Anna Magnani. Racconto d’attrice
- Autore: Chiara Ricci
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Anna Magnani è l’attrice più importante che noi italiani abbiamo avuto. Non che le altre ancora in attività o quelle che sono già scomparse come Anna non siano al suo livello, ma il viso della Magnani ti resta appiccicato più di altri e poi la scrittrice Chiara Ricci non fa mistero, sin dalle prime pagine di Anna Magnani. Ritratto d’attrice (Graphe.it edizioni, 2023, prefazione Italo Moscati, introduzione di Franco D’Alessandro), di amarla incondizionatamente.
Negli ultimi anni della sua vita i registi italiani l’hanno snobbata, troppo ingombrante, troppo legata al Roma, dove nacque nel 1908; ormai ci sono le prove che inficiano quella falsa notizia che fosse nata ad Alessandria d’Egitto.
Anna inizia con il teatro nel 1927, salendo sul palco per il saggio di fine anno, ma non riesce nemmeno a finire la scuola di recitazione, perché la nota Dario Niccodemi, il maggiore impresario teatrale dell’epoca che decide di scritturarla senza aspettare che lei finisca il corso di dizione.
Sebbene all’inizio le parti che venivano date ad Anna Magnani erano piccole, il pubblico del teatro non la dimenticava e quasi tutti si aspettavano per lei la parte principale. In quegli anni al cinema imperversava il genere dei “telefoni bianchi” dal 1936 al 1943, dei film leggeri che non avevano niente a che vedere col fascismo e la guerra. Erano personaggi posticci, che la Magnani non apprezzava. Non avrebbe girato mai quei film oppure l’avrebbe fatto con molta sofferenza, lei che in quasi tutte le sue interviste parlava di “autenticità”. Se il personaggio non era vero, lei si sentiva sminuita e magari il film lo faceva pure, ma mettendo poco di sé stessa.
Nel frattempo il cinema poteva attendere, perché dopo lo sbarco degli Alleati e la fine della guerra, la gente aveva bisogno di buonumore e la coppia Totò-Anna Magnani riscuoteva un successo straordinario. Totò era innamorato dell’arte della Magnani, lei invece da Totò imparava i tempi comici, le improvvisazioni. Si volevano un gran bene, non c’erano invidie.
Al contrario con Aldo Fabrizi fu dura per la Magnani. Avevano già girato un film Campo de’ fiori di Bonnard, sceneggiato da Fabrizi con un giovane Federico Fellini, e non andò benissimo, facevano a gara su chi era più bravo.
Nel frattempo Anna si era sposata con Goffredo Alessandrini, nel 1936, ma nel 1940 erano già separati. Lei ebbe un figlio da un attore molto bello e molto superficiale, Massimo Serato. Nacque Luca, nel 1942, ma il padre non ne volle sapere. Mentre per Anna il figlio Luca, che ebbe problemi di salute, fu sempre la sua ragione di vita.
Chiara Ricci scrive, senza soffermarsi troppo sul neorealismo, del sodalizio artistico e sentimentale con Roberto Rossellini e del film Roma città aperta, visto da una grande attrice di Hollywood, la svedese Ingrid Bergman, che venne di persona a Roma per conoscere il regista Rossellini.
Forse la scrittrice capisce che questo pezzo di storia della Magnani è stato scritto in tutti i modi, soprattutto il tradimento di Rossellini con la Bergman, quindi si sofferma molto sul rapporto di amicizia strettissimo dell’attrice con Tennessee Williams.
Dopo un lavoro certosino su capolavori come Bellissima di Luchino Visconti, del 1951 e La Carrozza d’oro di Jean Renoir, del 1952, la Ricci scrive del periodo americano della Magnani con dovizia di particolari, che finora erano rimasti in sordina, la Ricci si sofferma molto su i film americani della Magnani e sull’ammirazione di Williams per l’attrice e infatti scrive:
Sin dai primi contatti, lo scrittore riesce ad andare ancora più in profondità nel carattere e nella personalità dell’attrice e tutto ciò che aveva intuito e immaginato “da lontano” diviene certezza. A colpirlo particolarmente sono gli sbalzi di umore della donna, la capacità di rimanere sempre uguale e fedele a se stessa, la sua sensibilità e la sua bellezza insolita, colma di fascino.
Era proprio amore tra i due, anche se Tennessee Williams era gay, dunque fu un’amicizia appassionata che durò fino alla fine dei loro giorni (Anna si spense a nel 1973, ancora giovane e affascinante, Williams morì in un modo atroce. Lui viveva in albergo a New York, e la sera era solito mettere un collirio agli occhi. Il 25 febbraio 1983 rimase soffocato a morte dal tappo del collirio).
Avendo una paura matta di volare, la Magnani arrivò via mare dopo dieci giorni a New York. Il personaggio di Serafina, che aveva amato moltissimo il marito, tanto da allestire un altare con l’urna cineraria, per poi scoprire che l’uomo aveva un’amante. L’interpretazione di Serafina le valse l’Oscar per la “Migliore attrice protagonista”, non era mai accaduto. Il film era la Rosa tatuata, sceneggiato dallo stesso Williams e diretto da Daniel Mann, nel 1956.
Seguì Selvaggio è il vento di George Cukor, del 1957. Vivere negli Stati Uniti sarebbe stato un sogno per la Magnani, che in Italia quasi aveva difficoltà a trovare un film, un regista. Era troppo famosa, troppo brava, metteva soggezione e quindi tornò a Hollywood, dove Bette Davis, Marylin Monroe la trattavano come una di loro, anche se l’inglese dell’attrice era ancora zoppicante.
Fu la volta di Pelle di Serpente, sempre su un soggetto di Williams, una rivisitazione del mito di Orfeo.
La Magnani doveva recitare con Marlon Brando, uno degli attori più carismatici e bravi, già nel 1960. Lei era molto preoccupata perché le scene con Brando erano lunghe e lei già sentiva il peso dell’età.
Diretto da Sidney Lumet, il film Pelle di serpente (The Fugitive Kind) non fu un grande successo. Chiara Ricci scrive che forse era dovuto al fatto che Anna Magnani si era infatuata di Brando e inoltre l’attrice era triste perché le mancava il figlio e il suo paese.
A Roma la aspettava un film che sulla carta sembrava perfetto per lei, Mamma Roma diretto da Pier Paolo Pasolini, nel 1962. Nonostante i problemi tra lei e il regista, la sua interpretazione ha del miracoloso in alcune scene.
Chiara Ricci non trascura nulla nel suo libro, Anna Magnani. Racconto d’attrice, si capisce che non vedeva l’ora di scrivere della Magnani, che è stata soggetto anche della sua tesi di laurea Il Teatro davanti alla Macchina da presa. Elementi di teatro nel cinema di Anna Magnani.
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