Qual è il ruolo di un maestro? Educare, insegnare, ma anche incoraggiare. Quest’ultimo aspetto della pedagogia oggi è molto sottovalutato: viviamo in un mondo in cui si mira soltanto al risultato e all’eccellenza, trascurando il fatto che lo scopo della scuola non è soltanto prendere il classico “bel voto”.
Ce lo ricorda Gianni Rodari, il maestro di Omegna, in questa bella poesia dedicata A un bambino pittore, in cui incoraggia un piccolo scolaro a sviluppare il proprio talento artistico.
La lezione pedagogica di Gianni Rodari
Questa poesia-filastrocca, a misura di bambino, contiene un grande insegnamento pedagogico che è utile ricordare soprattutto al giorno d’oggi in cui il ruolo dell’insegnante è così sottovalutato - addirittura bistrattato - e ai piccoli allievi si richiede una costante perfezione o una continua “perfettibilità” (ma, sfruttando un detto ormai usurato: “la perfezione non esiste”, eppure è proprio con questa falsa idea che stiamo avvelenando le nuove generazioni, spingendole a una competizione senza sosta).
Riflettiamoci. Se tutti i bambini fossero “ottimi scolari” l’educazione avrebbe fallito: lo scopo della scuola non è farli eccellere in tutte le materie, ma aiutarli a scoprire sé stessi, i propri talenti, a sviluppare e migliorare le proprie inclinazioni.
Lo sapeva bene Gianni Rodari che, come maestro, non insegnò mai ai propri allievi la strada per il successo; ma educò ciascuno di loro al rispetto, alla solidarietà e, soprattutto, a essere sé stessi perché è la via migliore per diventare persone buone, serene, empatiche e ben inserite nella società. Non è forse questo lo scopo dell’istruzione? Oppure vogliamo bambini-robot che siano un concentrato di scienza infusa?
La poesia A un bambino pittore di Rodari contiene una sintesi di tutti questi insegnamenti e un poco ci commuove, perché ci ricorda che avere un insegnante piuttosto che un altro può far davvero la differenza nella vita. Se qualcuno, ai tempi di scuola, non ci avesse incoraggiato, premiato, un poco coccolato chiudendo un occhio sulle nostre mancanze (“la matematica non sarà mai il mio mestiere”, cantava qualcuno) ed elogiando le nostre capacità, forse oggi saremmo persone molto diverse da come siamo. In quel “bambino pittore” descritto da Rodari è contenuta, in nuce, la potenzialità di ogni piccolo scolaro che un giorno diventerà un uomo e, attraverso la “grammatica della fantasia”, dovrà imparare a scrivere su una pagina bianca, intonsa, la pagina della sua vita - consapevole che nessun altro potrà farlo al posto suo - e che sarà, dopotutto, una “bella avventura”. I maestri, quelli veri, servono a questo: a farci trovare il nostro posto nel mondo.
Scopriamo testo, analisi e spiegazione della filastrocca di Rodari.
“A un bambino pittore” di Gianni Rodari: testo
Appeso a una parete
ho visto il tuo disegnino:
su un foglio grande grande
c’era un uomo in un angolino.
Un uomo piccolo, piccolo,
forse anche
un po’ spaventato
da quel deserto bianco
in cui era capitato,
e se ne stava in disparte
non osando farsi avanti
come un povero nano
nel paese dei giganti.
Tu l’avevi colorato
con vera passione:
ricordo il suo magnifico
cappello arancione.
Ma la prossima volta,
ti prego di cuore,
disegna un uomo più grande,
amico pittore.
Perché quell’uomo sei tu,
tu in persona, ed io voglio
che tu conquisti il mondo:
prendi, intanto
tutto il foglio!
Disegna figure
grandi grandi,
forti, senza paura,
sempre pronte a partire
per una bella avventura.
“A un bambino pittore” di Gianni Rodari: spiegazione
La poesia A un bambino pittore di Gianni Rodari può essere letta come una profonda lezione pedagogica.
In pedagogia si parla di Effetto Pigmalione per descrivere la capacità dell’insegnante di modellare e migliorare la personalità dell’allievo. Il termine è mutuato dalla mitologia greca: secondo il mito, Pigmalione, re di Cipro, trasformò una statua di Afrodite nella sua donna ideale che prese il nome di Galatea. Da questa storia deriva l’effetto Pigmalione, noto anche come effetto Rosenthal sulla base di un esperimento pedagogico svolto negli anni Sessanta, secondo cui è scientificamente comprovato che le aspettative che gli altri hanno su di noi possono fare la differenza in positivo o in negativo, conducendoci al successo o, viceversa, al fallimento.
Un bravo insegnante può modellare l’allievo sulla base delle proprie aspettative, come Pigmalione con la sua statua: lo scolaro è come argilla tra le sue mani che attende di essere plasmata. Ma, anche qui, la lezione pedagogica è fondamentale: ciascun allievo deve essere formato sulla base delle proprie inclinazioni, senza forzature, solo così l’opera educativa andrà a buon fine. Nella poesia dedicata A un bambino pittore, Gianni Rodari ci sta svelando proprio questo segreto: dire a un giovane scolaro che il suo disegno è un “capolavoro” anziché uno “scarabocchio” può fare la differenza. Se qualcuno non avesse colto nei nostri scarabocchi la capacità di diventare opere d’arte, oppure nelle nostre storielle scritte con la grafia traballante e incerta la possibilità di diventare romanzi, saggi o altro, forse non avremmo mai sentito l’urgenza di crescere, perfezionarci, migliorarci. Rodari incoraggia il talento del suo “piccolo pittore” perché, con l’occhio acuto del maestro saggio, riesce a scorgere in lui l’uomo che diventerà. Non un matematico, un medico e nemmeno un avvocato, ma un pittore, un artista, qualcuno destinato a fare grandi cose con la sua creatività. L’ingrediente speciale per raggiungere i propri obiettivi, ricorda il maestro di Omegna, è soltanto uno: “la vera passione”.
La scuola - suggerisce Rodari in tutte le sue poesie - deve incoraggiare anche la creatività dell’alunno, non solo il risultato, anzi, deve proprio svincolarsi da questa equazione distruttiva tra prestazione e bel voto.
Perché quello che gli studenti ricorderanno un giorno, con commozione, non sarà il bel 10 scritto in rosso sulla verifica, ma le parole di chi li ha incoraggiati, la mano posata sulla spalla, quegli occhi che li guardavano scorgendo già in loro, al di là degli scarabocchi e degli errori, ciò che potevano diventare.
“Ciascuno cresce solo se sognato”, scriveva il poeta Danilo Dolci. È sempre vero.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “A un bambino pittore”: la poesia di Gianni Rodari che incoraggia i piccoli scolari
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