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Aforismi e frasi celebri

“4 marzo 1943” di Lucio Dalla: testo, analisi e curiosità

4 marzo 1943 è una data indimenticabile nella storia della canzone italiana. Non solo il giorno di nascita del grande cantautore bolognese, Lucio Dalla, ma anche il titolo di una poesia in musica che è ormai parte dell'immaginario collettivo. Scritta da Paola Pallottino. Scopriamone testo, analisi e commento.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 04-03-2022
“4 marzo 1943” di Lucio Dalla: testo, analisi e curiosità

4 marzo 1943 è una data da commemorare, soprattutto oggi che il cantautore bolognese Lucio Dalla avrebbe compiuto ottant’anni.

Il compleanno di Lucio Dalla è una ricorrenza speciale per la musica italiana: ormai il 4/3/1943 è diventato un inno collettivo, un anniversario simbolico, un ritornello da canticchiare nei primi giorni di marzo come una ballata malinconica ma beneaugurante che preannuncia la primavera.

4 marzo 1943 di Lucio Dalla: l’origine di un successo

Non a caso il brano è considerato una poesia in musica, forse per merito del suo testo enigmatico e strettamente letterario. La canzone fu incisa nel 1971 con un testo composto dallo stesso Dalla e dalla critica dell’arte Paola Pallottino ed è erroneamente ritenuta autobiografica. In realtà 4 marzo 1943, il cui titolo originale era Gesùbambino (censurato dalla critica, Ndr), non racconta la storia di Lucio Dalla ma una vicenda immaginaria, una narrazione simbolica di guerra e d’amore.
Paola Pallottino disse di aver composto il testo come una forma di risarcimento per lo stesso Lucio, che aveva perso il padre a soli sette anni e fu cresciuto dalla madre. Doveva essere dunque una canzone sull’assenza del padre.
Il brano fu presentato al Festival di Sanremo 1971 e si piazzò in terza posizione, dietro Il cuore è uno zingaro e il tormentone Che sarà dei Ricchi e poveri. Nonostante il terzo posto, la canzone rimase prima in classifica per settimane.

La data 4 marzo oggi assume un significato ancora più particolare, considerando che il celebre cantautore ci ha lasciato proprio il 1° marzo 2012, dieci anni fa, rimarcando un riferimento indelebile al mese simbolico della sua celebre canzone. Il nome di Lucio Dalla appare quindi invincibilmente legato a questo mese, “pazzerello” come in fondo lo era anche lui e abituato a fare il bello e il cattivo tempo, irriverente come un bambino dispettoso.

Scopriamo testo, analisi e significato del celebre brano musicale, che non può essere non considerato una poesia in musica.

4 marzo 1943 di Lucio Dalla: testo

Dice che era un bell’uomo
E veniva, veniva dal mare
Parlava un’altra lingua però sapeva amare

E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
L’ora più dolce prima d’essere ammazzato
Così lei restò solo nella stanza,
La stanza sul porto
Con l’unico vestito, ogni giorno più corto

E benché non sapesse il nome
E neppure il paese
M’aspettò come un dono d’amore
Fino dal primo mese

Compiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò a ninna nanna

E stringendomi al petto che sapeva,
Sapeva di mare, giocava a far la donna
Con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco o forse per amore
Che mi volle chiamare come Nostro Signore

Della sua breve vita il ricordo,
Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
Che io mi porto addosso

E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino

E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino.

4 marzo 1943: analisi e significato

Il brano 4 marzo 1943 narra la storia di una ragazza di sedici anni che rimane incinta di un soldato alleato. Il soldato morirà in guerra, ma la giovane conserverà il frutto del loro amore allevandolo con l’innocenza dei suoi anni e fasciandolo come un bambolotto e dandogli un nome impegnativo e sacro.
Il testo è denso di riferimenti, si può percepire tra le righe un’allusione alla tragicità della guerra, alla miseria di quegli anni e anche alla caducità della vita.
C’è una ragazza troppo giovane per fare la madre che tuttavia non si tira indietro e cresce un bambino con la forza dettata dalla disperazione e dalla miseria di quegli anni.

L’esistenza appare fragile e legata a una imprevedibile caducità, come testimonia il ritmo malinconico del brano. Il canto è composto come una poesia di quattro strofe che ha la forma di una ballata.
L’aspetto più struggente dell’intero componimento è la descrizione riservata al rapporto materno. L’amore di questa madre è più forte della guerra, più forte della miseria e persino dell’assenza. È un amore che include tutto e si esprime nella forza stessa, inarrestabile e potente, della vita.

4 marzo 1943 non è un brano autobiografico, tuttavia si ispira in parte all’infanzia di Lucio Dalla. Il cantautore perse il padre da bambino e fu cresciuto dalla madre. Il testo appare un’allegoria della nascita di Dalla, percepito dalla madre come un “dono d’amore” e forse una forma di ricordo del marito perduto.

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4 marzo 1943: la censura sanremese

Il titolo ufficiale del brano doveva essere Gesubambino, ma fu giudicato blasfemo e irrispettoso per la morale di quei tempi.
Fu il maestro Ruggero Cini a decidere di sostituire il titolo iniziale con la data di nascita del cantautore, ovvero il 4 marzo 1943, decretando l’origine di un successo.
In occasione della kermesse sanremese del 1971 furono modificate anche altre parti del testo giudicate inadeguate: ad esempio “giocava alla Madonna con il bimbo da fasciare” fu cambiato in “giocava a far la donna con il bimbo da fasciare”. Le allusioni bibliche e religiose furono emendate dal brano perché considerate inopportune, mentre parte del significato della canzone si fondava proprio su di esse, nel tentativo di riproporre una forma di natività rimodernata e adeguata ai tempi.

L’ultima strofa della canzone si concludeva originariamente con l’espressione:

“E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino”.

Il verso subì una modifica sostanziale e si tramutò in: “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”. Ed è con queste parole, ammorbidite da una censura forse troppo rigida, che cantiamo 4 marzo 1943 ancora oggi.

Ed è impossibile, pensando a quell’uomo che gioca a carte e beve vino, non rivedere un’immagine di Lucio Dalla. In questo breve flash dettato da una suggestione momentanea viene da dire: “Auguri, Lucio”.
4 marzo 1943, per una fortunata coincidenza dettata da un’operazione di censura, ci permette di celebrare e ricordare ogni anno questo grande autore della musica italiana.

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