Tra cielo e terra. Uno sguardo filosofico sul mondo
- Autore: Claudio Sottocornola
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
La semantica acefala che depriva di senso comunicativo la nostra contemporaneità (“Le parole sono importanti! Chi parla male pensa male!”, sentenziava Nanni Moretti) connota la filosofia di portata relativa, immolata sull’altare di un pragmatismo economico-tecnologico che imprime la sua impronta dappertutto.
Gli abitanti-zombie di un pianeta prossimo alla fine del mondo non si accorgono che le cose stanno invece esattamente al contrario: soltanto il recupero di una filosofia chiave di accesso al ben-pensare e dunque a un ben-essere antitetico al benessere comunemente assunto come traguardo, può restituire l’essere umano del terzo millennio alle coordinate ontologiche che lo tipicizza(va)no.
Pure se impregnata di contenuti metafisici, la filosofia di cui si fa espressione Claudio Sottocornola non è disgiunta dal piano del reale. Così non fosse il suo ultimo saggio non recherebbe il titolo che reca - Tra cielo e terra. Uno sguardo filosofico sul mondo (Centro Eucaristico Editore, 2023) –, e i suoi focus interni non sarebbero efficaci, come sono, nella stigmatizzazione delle perversioni di un neoliberismo radice di tutti i mali.
Insomma: lo sguardo filosofico di Sottocornola non abdica dallo spessore scopico, prerogativa dello sguardo (del pensiero) disalienato, dettando concetti dialettici – pars destruens e construens - sulla scia dei seguenti, espressi a pagina 30 e 31 del libro:
Si dovrà passare dal voyeuriusmo ipnotico e malato in cui viviamo ad una sobria ma tenace riappropriazione delle nostre vite, da relazioni virtuali e funzionalistiche ad amicizia ed empatia, dal narcisismo alla caritas (…) Purtroppo l’estetica capitalista, caratterizzata da un bieco materialismo consumistico (occorre moltiplicare il capitale, convincendo – strumentalmente a tal fine – che la bellezza si vende, si acquista e si scambia), va in direzione assolutamente contraria. Ed applica strumenti di persuasione occulta paragonabili alle più avanzate tecniche di manipolazione mentale. Resistere alle sue sirene è il compito che l’umanità migliore si ritrova a dover fronteggiare in questo tempo storico.
Ho poco a che vedere con il cielo, ma proprio il retaggio di vecchi studi filosofici, fa sì che senta ulteriore l’approccio speculativo di Sottocornala: il deciso rifiuto dei capisaldi alienanti sui quali regge il tardo-capitalismo costituisce il mio primo intento divulgativo, di fianco a chiunque avverta come propria la stessa causa rivendicativa.
La senta sua di fatto e non a – stomachevoli - parole (capi di stato del mondo atlantizzato che dopo le nefandezze pandemiche ci stanno precipitando in una guerra mondiale. Giornalisti prezzolati con la patente di pasdaran valida solo per i salotti buoni). L’ambito filosofico pertinente a Claudio Sottocornola probabilmente non prevede espressioni di livore, credo tuttavia che lo spessore di un pensiero difforme dal pensiero unico vigente, rappresenti di per sé pensiero oppositivo: ideazione e azione significanti come argine al nulla che avanza sotto mentite spoglie di neo-comportamenti, neo-ideali, neo-teleologie.
Claudio Sottocornola parcellizza la sua prospettiva filosofica in nove sezioni tematiche che fissando le espressioni dell’esperienza umana (sempre più spesso corrotte, prossime presino alla psicopatologia), approdano alla ricerca di una totalità che le comprende e le trascende insieme.
Prendendo spesso spunto dalle idee espresse dai filosofi, Sottocornola problematizza funzionalmente gli ambiti della conoscenza, della bellezza (uno dei capitoli più significativi del libro), della morte, del senso del dovere e quello del piacere, e in ultimo della gioia di vivere smarrita (Perché abbiamo perso la gioia?), emblematico, ritengo, del senso ultimo del saggio:
La generazione cresciuta fra gli anni ’50 e ’60 del Novecento…appare disorientata e depressa rispetto all’affermarsi di nuove antropologie, che si nutrono di edonismo, efficientismo e cinismo, ove prevale, anche nei rapporti umani, un impeccabile e spregiudicato opportunismo di maniera, che sembra caratterizzare la generazione adulta dei professionisti rampanti uscita dagli anni ’80 ma anche i più giovani (…) Come è tramontata l’antropologia del dovere, della solidarietà e della misericordia, della compassione e dell’aiuto reciproco, più in generale del riconoscimento dell’altro come ineludibile correlato dell’esperienza? (…) Forse la risposta sta nella constatazione che non abbiamo più un orizzonte e dunque, privi di speranza, ci accontentiamo (…) del nostro piatto di lenticchie, rinunciando alla primogenitura, a quella gioia di vivere che si manifesta solo se la vita ha un senso, e se tale senso è permanente e non effimero.
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