Maschere inquietanti che con i loro sguardi spaventati e le loro voci che borbottano, “nell’assurdo dell’esistenza”, ricordano il teatro di Carmelo Bene.
Calinifta è il racconto della vita che lacera, che sottrae, in una realtà deludente in contrasto con il desiderio di qualcosa di diverso. Vite misere che suscitano tenerezza e commozione per le loro fragilità, per i loro affanni e le loro privazioni. Consigliato!

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