Cosa vuol dire il termine ostracismo e da dove deriva? Vediamo insieme la storia di questa parolaq e le sue origini partendo dal B che ostracismo assume al giorno d’oggi. Ostracismo viene definito dalla B come “In senso fig., il comportamento con cui, nell’ambito di un gruppo sociale o politico omogeneo, le persone che esercitano il potere o dispongono di particolare influenza escludono o emarginano, spesso facendo leva su forme di coazione sociale, un loro avversario o, anche, chiunque abbia violato le regole del gruppo stesso; in partic., il termine viene usato in antropologia sociale per indicare l’esclusione da una comunità di quegli individui che si siano resi colpevoli di determinate infrazioni; per estens., può trovarsi riferito anche a comportamenti, pratiche, ideologie”.
Il significato attuale del termine ostracismo va ricercato nelle sue origini: vediamo etimologia e storia del termine ostracismo.
Ostracismo: etimologia e storia del termine
La parola ostracismo deriva dall’antico greco e significa, letteralmente, “coccio di vaso di terracotta" o "conchiglia". All’epoca il papiro scarseggiava, o comunque costava molto importarlo dall’Egitto, quindi le bozze e le votazioni venivano eseguite su frammenti di vasellame.
Nell’ambito dell’antica democrazia ateniese si trattava di un’istituzione giuridica nata per punire con esilio temporaneo di dieci anni tutto coloro che potevano rappresentare un pericolo per la città e per lo stato democratico. L’invenzione di questa istituzione è stata attribuita da Aristotele a Clistene, il quale avrebbe inventato l’ostracismo nel 510 a.C. dopo aver rovesciato un tiranno.
L’ostracismo rientra quindi, storicamente, tra le riforme di Clistene per rendere inattaccabile la democrazia di Atene. L’espulsione di dieci anni era giustificata dal rischio che il soggetto potesse mettere in pericolo la democrazia, instaurando una tirannia. L’ostracismo è stato il modo di Clistene di impedire ogni possibile tentativo di ribaltare l’ordine democratico delle cose così come lui lo aveva stabilito. I “cocci di vasi” servivano per incidervi sopra i nomi delle persone da colpire con l’ostracismo. Questi cocci prendevano, appunto, il nome di òstrakon, e proprio da qui deriva il termine ostracismo.
Uno su tutti che venne esiliato grazie alla pratica dell’ostracismo fu Ippia, insieme ai suoi collaboratori più stretti. La pratica dell’ostracismo smise di essere applicata per alcuni anni, circa fino al 490 a.C., con l’invasione persiana.
Come si decideva se qualcuno dovesse essere ostracizzato? Si votava. Perché il voto fosse valido era necessario un quorum di 6.000 votanti. Una volta espresso sul coccio il voto, si contava.
L’ostracizzato, a quel punto, doveva per forza accettare le condizioni e allontanarsi entro dieci giorni da Atene. Così facendo non sarebbe stato colpito da atimia (la privazione, del tutto o in parte, dei fondamentali diritti civili del cittadino colpevole o in stato di accusa) e i suoi beni non venivano confiscati. La durata dell’esilio era di dieci anni, come già accennato, se non diversamente stabilito da una nuova delibera del popolo prima della naturale scadenza. La famiglia del membro ostracizzato veniva disonorata.
Ostracismo: quando si svolgeva?
L’istituzione dell’ostracismo veniva applicata nel periodo tra gennaio e febbraio, una sola volta l’anno. Perché proprio in questo momento? Per via della sospensione stagionale dei lavori campestri, avvenimento che consentiva una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica. Gli ateniesi maschi e adulti si riunivano in assemblea (ekklesía) per decidere se avvalersi o meno della procedura di ostracismo e contro chi.
Nella prima assemblea si votava solo si o no per attivare la procedura, non si facevano nomi. Quando la maggioranza risultava favorevole, allora si convocava una seconda assemblea che doveva vedere almeno 6.000 cittadini (su un totale di circa 30.000) essere d’accordo per far si che il soggetto in questione abbandonasse la città per dieci anni.
Ostracismo, infine, è anche il titolo di un libro: "Ostracismo" di Veit Heinichen.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ostracismo: significato e storia
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