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Recensioni di libri

Basta piangere! Storie di un’Italia che non si lamentava di Aldo Cazzullo

Mondadori 2013 - Il giornalista Aldo Cazzullo ci ricorda che negli anni Settanta il nostro paese era molto più semplice e povero, ma il futuro non era visto come un problema, ma come un’opportunità.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 04-03-2014

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Basta piangere! Storie di un'Italia che non si lamentava

Basta piangere! Storie di un’Italia che non si lamentava

  • Autore: Aldo Cazzullo
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2013

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Il giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo fa un divertente excursus tra le cose che avevamo negli anni Settanta e le cose di oggi. Allora ci si accontentava senza frignare, anche se il futuro si capiva che sarebbe stato più florido.
Noi abbiamo fatto il morbillo, ora scomparso, giocavamo in cortile e non in casa, che allora era vuota di aggeggi e c’era solo un televisore per famiglia. Abbiamo fatto il militare obbligatorio e non facevamo scene drammatiche se il luogo dove svolgerlo era lontano da casa. Le città settentrionali erano pieghe di smog, soprattutto Milano che aveva ancora le industrie nel centro della città, tutti compravamo il Conoscere, libri rossi dove c’era tutto lo scibile possibile. La vita era violenta: attacchi terroristici, la strage di Brescia, il rapimento del politico Aldo Moro nel 1978, un vero choc.

L’adolescenza negli anni Ottanta fu abbastanza monocorde: vestiti con spalline sproporzionate, si entrava al cinema senza rispettare l’orario, a volte si vedeva due volte lo stesso film, se entravi che il film era già al secondo tempo pagavi il biglietto ridotto.
Pienissimi di uomini e bambini, nei cinema si poteva fumare e c’era sempre una cappa di fumo e non posti uguali ad ambulatori medici, come sono ora le sale cinematografiche.
Nell’estate del 1985 Renzo Arbore, che aveva già lanciato Benigni e Isabella Rossellini, inventa una trasmissione geniale come Quelli della notte.
Gli anni Novanta sono stati abbastanza movimentati, sono gli anni dei primi tatuaggi e dei primi uomini con l’orecchino. Le droghe leggere, che molti di noi consideravamo segno di perdizione, ora circolano liberamente, in tv c’era la prima edizione del Grande Fratello.
Ma dietro a oggetti e ruoli e immagini, c’era un’estrema positività: il futuro non spaventava, si studiava senza disturbi e rumori e dopo la laurea si trovava un impiego con abbastanza facilità.

Ora abbiamo tutto in casa: personal computer, stampante, smartphone non più usato per fare chiamate, ma per chattare, fare bonifici, scrivere al tuo scrittore preferito. Niente morbillo, niente militare, invece una disoccupazione stellare e il lavoro che perde di senso, se non come una fortuna.
Come in altri libri, è descritto il rapporto padre-figlio che proprio non va, perché è finita l’autorità genitoriale maschile, per cui sono figlio e fratellone grande (una cosa piuttosto preoccupante).
Ma per il futuro dei giovani, basta piangere, perché scrive l’autore:

"I giovani italiani devono capire che l’autocommiserazione non serve a nulla, e le vecchie scorciatoie non funzionano.
Per trovare un lavoro devono studiare di più, prepararsi meglio, formarsi con maggior sforzo, ed è necessario sacrificarsi... siamo diventati più ricchi, ma non siamo diventati né più colti, né più avveduti".

Insomma: basta piangere.

  • Leggi anche l’intervista ad Aldo Cazzullo su questo libro
Basta piangere!: Storie di un'Italia che non si lamentava

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Basta piangere! Storie di un’Italia che non si lamentava

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