Cos’è la tenerezza? In questa poesia Alda Merini ne fornisce una definizione peculiare, elevandola al massimo grado, qualificandola come la forma più pura e generosa d’amore poiché è disinteressata, come una carezza.
In occasione di San Valentino si parla spesso d’amore in tutte le sue manifestazioni, rendendo questo sentimento “padrone del mondo”; ora siamo tutti pronti a dire ciò che amore non è, non è possesso, non è sopraffazione, non è controllo, non è egoismo. Dimentichiamo che l’amore in fondo è un sentimento torbido, non pulito, rimane opaco poiché si contamina con il desiderio e la solitudine e, dunque, diventa una faccenda piuttosto complicata. Ma in questa chiamata alle armi nel definire l’amore abbiamo scordato una parola che puntualmente Merini attraverso la sua voce poetica ci ricorda: la tenerezza. Questa è la vera esigenza in un mondo dove tutto abbonda, ci ricorda la poetessa dei Navigli, donandoci un prezioso spaccato della società contemporanea: siamo abituati ad avere tutto, ad acquistare, a possedere, a non rimanere mai in attesa con le mani protese e un senso di vuoto. Abbiamo tutto, possediamo tutto, eppure abbiamo fame - osserva acutamente Merini con lo sguardo critico e veggente, proprio perché marginale, dei poeti - abbiamo fame di tenerezza.
Nella tenerezza Alda Merini individua un amore disinteressato e generoso: in questa visione limpida, pulita, non c’è mistero, non c’è solitudine, non c’è turbamento. Laddove l’amore è una forma di indigestione - una fame che non soddisfa davvero una volta saziata - ecco che la tenerezza invece, vince, poiché dà sollievo e conforto. Forse è davvero la più perfetta forma d’amore, eppure quanto poco ce ne ricordiamo.
Vediamo testo e analisi dei versi di Alda Merini contenuti in L’altra verità. Diario di una diversa (Rizzoli, Milano, 1997).
“Abbiamo fame di tenerezza” di Alda Merini: testo
Abbiamo fame di tenerezza,
in un mondo dove tutto abbonda
siamo poveri di questo sentimento
che è come una carezza
per il nostro cuore
abbiamo bisogno di questi piccoli gesti
che ci fanno stare bene,
la tenerezza
è un amore disinteressato e generoso,
che non chiede nient’altro
che essere compreso e apprezzato.
“Abbiamo fame di tenerezza” di Alda Merini: significato
Il dizionario definisce “tenerezza” in questi termini:
Sentimento o manifestazione fiduciosa o commossa gentilezza nei confronti dell’oggetto amato.
O ancora:
Un’affettuosa commozione
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“Fiduciosa e commossa gentilezza”, “affettuosa commozione,” dunque, forse le parole che meglio si avvicinano a un concetto sfuggente, più limpido dell’amore e proprio per questo insondabile e spirituale, più difficile da capire e comprendere.
La tenerezza è un amore che “ci fa stare bene”, che non delude, che non fallisce; forse chi raggiunge questo massimo grado di sentimento ha portato a buon fine la sua ricerca. Secondo alcune indagini psicologiche la tenerezza appartiene all’interiorità profonda di ogni persona, perché è un’attitudine che l’individuo sperimenta sin dalla nascita: la madre prova “tenerezza” verso il proprio bambino, perché lo stringe tra le braccia inerme, indifeso, lui non le dà niente in cambio eppure lei le dà tutto, “un amore disinteressato e generoso”. La psicologia clinica individua all’origine di molti disturbi mentali o patologie psichiche una sorta di “vuoto di tenerezza” patito nell’infanzia, l’assenza di una madre “sufficientemente buona”, come la definiva Donald Winnicott. Una madre non accudente genera una frustrazione nel bambino, può condurlo allo sviluppo di un “falso sé”, generando un trauma che si porterà dietro anche da adulto.
Dunque è vero, l’amore esiste, eppure è la tenerezza che ci mantiene in vita ed è all’origine del nostro alfabetismo affettivo. Nell’esercizio di questo sentimento si ritrova tutto il valore - e tutta la dignità - della persona umana: è accudimento, è fiducia, è commozione.
Dostoevskij la definì come “la forza dell’amore umile” e probabilmente si sarebbe trovato d’accordo con Merini, con l’idea di ripartire da una grammatica esemplare dei sentimenti, da un battesimo verbale di salvezza, una sorta di compassione che è la sorgente stessa dell’amore.
E per quanto l’amore, nella sua accezione completa, sia una parola assurda, incomprensibile, che talvolta evapora oppure assume vari volti come a un ballo mascherato, ecco che Alda Merini ci suggerisce di ripartire dalla tenerezza perché, ci ricorda, “abbiamo fame di tenerezza, in un mondo dove tutto abbonda”.
Non sorprende che sia proprio lei a dirlo, lei che aveva conosciuto il buio profondo, l’angoscia del manicomio e dell’isolamento e riconosciuto in un abbraccio la forma più pura d’amore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Abbiamo fame di tenerezza”: la poesia supplica d’amore di Alda Merini
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