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La Russia di Putin: le parole profetiche di Anna Politkovskaja tornano in libreria

La coraggiosa giornalista russa Anna Politkovskaja, assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, nei suoi ultimi scritti aveva espresso una severa condanna al regime di Putin. Parole che oggi appaiono profetiche. “La Russia di Putin” torna in libreria con una nuova edizione Adelphi.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 07-04-2022
La Russia di Putin: le parole profetiche di Anna Politkovskaja tornano in libreria

Nel prezioso libro inchiesta La Russia di Putin (Adelphi, 2005, trad. di Claudia Zonghetti, ripubblicato in nuova edizione a marzo 2022) la giornalista Anna Politkovskaja rendeva testimonianza delle vicende pubbliche e private dell’attuale Russia, soffocata da un regime che, dietro la facciata di una democrazia in fieri, si rivela ancora avvelenato di sovietismo.

Nel saggio, Politkovskaja affermava senza mezzi termini:

Con il presidente Putin non riusciremo a dare forma alla nostra democrazia, torneremo solo al passato. Non sono ottimista in questo senso e quindi il mio libro è pessimista. Non ho più speranza nella mia anima. Solo un cambio di leadership potrebbe consentirmi di sperare.

Parole che oggi appaiono profetiche. Anna Politkovskaja fu uccisa a Mosca, il 7 ottobre 2006, in un agguato. Era da poco rientrata a casa con le borse della spesa quando quattro proiettili la colpirono nell’antro dell’ascensore. L’ultimo le fu sparato in fronte, fu un’esecuzione.
La data, il 7 ottobre, non sembrava casuale: il giorno del compleanno del primo ministro Vladimir Putin.
I funerali della giornalista si svolsero tre giorni dopo, il 10 ottobre, e nessun rappresentante del governo russo vi partecipò per lasciarle un ultimo omaggio. Il Cremlino non le avrebbe mai perdonato le critiche mosse al potere. Dopo la sua morte, Putin si difese dalle accuse mosse dagli oppositori definendo quell’omicidio un complotto ai danni della sua immagine.

Sulle prime pagine del quotidiano per cui lavorava, la Novaja Gazeta, la giornalista si batteva da anni per i diritti umani, in particolare quelli della minoranza cecena, e condannava nero su bianco la condotta politica criminale del presidente Putin. Nel giugno 1999 Politkovskaja era entrata nella redazione della Novaja Gazeta e, in quello stesso periodo, iniziò a pubblicare alcuni libri fortemente critici sul Presidente della Federazione Russa in merito alla conduzione della seconda guerra cecena e dell’invasione del Daghestan e Inguscezia.

Per il resto del mondo, oggi Anna Politkovskaja incarna il coraggio e l’indipendenza giornalistica, divenendo l’emblema universale della lotta per la libertà d’opinione.

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Anna Politkovskaja: una scrittrice per la Cecenia

In uno dei suoi ultimi interventi pubblici, durante una conferenza di Reporter Senza Frontiere a Vienna, disse:

Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano.

Le sue parole ora appaiono più vere che mai e risaltano ai nostri occhi con rinnovata urgenza. Politkovskaja denunciò la follia criminale e l’indole guerrafondaia di Vladimir Putin prima che quest’ultima fosse nota al mondo intero.

Mentre assistiamo increduli all’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe e osserviamo impotenti il bombardamento di Kiev, non possiamo non guardare agli scritti di Anna Politkovskaja come a un monito, un avvertimento drammatico e significativo.

La Russia di Putin di Anna Politkovskaja

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Il libro La Russia di Putin è una dura critica al regime del presidente russo fatta attraverso viaggi e interviste dei vari connazionali che aiutano la scrittrice a tratteggiare la società sovietica del ventunesimo secolo.
Fin dalle prime righe il tono di Politkovskaja è durissimo, la giornalista avverte subito che il contenuto della sua inchiesta non piacerà a chi guarda al presidente russo con favore:

Questo libro parla di un argomento che non è molto in voga in Occidente: parla di Putin senza toni ammirati.

Così annuncia sin dall’incipit, facendo riferimento senza troppi preamboli direttamente a quei leader europei che elogiavano Putin - in quanto maggior fornitore di gas - passando sotto silenzio i suoi misfatti.
In seguito Anna Politkovskaja continua imperterrita sulla stessa linea.

Il motivo è semplice: diventato presidente Putin - figlio del più nefasto tra i servizi segreti del Paese - non ha saputo estirpare il tenente colonnello del KGB che vive in lui, e pertanto insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della libertà, come ha sempre fatto nel corso della sua precedente professione.

Anna Politkovskaja mostra il lato oscuro della società russa del ventunesimo secolo: un mondo a sé stante, separato dalla cultura occidentale, che rigurgita ancora di corruzione, purghe, terrore. Una Russia ancora invischiata nello Stalinismo. Un “mostro di democrazia” come la definisce la stessa giornalista per rimarcare il fatto che la democrazia, in Russia, non è che un travestimento con pizzi e merletti indossato da un regime dittatoriale.

La prima parte del libro si focalizza sull’esercito russo, descritto come campo di concentramento dove i giovani soldati vengono sottoposti a vessazioni da parte dei loro superiori. La giornalista poi passa ad analizzare nel dettaglio le falsificazioni effettuate dai funzionari dell’esercito tramite la creazione di documenti e false prove. Vengono descritte con accuratezza torture e processi farsa e la nuova mafia di Stato radicata in un oscuro processo di corruzione.
Nella seconda parte invece Politkovskaja si sofferma sulla dura repressione armata messa in atto dal governo nei confronti dei ceceni. La giornalista riporta la vicenda del Teatro Dubrovka (che provocò la morte di 129 civili russi e 39 militari separatisti ceceni) e l’immediato incremento dell’odio nei confronti della minoranza cecena da parte del presidente russo.

Il ritratto di Putin

Proprio qui, nel tagliente capitolo finale, il presidente Putin viene chiamato sul palco da Anna Politkovskaja. Finora l’autrice lo aveva lasciato dietro le quinte, come l’oscuro burattinaio che muove le fila di un teatrino patetico e raccapricciante. Nella conclusione del libro emerge invece il suo ritratto più spietato: un modesto ex ufficiale del KGB divorato da ambizioni imperiali.

Sono passati quasi vent’anni dalla pubblicazione di La Russia di Putin ma oggi, alla luce dei fatti recenti, quel ritratto del presidente russo balza ai nostri occhi con un’evidenza e una realtà sconcertanti.
La tragica morte di Anna Politkovskaja ci parla ancora e il suo grido si unisce a quello delle vittime innocenti di una guerra ingiusta che sembra, purtroppo, essere stata premeditata da tempo.

Credits Immagine di copertina: Blaues Sofa, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Recensione del libro

Proibito parlare
di Anna Politkovskaja

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Russia di Putin: le parole profetiche di Anna Politkovskaja tornano in libreria

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