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Significato di parole, proverbi e modi di dire

Che cosa significa «essere nel letto di Procuste»? Dal mito al modo di dire

Essere nel letto di Procuste significa doversi adattare forzatamente a una situazione molto difficile, che comporta sacrifici e dolori; la figura di Procuste viene utilizzata anche in psicologia, per indicare una sindrome con gravi risvolti psicopatologici.

Rosa Aimoni
Rosa Aimoni Pubblicato il 08-11-2017

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Che cosa significa «essere nel letto di Procuste»? Dal mito al modo di dire

L’espressione letto di Procuste ricorre spesso in ambito televisivo e giornalistico, e si riferisce ad una particolare situazione alla quale una persona deve, suo malgrado, adattarsi.

Dalla vicenda legata al personaggio mitologico di Procuste è stato però estrapolato anche un altro significato, che viene utilizzato in ambito psicologico; esiste, infatti, la cosiddetta Sindrome di Procuste, una patologia mentale abbastanza grave e dannosa sia per il soggetto che ne soffre sia per chi lo circonda.

Per quanto riguarda il primo significato, ossia quello situazionale, prendiamo come esempio questa frase del Corriere della Sera:

“L’Unione economica e monetaria richiede istituzioni decisionali capaci di prendere provvedimenti rapidi e imperniati su tre principi: discrezionalità «per buone ragioni», flessibilità, responsabilità democratica. Da un lato, niente più dogmi tecnocratici e letti di Procuste con misure uguali per tutti. Dall’altro lato, compiti a casa, senza opportunismi o rivendicazioni motivate solo da tattiche elettorali”.

Per capire meglio il significato dell’espressione, è opportuno ripercorrere le avventure di Teseo, l’eroe noto soprattutto per la vicenda relativa al labirinto e alla sconfitta del Minotauro. Tuttavia, alla storia di Teseo è legata anche quella di Procuste. Partiamo dagli inizi. Teseo era figlio della principessa di Trezene, Etra, e del Re di Atene, Egeo.

Egeo si era recato a Trezene (città dell’Argolide che si affaccia sul Golfo di Saronico) come ospite di Pitteo, e lì trascorse la notte in compagnia della bella Etra. Il giorno successivo, il re di Atene nascose una spada e un paio di sandali sotto una possente roccia. Dall’amante si fece fare una promessa: quando il figlio da loro concepito sarebbe stato grande, lei lo avrebbe portato nel luogo in cui era nascosta la spada. Se il ragazzo fosse riuscito a sollevare quella roccia e ad impadronirsi della spada e dei calzari, avrebbe dovuto dirigersi subito dal padre ad Atene, dove gli sarebbero stati tributati tutti gli onori di cui aveva diritto.

Quel giorno arrivò, e Etra, come promesso ad Egeo, condusse Teseo nel posto in cui era nascosta la spada. Teseo, manco a dirlo, riuscì subito a sollevare la pesante roccia, che da allora venne chiamata la roccia di Teseo, e si impadronì quindi della spada e dei sandali. Subito dopo, si incamminò verso Atene.

Durante il tragitto, Teseo dovette affrontare diversi pericoli. Infatti, la strada che portava da Trezene ad Atene era popolata da briganti e ladroni, che si rivelavano sadici e perversi con le proprie vittime. Non è questa la sede per indicarli tutti. Descriveremo, assieme a Procuste, uno dei più leggendari, il ladro Sinide.

Quest’ultimo uccideva i passanti con una modalità orribile, degna dei più fantasiosi criminali. Per prima cosa, piegava le cime di due pini che si trovavano uno davanti all’altro. Alle cime legava gli arti delle vittime; fatto questo, rilasciava di colpo i pini, che riprendevano la posizione originaria squartando in due i corpi dei poveri malcapitati. Teseo combatté e vinse contro Sinide, facendogli fare la stessa fine.

Se Sinide era perverso, Procuste, il cui vero nome era Polipemone, non era da meno. Il suo soprannome, infatti, significa non a caso, Il costrittore o Il tenditore. Era un famoso bandito dell’Attica, che aveva escogitato una tortura terribile.

Possedeva, infatti, due letti di diverse misure. Non appena catturava una persona, la posizionava su uno di quei letti. Se la vittima era grande e corpulenta, era costretta a sdraiarsi sul letto più piccolo, e Procuste tagliava il suo corpo in modo farlo combaciare con la misura del letto.
Se, al contrario, il malcapitato era minuto, era obbligato a distendersi sul letto grande; per far coincidere la misura del suo corpo con quella del giaciglio, Procuste lo piallava e lo stirava, proprio come si fa con la pasta di una torta o di una pizza, slogandone prima gli arti.

Per questo,essere nel letto di Procuste, significa doversi adattare forzatamente a una situazione molto difficile, che comporta immensi sacrifici e dolori. La figura di Procuste viene utilizzata anche in psicologia, per indicare una sindrome con gravi risvolti psicopatologici.

La sindrome di Procuste in Psicologia

Per Sindrome di Procuste si intende una particolare patologia mentale che porta chi ne soffre a provare un forte dispiacere e dolore nei confronti del successo delle altre persone, che siano colleghi, amici o parenti.

Chi è affetto da questa sindrome non solo invidia costantemente gli altri ma tenta anche di ostacolarli per evitare che raggiungano i loro obiettivi personali.

In apparenza, il soggetto prova per chi ha successo sommo disprezzo, ma questo sentimento è solo l’espressione di un acceso sentimento di inferiorità. Il malato, infatti, è debole, estremamente insicuro, e si sente immediatamente minacciato dai pregi e dalle qualità altrui.

Per questo motivo, non può tollerare che altri lo superino, o che dimostrino di possedere maggiori qualità in certi campi. Egli, quindi, si dimostra spesso scorretto e sleale, arrivando persino a sabotare i piani di quelli che lo circondano.

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