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Recensioni di libri

Autopsia della buona scuola di Lorenzo Busson

IBN Editore, 2017 - Dopo la laurea, il professor Lorenzo Busson pensava adesso glielo faccio vedere io come si insegna; oggi la scuola è defunta e lui disseziona il cadavere per scoprire le cause della morte.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 14-12-2017

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Autopsia della buona scuola

Autopsia della buona scuola

  • Autore: Lorenzo Busson
  • Genere: Scuola
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2017

La scuola italiana è morta ma non piangiamoci addosso, ridiamoci sopra. Ironia e humour, ma composto, quasi british: il professor Lorenzo Busson elabora il lutto, suggerisce una ricetta per accettare la perdita, realizzando per cominciare l’“Autopsia della buona scuola”, titolo del libro pubblicato da IBN Editore di Roma a novembre 2017 e già ristampato in seconda edizione (pp. 205, euro 12,00 euro).
Campane a morto per la scuola, campane a festa: questo il suggerimento di un uomo di scuola, che in quella di oggi proprio non ci si ritrova. Non gli piace un’ex fucina di apprendimento piegata alle regole del mercato, alle pretese dell’economia, senza peraltro riuscire a soddisfarle.
Rovigino, nato nel 1960 e liceale a metà degli anni Settanta, ha portato a termine gli studi in giurisprudenza a Bologna e insegna materie giuridiche ed economiche nelle superiori. Ha già scritto un romanzo, “Dov’è la vittoria”, nel 2013 e prima ancora libri spiritosi sul suo mondo lavorativo e sulla società settentrionale: “Studenti serpenti” nel 2001 e “Bar Nordest” nel 2002. Tutti caratterizzati dalla sua sapiente cifra umoristica, dal suo stile ironico, da un testo spesso impietoso con le debolezze delle istituzioni scolastiche, degli uomini donne e ragazzi/e che si muovono in uno zoo che si trasforma facilmente in un vero teatro dell’assurdo. Insomma, denuncia la condizione pietosa della scuola attuale facendo amaramente sorridere. Castigat ridendo mores, correggi i cattivi costumi ridendo, come dicevano i latini.

È che non gli va giù l’aver voluto trasformare istituti superiori e università in brutte copie delle aziende. La scuola delle tre I, Inglese, Internet, Impresa, ha cancellato la quarta, la più importante: l’Italiano. Ora è “scuola delle competenze”, vorrebbe rendersi utile alla crescita del PIL, educare gli alunni a diventare

“imprenditori di se stessi”, “capitale umano”.

I presidi devono essere manager d’impresa, ragionare aziendalisticamente, garantire tagli di spesa, economia di scala. Da qui l’affollamento delle classi, la riduzione degli insegnanti di sostegno, la concorrenza tra istituti, oltre all’eccessivo carico di incombenze formali in capo ai docenti, a discapito dell’impegno didattico.
La scuola come palestra di cervelli non c’è più, sostituita dalla scuola-fabbrica, che non forma e non informa. Prende i ragazzi come sono e non riesce a cambiarli, non ci prova nemmeno. Accetta i loro difetti, i vuoti, quando non li peggiora.
Così non va. Non vanno i programmi scolastici, sostituiti dalla programmazione. Non vanno gli esami di maturità, ai quali si presentano classi di quinta formate da 31 alunni (troppi per sperare di seguirli, sia pure un minimo), 17 dei quali ripetenti, una decina con un paio di bocciature nello zainetto, 5 provenienti da scuole private, dove hanno superato tre anni in uno. E fioccano i Sessanta. Peccato che al momento i voti finali si contino in centesimi. Vuol dire un generoso 6, tanto per mandarli via dall’istituto, non sia mai ritrovarseli l’anno dopo.
Ce n’è per tutti in “Autopsia della buona scuola”. Per i dirigenti scolastici: non si può rispondere con un criptico

“Ognuno si renda conto dell’interfaccia tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto”

all’insegnante che chiede chiarimenti sulla disposizione di controllare anche la disciplina all’esterno dell’aula.

“Preside, non abbiamo il dono dell’ubiquità: se sto in classe e in corridoio si ammazzano, vado in galera. Se sto in corridoio e in classe uno si butta dalla finestra, vado in galera lo stesso”.

Ce n’è per i colleghi, che al momento di definire l’orario delle lezioni chiedono di dargli il sabato libero, di dargli solo le ultime ore, solo le prime ore, mai le prime ore, dal momento ch’è abituato

“ad andare di corpo alle 8.45, non un minuto prima, non un minuto dopo”.

E i genitori?

“Mio figlio non l’ha mai capito nessuno, non sapete niente dell’età evolutiva!”

Ma se ha 22 anni ed è stato bocciato a 15, a 17 e a 21!! La scuola congiura contro i loro pargoli, gli insegnanti non dormono la notte per escogitare come guastare il buonumore dei cari figlioli.

“Professore, solo con lei il mio ragazzo è insufficiente, proprio non capisco”.

Ma se ha più insufficienze che piercing nei capelli!

La scuola è cambiata, è cambiata la società, tutto è cambiato. Adolescente negli anni di piombo, il nostro Lorenzo Busson contestava i gruppettari che con le loro occupazioni ostacolavano i suoi studi. Oggi gli ex di Autonomia Operaia sono strenui difensori del libero mercato, i metalmeccanici della CGIL votano Lega e chi lanciava molotov contro le banche, ci lavora dentro.

“E io, che ero un mezzo fascio e qualunquista al 100%, adesso ritengo di essere uno dei pochi che hanno capito come va il mondo. Mi mancano moltissime cose ma non l’autostima”.

Far di peggio non si potrebbe con questa scuola, sarebbe vilipendio di cadavere. Un morto è un morto, anche se ricomposto con un vestito nuovo, la Buona Scuola. Da qui un’incruenta autopsia, per accertare le cause della morte e l’andamento pregresso della malattia.

Autopsia della buona scuola

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Autopsia della buona scuola

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