La capra vicina al cielo di Piero Tarticchio

Se potessi paragonare “La capra vicina al cielo” ad una melodia, il suo suono risulterebbe leggiadro, nobile e commovente.
Nel marzo del 1945 ad Istria, il giovane Gabriele, per soddisfare una curiosità alimentata dal suo professore, chiese a Quinto, un pastore gallesano di ventidue anni, il significato di una capra sul cocuzzolo di un monte che viene rappresentata al centro dello scudo istriano.
Sessantasette anni dopo a Milano il Professor Lamberto riceve dal suo amico Gabriele, una lettera e dei libri. Il contenuto della lettera lo metterà in movimento fisico ed emotivo, per scoprire cosa ci può essere dietro al significato di quella capra. Il viaggio che intraprende è un’esperienza che lo arricchisce, dal punto di vista culturale ed esistenziale, grazie alle riflessioni del pastore Quinto:

“mi domandai: era stata solo la mia irrefrenabile curiosità a spingermi ad affrontare quel viaggio intrigante oppure il rimpianto di un’amicizia vissuta solo a metà? L’essenza delle cose può diventare reale solo per coloro che la cercano con la convinzione di volerla trovare”.

Dapprima diffidente e sospettoso, poi genuino e profondo, il dialogo tra i due protagonisti si rivela come un libro aperto che ripercorre la storia e le origini dell’Istria, le leggende che si tramandavano tra i pastori e l’orrore delle foibe.
Piero Tarticchio, artista e scrittore, è autore di diversi libri che ricordano le vicende legate alle foibe e all’esodo istriano. Lo stile fluido e non troppo descrittivo, rende scorrevole la lettura e i vari capitoli.
Un dialogo tra passato e presente, tra memoria storica e approfondimento costante, tra saggezza e stupore che lascerà il lettore incredulo quando giungerà alla conclusione di “La capra vicina al cielo”. Libro poetico con sfondo storico e per nulla politico.