Bertrand Russell fu un filosofo (e divulgatore di filosofia), logico, matematico, attivista e saggista. Le sue riflessioni in diversi ambiti furono fondamentali per lo sviluppo di logica e filosofia (è oggi considerato uno dei padri della filosofia analitica), ma il suo impegno si riversò anche in battaglie importantissime: fu uno strenuo pacifista e si batté per i diritti degli omosessuali nel Regno Unito.
Vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1950, Russell si colloca tra gli intellettuali più affascinanti dello scorso secolo. Scopriamo insieme qualcosa di più su vita, pensiero e opere dell’autore.
Bertrand Russell: vita
Bertrand Arthur William Russell (1872-1970) appartenne a una delle famiglie più prestigiose e potenti dell’aristocrazia britannica, le cui origini risalgono al XII secolo. Proprio grazie alle sue origini, Russell riuscì a occupare un seggio alla Camera dei Lord e da lì difendere le proprie posizioni su vari argomenti. Il suo padrino di battesimo fu il filosofo John Stuart Mill.
Orfano di madre a soli due anni e di padre a quattro, Bertrand Russell crebbe con i nonni paterni e trascorse un’infanzia e un’adolescenza infelici, anche a causa dell’oppressiva educazione puritana dai due riservata al nipote. Sola gioia di questo cupo periodo è la matematica, a cui ben presto si aggiungerà la filosofia. Studiò filosofia e logica all’Università di Cambridge, dove diventò assistente nel 1908.
Strenuo sostenitore del pacifismo, allo scoppio della prima guerra mondiale Russell venne allontanato dall’insegnamento e scontò sei mesi in carcere. Finita la guerra, si dedicò a testi divulgativi su fisica, etica e pedagogia e fondò la scuola sperimentale per bambini e bambine di Beacon Hill.
La sua vita sentimentale fu piuttosto turbolenta, anche al netto delle relazioni extraconiugali: nel 1894 sposò la quacchera statunitense Alys Pearsall Smith, nel 1921 l’attivista femminista e scrittrice Dora Black, nel 1936 la studentessa di Oxford Patricia Spence, nel 1952 Edith Finch.
A fine anni Trenta si trasferì per insegnare negli Stati Uniti, ma nel 1944 tornò in Inghilterra, presso il Trinity College. Nel 1950 ricevette il Premio Nobel per la letteratura, come "riconoscimento ai suoi vari e significativi scritti nei quali egli si leva in alto a campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero".
Negli anni Sessanta scrisse la sua autobiografia in tre volumi, che riuscì a ultimare prima di morire, a causa di una bronchite acuta, a 97 anni.
Il pensiero e le opere
Il pacifismo
Bertrand Russell fu uno strenuo pacifista e si oppose con forza all’ingresso del Regno Unito alla prima guerra mondiale. Negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale tentò nuovamente la via del pacifismo, proponendo fino al 1940 di intrattenere un dialogo con i nazisti pur di evitare il conflitto (dal 1940 in poi riconobbe invece la necessità di sconfiggere militarmente Hitler).
Convinto che il miglior governo possibile fosse una federazione mondiale di stati liberi, Russell considerò sempre la guerra come un male, in circostanze estreme però necessario.
Per le sue posizioni non fu solo privato delle cattedre che ricopriva, ma più volte incarcerato. Nel 1961 fu processato e condannato a due mesi di carcere in seguito all’arresto avvenuto durante una manifestazione contro il proliferare delle armi nucleari. Al giudice, che voleva concedergli la libertà condizionale se avesse garantito un "buon comportamento futuro", rispose di no.
Il suo ultimo obiettivo polemico fu la guerra in Vietnam: per indagarne i crimini commessi dall’esercito statunitense istituì nel 1966 insieme a Jean-Paul Sartre il Tribunale internazionale contro i crimini di guerra (o Tribunale Russell).
Il matrimonio, l’omosessualità e la religione
Si batté per la depenalizzazione dell’omosessualità nel Regno Unito, realizzata nel 1967, e criticò la nozione vittoriana di moralità, specialmente per quanto riguarda il matrimonio (a cui dedicò il saggio Matrimonio e morale nel 1929): l’amore tra un uomo e una donna non sposati, per Russell, poteva tranquillamente non essere immorale.
Per quanto riguarda la religione, Russell si dichiarava agnostico (filosoficamente) e ateo (nella via pratica), non potendo avere alcuna prova dell’esistenza di un Dio. Non è lo scettico che deve provare la falsità delle affermazioni altrui, ma chi le formula a dover provarne la verità. Per spiegare la sua posizione, articolata nei saggi Io sono un ateo o un agnostico? e Perché non sono cristiano, il filosofo ha ideato la famosa metafora della teiera celeste:
"Se io sostenessi che tra la Terra e Marte ci fosse una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un’orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io dicessi che, giacché la mia asserzione non può essere smentita, dubitarne sia un’intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie. Se però l’esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età illuminata o dell’Inquisitore in un tempo antecedente".
Russell indagò a fondo il rapporto tra scienza e religione e nel 1935 pubblicò il saggio Scienza e religione, in cui analizza come i due aspetti si sono interfacciati nel corso dei secoli, con la progressiva emancipazione della scienza dalla religione. Non è possibile chiedere alla scienza di sottostare a fede e dogmi, a lei spetta il compito di indagare il vero e il falso; la religione, al contrario, non può essere toccata dalla scienza per tutti quegli aspetti in cui si limita a occuparsi di un "modo di sentire", senza pretendere di stabilire vero o falso.
Logica e filosofia
Bertrand Russell ebbe un ruolo fondamentale per quanto riguarda lo sviluppo della logica matematica. A inizio Novecento formulò il famoso paradosso di Russell, una delle antinomie più importanti e famose della storia della filosofia e della logica:
"L’insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a se stessi appartiene a se stesso se e solo se non appartiene a se stesso".
Per quanto il paradosso voglia rendere evidente l’impossibilità di ridurre la matematica alla logica, Bertrand Russell difese sempre la teoria del logicismo (che vede la matematica come l’applicazione specifica delle leggi logiche universali) e scrisse con il filosofo e matematico Alfred North Whitehead i Principia Mathematica.
Bertrand Russell contribuì anche allo sviluppo della filosofia del linguaggio, formulando la teoria delle descrizioni. Gli enunciati che si aprono con descrizioni definite (cioè sintagmi formati da articolo determinativo singolare+nome comune, es. "L’attuale re di Francia") quale forma logica hanno? Come possono essere parafrasati e scomposti per comprendere il loro valore di verità?
Un enunciato come "L’attuale re di Francia è calvo" a chi si riferisce, se non esiste alcun re di Francia? Si tratta, in definitiva, di un enunciato falso, ma non privo di significato.
Consapevole del fatto che il pensiero di un uomo si forma anche in base alla società di cui fa parte, Russell compose Storia della filosofia occidentale e dei suoi rapporti con le vicende politiche e sociali dall’antichità a oggi, in cui tentò di inquadrare lo sviluppo del pensiero filosofico nel corso dei secoli, inserendo ciascun pensatore nel determinato contesto storico e sociale di riferimento. Al rapporto fra il singolo e la società nel corso dei secoli (dalle primitive forme di coesione sociale fino all’instaurarsi di società più progredite) è dedicato anche il saggio Autorità e individuo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Bertrand Russell: vita, pensiero e opere
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