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Storia della letteratura

Balzac e i volti della Commedia Umana

Un'opera della storia della letteratura mondiale, non solo per la sua mole, ma anche e soprattutto per l'abilità di Balzac di caratterizzare i personaggi.

Vittoria Caiazza
Vittoria Caiazza Pubblicato il 04-09-2018

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Balzac e i volti della Commedia Umana

La Commedia Umana rappresenta un’opera straordinaria nella storia della letteratura mondiale non solo per la sua mole - più di un centinaio sono i titoli che la compongono e che delineano con sufficiente chiarezza quello che era il disegno concepito dalla mente di Balzac nel corso degli anni - ma soprattutto per l’abilità tipicamente balzachiana nel delineare e fissare i volti ed i caratteri dei personaggi, veri tipi, incarnazioni perfette delle passioni, dei vizi e dei difetti descritti dal grande scrittore francese.
Il crescente potere della borghesia, luccicante in apparenza, ma piccola e ipocrita in realtà, la falsità dei volti e delle parole dei salotti parigini, la sete inestinguibile dell’oro, l’ambizione sociale, l’invidia sopita e covata per anni sono solo alcuni dei temi portanti dell’opera balzachiana, che danno vita a personaggi davvero indimenticabili.

Così, solo per citare i più celebri, abbiamo il grande avaro, Grandet, a giusta ragione considerato degno erede dell’avaro dipinto da Moliere. Un uomo che prova una passione quasi carnale per l’oro e per il denaro e che è capace di sacrificare ad essa i più sacri affetti. Un personaggio quasi raccapricciante nella sua ossessione (conta le monete regalate alla figlia e dalla stessa conservate badando ch’ella non ne spenda neanche una), odioso al punto da suscitare quasi una sorta di pietosa compassione per quell’ultimo guizzo di vita che gli brilla negli occhi all’apparire dell’oro.
Maggiore e più sincera pietà suscita in noi il vecchio Papà Goriot, protagonista dell’omonimo capolavoro, consumato dall’amore per le proprie figlie al punto da sacrificare per loro ogni cosa, dalla ricchezza al decoro, alla sua stessa vita che si spegne miseramente nella povera stanzetta della pensione di Mamma Vauquer, senza avere la consolazione di rivedere le adorate Anastasie e Delphine.

C’è poi Rastignac, personaggio di spicco proprio in Papà Goriot e che, secondo una consuetudine tipicamente balzachiana, ritroviamo in altri romanzi della Commedia Umana. Rastignac è un personaggio dinamico, in evoluzione. Quando lo incontriamo è un giovane studente di legge - come a suo tempo lo era stato anche Balzac - anche un po’ romantico, che s’innamora delle figlie di Papà Goriot, divenendo l’amante di una delle due, e che rimane sinceramente colpito dal dramma del vecchio pastaio. Ma in chiusura del romanzo la reazione del giovane è di sfida alla città dorata che si stende ai suoi piedi e rivela la vera natura ambiziosa di Rastignac che da quel momento, da vero figlio del suo tempo, dedicherà tutto sé stesso alla conquista di quel mondo che lo ha inizialmente disprezzato e che vuole sottomettere.

Da ultimo mi piace ricordare, proprio in contrapposizione a Rastignac, Lucien de Rubempré, protagonista de Le Illusioni Perdute, un poeta per alcuni aspetti assai simile a Rastignac, ma differente nella reazione che avrà in conclusione del romanzo. Lucien, il cui vero nome è Lucien Chardon ma che preferirà il nome più romantico di Rebempré, si farà corrompere dal successo e dall’oro e dimenticherà le luci tenui e la dolcezza dei suoi inizi letterari di provincia, quando era circondato dai dolci e sinceri affetti della sorella e del cognato. La redenzione o meglio il pentimento arriverà troppo tardi, quando tutto sarà perduto, ed il passato e la quiete della famiglia - la stessa che avrà anche messo in pericolo con la sua incosciente sconsideratezza - appariranno a Lucien ormai come sogni ormai infranti, che mai più potranno realizzarsi.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Balzac e i volti della Commedia Umana

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